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martedì 17 dicembre 2013

Lex mercatoria al cubo

Si sa che USA ed Europa stanno cercando di completare il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), cioè il trattato di "Cooperazione transatlantica per il commercio e gli investimenti", che tutti i commentatori a noi in qualche modo vicini giudicano uno strumento micidiale per dare i colpi definitivi a quel che rimane di capacità statuale nel "mondo occidentale", capacità statuale che, ovviamente, può essere usata in modo cattivo, o addirittura pessimo; ma senza la quale non si vede come si possano introdurre politiche in controtendenza ed opposte a quelle dilaganti in questi anni in Italia ed in Europa.
Riportiamo qui la lettera che 100 ONG hanno inviato ai responsabili di questo scempio per tentare di bloccare l'introduzione nel trattato di una clausola che consentirebbe alle multinazionali di mettere K.O. gli stati ancora prima di giocare  qualsiasi partita, e che impedirebbe agli stati di introdurre qualsiasi legge che esse giudicano intralcio ai loro affari.
Ovviamente si tratta di un documento che proviene da parte di organizzazioni che in linea generale, si presume, non si sognino neppure di mettere in discussione il "modo di produzione capitalistico", che quindi lasciano intonsa la radice del problema (vedi su questo punto il passo del documento delle ONG che recita testualmente "I sistemi legali europei e statunitensi sono in grado di gestire le dispute sugli investimenti: gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno sistemi giudiziari e di protezione dei diritti di proprietà molto solidi"). Ciò non toglie che sia utile conoscere quello che le multinazionali, e gli attuali governi inginocchiati davanti ad esse, ci stanno preparando.


"Ambassador Michael Froman
United States Trade Representative
Executive Office of the President
600 17th Street NW
Washington, DC 20508
Commissioner Karel de Gucht
Commissioner for Trade
European Commission
BE - 1049 Brussels
16 dicembre 2013
Egregi Ambasciatore Michael Froman e Commissario Karel De Gucht,
Le sottoscritte organizzazioni scrivono per esprimere la propria opposizione all’inclusione della clausola ISDS (Investorstate Dispute Settlement – Risoluzione delle dispute investitore-Stato) nel Trattato atlantico sul libero scambio (TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership).
La clausola ISDS garantisce alle corporation straniere il diritto di presentarsi davanti a un tribunale internazionale privato e citare direttamente le politiche e le azioni dei governi che, a detta loro, riducono il valore dei loro investimenti. Anche in caso una nuova politica venga applicata in modo paritario agli investitori domestici e stranieri, la ISDS permette alle società straniere di chiedere un risarcimento per l’assenza di un “ambiente normativo prevedibile”.
Negli anni recenti è decisamente aumentato l’uso della ISDS per opporsi a una vasta gamma di politiche adottate dai governi. La sua inclusione negli accordi di libero scambio e nei trattati bilaterali di investimento ha permesso alle aziende di portare avanti oltre 500 azioni legali contro 95 governi. Molte di queste attaccano direttamente l’interesse pubblico e le politiche ambientali. Vi chiediamo con forza di escludere la clausola ISDS dal Trattato atlantico sul libero scambio per le seguenti ragioni:
La ISDS obbliga i governi a usare il denaro dei contribuenti per risarcire le aziende per le azioni che gli stessi governi hanno intrapreso per la salute, l’ambiente, il lavoro e altri temi di interesse pubblico: è stata usata infatti per attaccare politiche legate a energie pulite, attività mineraria, uso del territorio, salute, lavoro e altro. Di fatto, sugli oltre 14 miliardi di dollari in gioco nelle 16 cause ora pendenti soltanto sotto gli accordi di libero scambio statunitensi, tutti sono relativi a politiche legate ad ambiente, energia, regolamentazione finanziaria, salute pubblica, uso del territorio e trasporti – e non alle tradizionali questioni commerciali.
Le corporation sempre più spesso stanno sfruttando la ISDS per attaccare politiche di equità. Per esempio, tramite questo meccanismo gli investitori europei hanno attaccato l’aumento del salario minimo in Egitto e un’azienda americana ha impugnato la decisione del governo peruviano di regolamentare i rifiuti tossici e chiudere una fonderia inquinante e pericolosa. In uno dei casi più celebri, il colosso del tabacco Philip Morris ha lanciato azioni legali investitore - Stato contro le leggi anti-fumo in Uruguay e Australia, dopo aver fallito nel tentativo di combatterle nei tribunali nazionali. A maggior ragione per via del numero significativo di compagnie registrate tanto negli Stati Uniti quanto nell’Unione europea, la quantità di attacchi basati sulla ISDS alle politiche per l’interesse pubblico sarà destinata ad aumentare nettamente se la ISDS stessa sarà inclusa nel Trattato atlantico sul libero scambio. I governi devono avere la flessibilità necessaria per mettere in pratica politiche nate per l’interesse pubblico senza dover temere le rivalse legali delle aziende.
La clausola ISDS mina il processo decisionale democratico: concede infatti alle aziende straniere il diritto di opporsi direttamente alle politiche e alle azioni dei governi di fronte a tribunali privati, bypassando le corti nazionali e creando così un nuovo sistema legale disponibile esclusivamente a multinazionali e investitori stranieri. La clausola ISDS offre alle corporation anche una sede attraverso la quale opporsi alle decisioni delle corti nazionali, minando ancora di più l’attività decisionale degli Stati. In breve, la clausola ISDS è una strada a senso unico attraverso la quale le corporation possono sfidare le politiche dei governi ma, dall’altro lato, né ai governi né ai singoli sono garantiti diritti paragonabili per far sì che le aziende debbano rispondere delle loro azioni.
I sistemi legali europei e statunitensi sono in grado di gestire le dispute sugli investimenti: gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno sistemi giudiziari e di protezione dei diritti di proprietà molto solidi. Includere la clausola ISDS nel Trattato europeo di libero scambio non farebbe altro che offrire alle aziende un nuovo mezzo per attaccare le politiche nazionali approvate dalle corti locali. All’interno del Trattato europeo di libero scambio, un sistema di risoluzione delle controversie tra Stato e Stato è più che sufficiente per gestire le dispute sugli investimenti.
Questo e altri motivi di preoccupazione sottolineano il motivo per cui le nostre organizzazioni si oppongono a includere le controversie investitore-Stato nel Trattato europeo di libero scambio.
Vi chiediamo quindi di escluderle dall’accordo." 

