A seguire il successivo piano di lavoro dei tre incontri rimanenti, con le date già fissate del secondo incontro (lunedì 27 febbraio) e del terzo (giovedì 29 marzo). Infine il contributo del docente di presentazione del corso. Buona visione.
MINI-CORSO DI ECONOMIA COL PROFESSOR GIULIO PALERMO
Incontro di Martedì 24 gennaio
Come affrontare il problema:
- Taglio storico?
- Partire dall'attualità
- Cercare il colpevole?
- Diritto all'insolvenza?
- La moneta unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore
- Introdurre elementi concettuali per spiegare la crisi
- Il baratto, la legge di Say e la critica di Keynes (in realtà di Marx)
- La crisi: la moneta può sottrarsi allo scambio-baratto. La forma-denaro
- Nel capitalismo la crisi è una necessità economica, nelle società precapitalistiche la crisi dipende da fattori extra-economici.
- Il lavoro salariato tra gli elementi che aprono il problema della crisi
- La crisi: sovraproduzione o crollo in borsa? - La caduta del saggio di profitto
- Che cosa fa la moneta, che cosa fa la finanza nel nostro sistema
- Un capitalismo in senso moderno senza banca centrale non può esistere
- L'audit sul debito
- La moneta come riserva di valore è già una forma di debito e di credito
- Il ruolo delle banche centrali e il loro potere di emettere moneta in esclusiva
- La banca di stato ostacola gli altri stati – il signoraggio
- Il signoraggio: stampa di moneta e inflazione
- La creazione di valore non sta nella moneta, ma nel lavoratore produttore della merce
- Spesa pubblica: tassazione o stampa di nuova moneta
- Stampa di nuova moneta: a chi far pagare
- Se lo stato restituisce alla banca centrale la moneta stampata – non c'è inflazione
- Se lo stato non restituisce la moneta stampata – c'è inflazione
- Il carico della tassazione è deciso politicamente
- I ceti colpiti dall'inflazione: reddito fisso e banche
- La mistificante contrapposizione finanza brutto – economia reale bello
- Le oscillazioni di borsa sono solo redistribuzioni di ricchezza
- La situazione attuale è quella della banca centrale privata che presta soldi allo stato a interesse: appropriazione diretta di valore prodotto socialmente
- La banca centrale nasce come evoluzione del sistema bancario privato
- Il problema centrale: i soldi prestati sono restituiti alla banca centrale con gli interessi (come sempre se la banca centrale è privata); senza interessi o senza restituzione (se la banca centrale è pubblica)
- Necessità storica delle banche e della banca centrale: fornire capitali a chi ne ha bisogno
- La moneta cartacea per fissare un valore univoco non garantito dalla moneta metallica
- Il controllo pubblico della moneta per controllare il processo produttivo.
- Il nodo è lo sfruttamento, che non viene intaccato dalla semplice nazionalizzazione.
- Profitto d'impresa e profitto bancario
- Rapporto tra sfruttamento capitalistico e crisi
- La contrapposizione è tra profitto e salario, non tra interesse bancario e salario
- Domanda dal pubblico: differenza tra moneta legata all'oro e moneta slegata dall'oro
- Dall'agente di cambio che custodisce monete d'oro al banchiere che presta i soldi non suoi
- (continuazione diretta del clip 6: moneta slegata dall'oro) Stampa eccessiva di moneta cartacea: gli Stati uniti proclamano l'inconvertibilità.
- Con l'inconvertibilità cambia il rapporto di forza tra paesi. Il signoraggio USA
- Con l'inconvertibilità il signoraggio è pieno se i dollari cartacei non rientrano negli USA
- L'euro come tentativo di emulare il signoraggio del dollaro.
- L'inconvertibilità non ha cambiato i termini del signoraggio e dell'appropriazione.
- Gli Stati Uniti egemoni a livello finanziario anche se il dollaro non è convertibile.
- Domanda: approfondire la differenza tra crisi di sottoproduzione di valori d'uso e crisi di sovrapproduzione di valori di scambio.
- Valore d'uso e valore di scambio. La logica del profitto è la logica del valore di scambio.
- Valore e tempo di lavoro.
- La logica del profitto è insensibile ed indipendente dal bisogno delle persone.
- Se il capitale non produce profitti il lavoratore ne paga le conseguenze.
- Crisi: Precapitalismo: mancano valori d'uso. Capitalismo: il capitale non si valorizza.
- Quale è la dinamica del saggio di profitto? La crisi è un problema del capitale. Il nostro problema è il capitalismo, che sfrutta anche quando non c'è la crisi.
- Affrontare il corso partendo dal valore d'uso e dal valore di scambio: aspetti monetari ed aspetti sostanziali del capitalismo.
- In che modo la finanza si appropria del valore senza entrare nel processo produttivo.
- Domanda: esigenza di comprendere anche tecnicamente i meccanismi finanziari; e da dove viene la fede nella moneta e nel dollaro?
- Credere che si scopre la legge della gravitazione guardando un sasso.
- La questione di Bretton Woods ed i tecnicismi delle banche centrali sono fondamentali.
- Comprare o no i titoli direttamente è una grossa questione, ma non risolve niente di fondo.
- Domanda: quale politica economica domina oggi, come meccanica della finanza e della politica? la globalizzazione come incide sulla dinamica valore d'uso – valore di scambio?
- Domanda: l'aumento della produttività ci ha portato alla crisi del capitale.
- Palermo: aggiungerei quella del diritto all'insolvenza. Inoltre potrei fornire materiali.
- Domanda: cosa fare operativamente? Risposta: si possono dare indicazioni a tutti i livelli, macroeconomici, geopolitici, ma sul che fare possiamo semplicemente discutere insieme.