Per una informazione più completa vedi qui.

sabato 30 novembre 2013

Fiorenzo Bertocchi confermato segretario della federazione di Brescia

Giovedì 28 novembre 2013, si è tenuto il Comitato Politico Federale di Brescia che ha eletto il Segretario Fiorenzo Bertocchi e la Tesoriera Manuela Bertoglio.

Il risultato numerico è il seguente:

Segretario: presenti 37 su 44 aventi diritto con 7 assenti dei quali 6 giustificati
Votanti 35 (Due compagni hanno dichiarato la non partecipazione al voto)
Favorevoli 28
Astenuti 5
Bianche 2

Tesoriera: presenti 37 su 44 aventi diritto con 7 assenti dei quali 6 giustificati
Votanti 35 (Due compagni hanno dichiarato la non partecipazione al voto)
Favorevoli 35
Astenuti 0
Bianche 0

Si informa anche che su You tube, oltre alla registrazione integrale della diretta, sono disponibili gli interventi singoli dei compagni e degli invitati. Potete raggiungere il singolo filmato battendo sul nome linkato qui sotto:
Interventi del mattino Interventi del pomeriggio

lunedì 11 novembre 2013

Il comunicato stampa sugli incidenti provocati dalla presenza fascista il 9 novembre in piazza Duomo


Comunicato stampa
Sabato 9 novembre 2013 si è svolto il presidio sotto la Prefettura organizzato dal Centro Sociale 28 maggio di Rovato, dal Partito della Rifondazione Comunista e dal Comitato cittadini per la Costituzione di San Vigilio – Concesio.
Abbiamo presentato un esposto al Prefetto per chiedere la chiusura di tutti i covi fascisti sul nostro territorio dopo: il “Sabato Fascista” organizzato da Casa Pound a San Vigilio, il presidio di Forza Nuova per “festeggiare” a suo modo le 363 vittime della strage di Lampedusa al crocevia di Sarezzo, i gravi attentati alla sede di Rifondazione Comunista di Lonato e al Centro Sociale 28 maggio di Rovato, le ripetute provocazioni al quartiere Carmine di Brescia.
Il clima di tensione latente si è accentuato quando abbiamo pubblicizzato il presidio su facebook; sui social network sono infatti comparse ripetute minacce, insulti e inviti ai camerati alla partecipazione al nostro presidio con i sampietrini.
Nella notte antecedente il presidio sono comparsi nel quartiere Carmine e nei pressi del luogo del presidio volantini oltraggiosi sempre riconducibili ai fascisti, tutto questo a dimostrazione che l’allerta che abbiamo voluto lanciare con il nostro esposto al Prefetto è legittima e oltremodo urgente.
Questo clima di tensione evidente avrebbe dovuto allertare le forze dell’ordine, che invece non sono state in grado di gestire le ripetute provocazioni dei nazifascisti presenti da ore nelle vicinanze del luogo del presidio e durante il suo svolgimento.
La questura non ha pensato che fosse utile isolare questi soggetti per renderli inoffensivi, creando i presupposti di una provocazione che ha generato un contatto che poteva essere evitato.
L’intervento tardivo e inefficiente della Celere ancora una volta si è scatenato contro i compagni e le compagne del presidio che tentavano di evitare un inasprimento della situazione.
Una nostra compagna è stata brutalmente manganellata sulla fronte, riportando un grosso ematoma e la rottura degli occhiali che fortunatamente non le ha lesionato gli occhi.
L’impressione che abbiamo è che lo scontro, chiaramente prevedibile, era auspicato per mettere in ombra e ridurre mediaticamente la nostra azione politica antifascista, azione che con l’esposto al Prefetto chiede un’urgente presa di posizione della massima autorità di Governo del territorio sul tema del rispetto della nostra Costituzione “senza se e senza ma”, come scritto nella copertina dell’esposto stesso:
Brescia, mortalmente colpita con la strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974, chiede ancora che ai suoi morti venga data verità e giustizia. Pertanto non possiamo tollerare che formazioni di chiara ispirazione fascista siano presenti sul nostro territorio promuovendo come da sempre POLITICHE DELL’ODIO NEI PERIODI DI CRISI!
A BRESCIA : IN FONDO A DESTRA dobbiamo avere solo serrande chiuse!!!


Centro Sociale 28 maggio di Rovato
Partito della Rifondazione Comunista
Comitato cittadini per la Costituzione di San Vigilio – Concesio

Qui sotto alcune istantanee del presidio

Depositato nelle mani di un delegato del prefetto l'esposto contro la ricostituzione del partito fascista sotto qualsiasi forma

Il 9 novembre delegati del Centro Sociale 28 maggio, del Partito della Rifondazione Comunista e del Comitato di Cittadini per la Costituzione di San Vigilio - Concesio hanno presentato un dossier contenente l'esposto che chiede la chiusura delle sedi fasciste e la documentazione sulla attività di Casapound e di Forza Nuova che ne documentano la matrice ideologica. Qui di seguito il testo dell'esposto.


Al Prefetto di Brescia

Al Questore di Brescia

Al Sindaco di Brescia

Al Sindaco di Concesio

Al Sindaco di Lumezzane


BRESCIA: IN FONDO A DESTRA

Il Centro Sociale 28 maggio di Rovato, il Partito della Rifondazione Comunista e “Cittadini per la Costituzione”di San Vigilio di Concesio

denunciano

come negli ultimi anni si assista nella nostra città e nella sua provincia a una sempre più plateale e pubblica ostentazione di simboli del fascismo, di commemorazioni di personaggi legati al Ventennio e alla Repubblica Sociale di Salò, di veri e propri omaggi alla figura di Mussolini, unitamente a gravissimi episodi di violenza squadrista e razzista che quasi sempre avvengono nell'indifferenza e complicità delle istituzioni con il coinvolgimento diretto di alcune figure istituzionali, marcando un vero e proprio salto di aggressività della presenza neofascista.

Ci rivolgiamo a Lei, signor Prefetto, perché in quanto rappresentante del governo sul territorio e quale autorità provinciale di pubblica sicurezza ha la responsabilità dell'ordine e della sicurezza pubblica, nell'ambito dei valori costituzionali che sono i valori di riferimento della nostra democrazia.

Lei, signor Prefetto, è l'interlocutore naturale della Società Civile nell'affrontare quelle problematiche che possono ingenerare all'interno di essa fratture e contrapposizioni profonde. Perciò Lei rimuovendo le cause delle eventuali criticità riscontrate e individuando anche gli interventi adeguati ed idonei, svolge un ruolo di primo piano nel perseguimento dell’interesse generale e gli effetti delle sue decisioni si riverberano indissolubilmente sul terreno sociale.

Terreno sociale in grande sofferenza per via della crisi sempre più manifesta che vede l’immigrato come il classico capro espiatorio di una situazione che non vede, a breve, sbocchi positivi. L’accanimento di queste formazioni fasciste, nei confronti degli immigrati, unitamente all’odio per tutti i diversi, è palese e non può essere ignorato. Visto che al Prefetto sono attribuite funzioni di attuazione delle politiche di accoglienza e di integrazione dei cittadini extracomunitari nel tessuto delle comunità locali, noi ci permettiamo di sottolineare che a Lei sono attribuiti compiti di tutela dei diritti delle minoranze etniche e religiose.