- Intervento: partire dalla nostra cultura marxista, e poi, salendo, rapportarsi al contesto.
- Replica docente: sono perfettamente d'accordo con l'intervento del compagno.
- Partire da valore d'uso e valore di scambio.
- Il ruolo della moneta in Marx.
- Quale è il tipo di crisi: è una crisi finanziaria?
- Diritto all'insolvenza: schema più keynesiano che marxista.
- La contrapposizione non è tra monetaristi e keynesiani.
- Marx non affronta il problema del debito pubblico. Dobbiamo svilupparlo noi.
- La crisi dei debiti sovrani.
- Sviluppare il problema de debito in due modi:
- Provare ad integrare Marx affrontando il debito in termini marxiani.
- Ripercorrere la storia del debito pubblico in Italia.
- Diritto all'insolvenza?
- Appropriarsi di strumenti critici di valutazione: non pago
- Sinistra radicale
- Goldmann Sachs
- Questioni organizzative del corso
La scansione definitiva definitiva del corso:
Lunedì 27 febbraio:
CRISI, SFRUTTAMENTO E DEBITO. UNA PROSPETTIVA MARXISTA
L’incontro intende fornire una guida teorica al pensiero di Marx e al dibattito marxista sui rapporti tra crisi economica e sfruttamento dei lavoratori. Questi elementi teorici sono poi utilizzati per spiegare la caduta del saggio di profitto, il ruolo della moneta, della finanza e del credito, i processi di globalizzazione e mercificazione e l’attuale crisi dell’accumulazione capitalistica mondiale.
Giovedì 29 marzo:
DEBITO PUBBLICO, DEFAULT E RAPPORTI DI CLASSE
L’incontro è dedicato all’analisi storica della formazione del debito pubblico in Italia, al ruolo svolto dallo stato nel processo di sviluppo capitalistico dal dopoguerra a oggi e alle trasformazioni istituzionali che hanno portato all’indipendenza della banca centrale e all’entrata nell’euro. L’attenzione si sofferma, in particolare, sul dibattito teorico e politico che ha accompagnato questo processo, per lungo tempo incentrato sulla contrapposizione interna all’economia borghese tra neoliberisti e keynesiani. Questa analisi storica e teorica ci consente infine di discutere criticamente le risposte alla crisi suggerite dalle forze istituzionali di destra e di sinistra e di confrontarle con le istanze più radicali sviluppate dalle forze antagoniste e anticapitaliste.
Data da definire nel mese di aprile:
NASCITA E MORTE DELL’EURO
In questo incontro discutiamo le funzioni storiche dell’unione economica e monetaria nel processo di disciplinamento del lavoro in Europa. A questo fine, analizziamo i principi di funzionamento dell’Unione europea e delle sue principali istituzioni, il processo che ha condotto all’euro, i rapporti interni all’Europa e quelli con gli altri poli capitalistici mondiali. La natura doppiamente restrittiva, monetaria e fiscale, delle istituzioni europee è poi messa in relazione con la trasmissione della crisi finanziaria americana, che si è riversata dapprima sulle banche europee, poi sugli stati più deboli dell’Unione e infine sui popoli di questi stati. Contro la vecchia ricetta di far pagare al lavoro le contraddizioni del capitale si delineano però anche scenari per un’uscita anticapitalista dalla crisi, attraverso processi di collettivizzazione e demercificazione che mettano alle corde il mercato, il capitale e il primato della finanza, per lasciare spazio alla soddisfazione dei bisogni umani e all’emancipazione della classe lavoratrice.
Oltre a questa scansione voluta dal professor Palermo, anche con i contributi emersi dal confronto con i partecipanti al primo incontro, il professore ha illustrato il quadro politico culturale in cui egli si muove, facendo precedere il programma da questa premessa:
“Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro di un popolo informato, consapevole e pronto a lottare. Nel novembre 2011, la sola minaccia di dare la parola al popolo greco, attraverso un referendum che, per una volta, avrebbe privato banchieri e affaristi del loro diritto insindacabile di decidere per noi, ha fatto crollare le borse di mezzo mondo. Subito, la finanza, i gruppi imprenditoriali e i loro rappresentanti politici hanno serrato le file per riaffermare chi decide, quali sono gli interessi che contano e in che modo devono essere difesi. Non ovviamente attraverso l’esplicitazione degli opposti interessi di classe, ma in nome del buon governo, della necessità oggettiva di salvare il capitalismo e della vecchia storia secondo cui, per il bene di tutti, si deve aiutare il capitale.
Contro questa concezione mistificata, dobbiamo attrezzarci anche teoricamente, riprendendo le armi della critica scientifica. Solo una coscienza politica capillare di ogni uomo e ogni donna vittime dello sfruttamento capitalistico ci consentirà di lottare per la nostra emancipazione economica e sociale. Non abbiamo bisogno di politici che minaccino di interpellare il popolo per avere accesso ai club dei potenti. Quello che ci serve è una coscienza di classe che ci consenta di prenderci la parola ogni volta che i nostri diritti sono violati, che ci porti a costruire percorsi di lotta radicale e antagonistica e che ci aiuti a ragionare sui modi per superare questa società in cui esistiamo solo come strumenti di valorizzazione del capitale.
La coesione sociale, la genuflessione al mercato e il governo dei tecnici non sono affatto necessità oggettive, ma obiettivi di parte, di chi sfrutta e comanda, e non ha certo interesse ad aprire uno scontro, o un confronto, con chi invece non riesce nemmeno ad esprimere i propri disagi. Perché una cosa è certa: quando riusciremo finalmente a dire la nostra, non sarà per servire meglio il capitale, ma per liberarci dalle sue catene. Per questo, cominciamo a confrontarci, abbattiamo il velo mistificatorio della teoria economica borghese e poi: abbattiamo il capitalismo.”
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