Prevedere è il primo passo per prevenire; con un approccio pratico sempre rivolto alla soluzione concreta di problemi reali, ma con una visione lungimirante che tenga conto dei risvolti generali e delle conseguenze di lungo periodo il Centro Sociale 28 maggio di Rovato e il Partito della Rifondazione Comunista

chiedono

l’immediata chiusura “senza se e senza ma” di tutti i luoghi di aggregazione di queste organizzazioni nazifasciste fuori dalla nostra Costituzione: in particolar modo le sedi di Forza Nuova a Brescia in via Benedetto Croce 21, Forza Nuova di Lumezzane in via Rango 40 e la sede di CasaPound a San Vigilio in via Mazzini 125 nel comune di Concesio.

Questa nostra richiesta è dettata dalle normative di legge che discendono dalla XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana del 1948 che stabilisce il divieto della “riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista: l'inciso “sotto qualsiasi forma” si riferisce genericamente al “disciolto partito fascista” senza specificare. Non importa l'esteriorità di cui si veste la formazione politica quanto i principi che stanno alla base della sua azione politica come il corporativismo, il militarismo, la politica razziale, le discriminazioni verso le donne, gli omosessuali e in generale le minoranze, l'antisemitismo e il violento nazionalismo; spesso ricorrendo a mezzi che mettono a repentaglio la convivenza civile.

Sono quindi i valori fondanti del movimento fascista a essere in assoluto contrasto con i principi della Repubblica nata dalla Resistenza come chiarito anche dalla legge 20 giugno 1952 n. 645 (cosiddetta “legge Scelba”) il cui l’art. 1 dispone testualmente che “ai fini della XII disposizione transitoria e finale ( comma primo ) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito, o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

Ad integrazione della legge Scelba del 1952 si ha poi la legge n. 205 del 1993 (cosiddetta “legge Mancino”) che condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici. La legge Mancino è il principale strumento legislativo che l'ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d'odio di questa fattispecie.


Visto e considerato che sul nostro territorio abbiamo formazioni politiche, come CasaPound e Forza Nuova, dichiaratamente fasciste che non solo operano da anni nella più completa impunità attraverso condotte non circoscrivibili ad occasionali episodi di violenza, che sarebbero di per sé già gravissimi, ma che inoltre esprimono una strategia ideologicamente orientata alla sovversione dei fondamenti del nostro sistema democratico, senza che gli organi preposti se ne preoccupino e prendano le dovute misure di prevenzione, noi riteniamo urgente inoltrare questa denuncia.

L'art. 2 della sopracitata legge Scelba punisce con pene che vanno da un minimo di due anni a un massimo di ventiquattro, nei casi più gravi, coloro che partecipano a tali movimenti mentre il primo comma dell'articolo 3 è drastico nell'affermare che qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il Ministro dell'interno, sentito il Consiglio dei Ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell'associazione, del movimento o del gruppo, non escludendo nei casi più gravi il ricorso allo scioglimento per decreto-legge da parte del governo, indipendentemente dall'accertamento giudiziale.

Dobbiamo chiederci come mai la Magistratura e il Governo non intervengono per sciogliere quelle organizzazioni che ostentano sfacciatamente tutti i principi del fascismo: dal corporativismo, all'antisemitismo, all'esaltazione della violenza squadristica fino ad insultare i Partigiani, infangare gli Ebrei, denigrare i migranti e istigare all’odio razziale proprio come puntualmente descritto nell'art. 1 della legge Scelba e nell’art. 1 della legge Mancino.


Qui di seguito riportiamo alcuni fra i fatti più eclatanti che segnano un passaggio ad atti di straordinaria gravità di queste formazioni che operano da anni sul nostro territorio, le cui conseguenze non sono ad oggi pienamente calcolabili.


  • Il 13 dicembre 2011 CasaPound si trova coinvolta nelle cronache nazionali: a Firenze un cinquantenne, tal Gianluca Casseri, che si scoprirà poi militante dell'organizzazione, spara e uccide in un raid razzista 2 senegalesi, venditori ambulanti, e ne ferisce altri tre.

  • Nel gennaio 2013 la Procura di Napoli dimostra che esponenti del movimento di CasaPound stanno preparando un attentato incendiario a danno di negozi di proprietari ebrei, nonché lo stupro di una studentessa ebrea.

  • Il 16 marzo 2003 a Milano Davide Cesari, detto Dax, viene accoltellato alla gola e muore dissanguato per mano di un terzetto di neofascisti.

  • Nel 2006 i carabinieri di Civitavecchia perquisiscono la sede romana di CasaPound, nell'ambito delle indagini su una rapina in banca. Due degli arrestati, armati di mitraglietta e pistola, frequentavano assiduamente l'associazione di estrema destra.

Tornando al nostro territorio e alle realtà della città di Brescia e della sua provincia
denunciamo gli ultimi episodi avvenuti sul nostro territorio e le azioni di questi gruppi:

  • Il 21 settembre 2013 nella sede provinciale di CasaPound a San Vigilio, frazione di Concesio, viene organizzato “Il sabato fascista” in contrapposizione all’aperitivo antifascista organizzato dal comitato “Cittadini per la Costituzione” di San Vigilio.

  • Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 2013 a Lonato la sede locale del partito della Rifondazione Comunista è stata vittima per la seconda volta di atti di vandalismo. Cinque individui con caschi e motocicletta hanno agito con una vera e propria tattica militare sfondando con corpi contundenti la vetrata di accesso, impadronendosi per sfregio della bandiera antifascista collocata al suo interno.

  • Il 5 ottobre 2013 Forza Nuova decide di “festeggiare” a suo modo le 363 vittime della strage di Lampedusa, con un suo presidio, autorizzato dalla Questura, al crocevia di Sarezzo contro i migranti, visti come una orda selvaggia che porta disordine, degrado, distruzione.

  • La sera del 5 ottobre 2013 verso le 21.30 quattro individui su due macchine scure lanciano una bomba carta contro il Centro Sociale 28 maggio di Rovato nonostante la presenza nel piazzale di diversi persone

  • Il 26 ottobre 2013 Forza Nuova organizza un nuovo presidio razzista a Sarezzo esponendo uno striscione e distribuendo volantini razzisti contro l'immigrazione.

  • Il 27 ottobre 2013 verso le 2 di notte, una dozzina di uomini rasati percorre le strade del "Carmine" di Brescia con atteggiamento provocatorio, da raid dimostrativo, cercando di entrare nel Circolo culturale Revisionario senza tessera Arci. Alla richiesta della tessera, indispensabile per poter entrare, uno dei responsabili si è sentito chiedere se potevano entrare con la tessera del fascio. Alla risposta negativa reagivano con un buffetto/pacca sulla spalla proferendo la minaccia di tornare ancora a trovarlo. Usciti proseguivano nel quartiere del “Carmine” individuando un ragazzo riconosciuto del movimento provocandolo con spintoni e alcuni ceffoni.

Questi sono gli ultimi episodi in ordine di tempo; in allegato al nostro esposto si può leggere sia la storia delle formazioni neofasciste di CasaPound e Forza Nuova che gli episodi di squadrismo di cui si sono macchiate queste due formazioni nella nostra città e nella sua provincia dal 2005 ai giorni nostri.

Brescia, mortalmente colpita con la strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 chiede ancora che ai suoi morti venga data verità e giustizia. Pertanto non possiamo tollerare che formazioni di chiara ispirazione fascista siano presenti sul nostro territorio e possano agire impunemente infangando la memoria delle 8 vittime di quella strage.


Ricordiamo il monito del poeta tedesco Bertold Brecht agli indifferenti:
E voi, imparate che occorre vedere
e non guardare in aria; occorre agire
e non parlare. Questo mostro stava
una volta per governare il mondo! di quella strage
I popoli lo spensero, ma ora non
cantiam vittoria troppo presto
il grembo da cui nacque è ancora fecondo
Brescia – Rovato, 9 novembre 2013

Per il Centro Sociale 28 Maggio

Per il Partito della Rifondazione Comunista

Per “Cittadini per la Costituzione” San Vigilio di Concesio

venerdì 8 novembre 2013

Pullman per la manifestazione del 16 novembre in val di Susa

Contro la distruzione e l’occupazione militare della Valle!
Contro la repressione politica, giudiziaria e mediatica del Movimento No Tav!
Per dire NO al furto di denaro pubblico!
Per un lavoro utile e dignitoso! Per ospedali, scuole e trasporti efficienti!
Per la cura del territorio!
Rifondazione Comunista, Centro sociale 28 maggio, Sinistra anticapitalista, @rossa
Organizzano i pullman da Brescia per raggiungere la Valle con ritrovo
alle ore 13:00 a Susa in Piazza d’Armi!

Partenza: ore 8:30 dal C.s. 28 Maggio a Rovato
ore 9:00 dal piazzale dell’IVECO a Brescia

Il prezzo della trasferta è di 15 euro, con rientro in serata al termine della manifestazione.
Per informazioni e prenotazioni contattare: Attilio: 345-6528718 – Eugenia: 347-2548776

In preparazione della manifestazione propongono una
ASSEMBLEA PUBBLICA MARTEDÌ 12 NOVEMBRE ORE 20:30
Presso la sede Casa della Sinistra
in via Eritrea 20 (vicino al BresciaOggi) a Brescia
Ne parleremo con:
 Nicoletta Dosio (Movimento No Tav Val Susa)
 Alcuni esponenti del gruppo No Tav Brescia e del Coordinamento No Tav del Basso Garda e delle Colline Moreniche
 Alcuni cittadini coinvolti direttamente da espropri per i lavori in via Roncadelle e via Toscana a Brescia

Sabato 9 novembre presidio antifascista in Broletto

Comunicato stampa
Sabato 9 novembre

alle ore 14.30
all'ingresso di Palazzo Broletto
sede della Prefettura si terrà un presidio di protesta contro la sempre più sfacciata e pericolosa presenza fascista in città e provincia. Il presidio è indetto dalle realtà che ultimamente hanno subito in modo più mirato e specifico questo attacco: in particolare Rifondazione ha subito l'attacco alla sede di Lonato, il Centro Sociale 28 Maggio ha subito un terzo attacco con una bomba carta lanciata anche contro persone che sostavano nel piazzale di ingresso al centro sociale, la comunità di San Vigilio deve subire la presenza della sede provinciale di Casapound, e relativi "sabato fascisti" spudoratamente sbandierati.
Su questo problema, durante il presidio, una delegazione incontrerà un rappresentante del Prefetto, al quale verrà consegnato un esposto contro la presenza fascista.
Si invita alla massima partecipazione.

Centro sociale 28 maggio di Rovato
Cittadini per la Costituzione - San Vigilio di Concesio
Federazione di Brescia del Partito della Rifondazione Comunista

martedì 5 novembre 2013

Poveri noi! - L'emergenza economica a Brescia - Giovedì 7 novembre - Sala incontri di Rifondazione Comunista

Giovedi 7 novembre alle 20.30
sede Casa della Sinistra
Via Cassala, 34 BRESCIA 
(vicino al Bresciaoggi)


Coordina:
Gabriella Liberini -Prc Brescia
Interverranno:
Marco Fenaroli
Assessore alle Politiche per la casa e alla Partecipazione dei Cittadini
Anna Zinelli - Gruppo Acquisto Popolare Brescia

Michele Venni - CARITAS


Lo scoppio della crisi economico-finanziaria sta determinando l'estensione del fenomeno dell'impoverimento di ampi settori della popolazione.
Brescia è al V° posto i fra i capoluoghi di provincia per il numero di soggetti a rischio povertà.
Alcuni dati della nostra città: due pensionati su 3 prendono meno di 1000 euro al mese., la disoccupazione al 7,9% e 153 persone perdono il posto di lavoro ogni giorno dall'inizio dell'anno, il precariato diffuso e il sempre crescente “working poor” dissangua sempre di più il reddito delle famiglie, l'unico vero ammortizzatore che cerca di reggere all'impatto della costante riduzione delle risorse e all'aggravio delle spese.
Lo denunciano anche le Acli nel loro rapporto annuale: la gente stringe la borsa anche su beni essenziali come la spesa alla salute, all'istruzione, alle spese quotidiane.
L'emergenza economica si riflette sulla casa, aumentano gli sfratti che l'anno scorso sono passati al 95% per morosità incolpevole.
Lo stato di bisogno così diffuso non può essere un problema di ordine pubblico o di tamponamento dell'emergenza, come si affronta questa realtà sempre più pervasiva e strutturale anche nella nostra città?


sabato 2 novembre 2013

Buono a sapersi - come hanno votato i pidini sulla truffa costituzionale

Non c'è da meravigliarsi, ma è sempre utile sapere ...
Il 23 ottobre il senato ha approvato la deroga all'articolo 138 della Costituzione, provvedimento che faciliterà enormemente la manomissione definitiva della Carta Costituzionale figlia della Resistenza antifascista, per fare di essa uno strumento del tutto disponibile per la ristrutturazione istituzionale richiesta a insistentemente e subdolamente dai padroni della finanza internazionale, e recentemente in maniera del tutto esplicita da uno dei questi padroni del mondo, la banca d'affari americana Jp Morgan.
Da notare: solo il magistrato veneziano Felice Casson si è formalmente astenuto, che per il regolamento del Senato significa voto contrario; il giornalista Corradino Mineo, con altri tre senatori, non ha partecipato alla votazione.
Tutti gli altri hanno votato a favore. Da sottolineare, tra i tanti gli aspiranti demolitori, l'eroe dei diritti civili Luigi Manconi (ex Lotta Continua, ex Verde, ex ... ex ...ex ... ecc.), l'operaista non pentito e sedicente filosofo Mario Tronti; nonché l'immarcescibile ex cattocomunista bresciano Paolo Corsini.

24 ottobre 2013
La votazione a Palazzo Madama
Come hanno votato i senatori del Pd sulla deroga al 138 
I CONTRARI: Su 107 senatori dem (108 con il presidente Pietro Grasso, che però non vota) 101 hanno votato a favore al ddl costituzionale. Solo cinque non hanno detto sì. Felice Casson si è astenuto. Quattro non hanno partecipato al voto, pur essendo in aula: Silvana Amati e Walter Tocci (astenuti, l’11 luglio scorso) poi Renato Turano e Corradino Mineo, che ha spiegato in aula il suo sostanziale no. Assente Marco Filippi (in missione).
I FAVOREVOLI: Donatella Albano; Ignazio Angioni; Bruno Astorre; Maria Teresa Bertuzzi; Amedeo Bianco; Daniele Gaetano Borioli; Claudio Broglia; Filippo Bubbico; Massimo Caleo; Laura Cantini; Rosaria Capacchione; Valeria Cardinali; Vannino Chiti; Monica Cirinnà; Roberto G. G. Cociancich; Stefano Collina; Paolo Corsini; Giuseppe Cucca; Vincenzo Cuomo; Erica D’Adda; Emilia Grazia De Biasi; Mauro Del Barba; Isabella De Monte; Rosa Maria Di Giorgi; Nerina Dirindin; Stefano Esposito; Camilla Fabbri; Emma Fattorini; Nicoletta Favero; Valeria Fedeli; Elena Ferrara; Rosanna Filippin; Anna Finocchiaro; Elena Fissore; Federico Fornaro; Maria Grazia Gatti; Rita Ghedini ; Francesco Giacobbe; Nadia Ginetti; Miguel Gotor; Manuela Granaiola; Maria Cecilia Guerra; Paolo Guerrieri Paleotti; Josefa Idem; Nicola Latorre; Stefano Lepri; Bachisio Lai; Sergio Lo Giudice; Doris Lo Moro; Carlo Lucherini; Giuseppe Lumia; Patrizia Manassero; Luigi Manconi; Andrea Marcucci; Salvatore Margiotta; Mauro Maria Marino; Claudio Martini; Donella Mattesini; Giuseppina Maturani; Claudio Micheloni; Maurizio Migliavacca; Marco Minniti; Franco Mirabelli; Mario Morgoni; Claudio Moscardelli; Massimo Mucchetti; Pamela Orrù; Venera Padua; Giorgio Pagliari; Annamaria Parente; Carlo Pegorer; Stefania Pezzopane; Leana Pignedoli; Roberta Pinotti; Luciano Pizzetti; Francesca Puglisi; Laura Puppato; Raffaele Ranucci; Lucrezia Ricchiuti; Gianluca Rossi; Francesco Russo; Roberto Ruta; Angelica Saggese; Gian Carlo Sangalli; Giorgio Santini; Francesco Scalia; Annalisa Silvestro; Pasquale Sollo; Lodovico Sonego; Maria Spilabotte; Ugo Sposetti; Salvatore Tomaselli; Giorgio Tonini ; Mario Tronti; Stefano Vaccari; Daniela Valentini; Vito Vattuone; Francesco Verducci; Luigi Zanda; Magda Zanoni; Sergio Zavoli.

lunedì 28 ottobre 2013

I fascisti insistono - replica di Forza Nuova a Sarezzo

Anche sabato 26 i fascisti sono entrati in azione, con due "presenze" segnalate. Una al Carmine, dove hanno compiuto un raid dimostrativo; ed una a Sarezzo, al bivio di Lumezzane dove il 13 novembre del 1943 fu ucciso l'operaio Luigi Gatta, colpito mentre andava al lavoro; una delle prime azioni collegate alla famigerata banda Sorlini. Imponente, nella proporzione, lo schieramento di carabinieri e della Digos. Tanto per loro Forza Nuova non è fascista. Di fronte ad una ventina di forzanuovisti, altrettanti, e forse più, compagni sparsi. Non raggruppati, per non costituire una contro-manifestazione non comunicata preventivamente. Quando l'assembramento fascista si è sciolto, alle 14.00, come previsto, carabinieri e polizia si sono dati da fare con solerzia per allontanare i compagni. Si è poi capito che si trattava di sgomberare il campo all'allontanamento dei fascisti che avevano parcheggiato moto e macchine proprio dove stavano i compagni ...
Qui sotto si possono intuire i momenti salienti della giornata.

giovedì 24 ottobre 2013

A Sarezzo nuovo presidio di Forza Nuova sabato 26 ottobre

Abbiamo avuto precise informazioni che sabato 26 ottobre dalle ore 13.00 alle ore 14.00 Forza Nuova terrà un nuovo presidio
presso Crocevia di Sarezzo.
Al sindaco di Sarezzo è stato immediatamente inviato questo avviso:
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A questo punto si può ritenere che Forza Nuova di Lumezzane abbia in programma di fare parecchie iniziative pubbliche di propaganda nel suo comune, di contenuto razzista, antislamico oppure con contenuti ispirati alla nuova destra nazifascista, con probabili momenti di contrapposizione con le forze democratiche e antifasciste della zona.
Si spera che la sua amministrazione voglia avere chiarimenti in merito e che, sentite le organizzazioni antifasciste, democratiche e solidali presenti sul territorio, come l'Anpi e i gruppi consiliari, voglia promuovere qualche iniziativa di risposta per valorizzare il senso della democrazia, della solidarietà e dell'antifascismo.
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A seguito di questi eventi viene lanciato un appello affinché ognuno si renda disponibile per un presidio in zona per quell'ora e si attivi a informare altri antifascisti, nonché invii segnali di protestare con le pubbliche autorità.

sabato 5 ottobre 2013

Un altro sabato fascista a Sarezzo e Lonato - sabato 5 ottobre 2013


La federazione di Brescia del Partito della Rifondazione Comunista denuncia il vero e proprio salto di aggressività della presenza neofascista in provincia di Brescia, in singolare coincidenza con la sostanziale sconfitta del tentativo di Berlusconi di imporre una svolta decisamente reazionaria al quadro politico nazionale, a partire dal livello governativo.
Senza fare eccessive speculazioni sugli intenti del settore berlusconiano e sui futuri intendimenti della nascita forzosa e non ancora perfezionata della nuova Forza Italia, denunciamo che nella giornata di oggi sabato 5 ottobre si sono verificati due episodi decisamente preoccupanti:
a) a Sarezzo Forza Nuova di Lumezzane ha deciso di “festeggiare” a suo modo la strage di Lampedusa con un suo presidio al crocevia con Lumezzane contro i migranti, visti come una orda selvaggia che porta disordine, degrado, distruzione;
b) a Lonato la nostra sede locale di partito è stata vittima per la seconda volta di atti di vandalismo. Se la volta scorsa l'azione delittuosa si era limitata a scritte inequivocabilmente fasciste che lordavano la vetrata, questa volta la vetrata di accesso è stata colpita con violenza, incrinandola completamente. I colpi, portati presumibilmente con l'ausilio di un oggetto contundente, sono stati di tale violenza da provocare la bucatura e la frattura del robusto doppio vetro della vetrata stessa. L'aggressione vandalica è stata preceduta nelle settimane precedenti da una assidua “cura” da parte di “sconosciuti”, che, negli orari in cui la sede era in uso da parte dei compagni, si divertivano ad avvicinarsi in automobile alla sede, scattare velocemente una fotografia, per poi schizzare via, protetti dal dosso che segue immediatamente la localizzazione della nostra sede.
Secondo testimoni oculari i fascisti nell'ultimo agguato hanno agito con una vera e propria tattica da guerra: ad agire sarebbero stati in cinque, ognuno autonomo con il suo scooter. Due, con il casco, si sono appostati a far da palo; mentre i tre autori diretti della aggressione erano protetti da passamontagna. Mostrando una componente decisamente puerile, che sembra addirittura contrastare con le modalità “professionali” di tutta l'operazione, gli aggressori attraverso il varco aperto nella vetrata hanno asportato la bandiera della rete antifascista che era collocata sul vetro all'interno della sede.
Nel denunciare con forza la gravità di queste azioni, che seguono a ruota il “sabato fascista” di Casapound a San Vigilio, sottolineiamo come ugualmente grave l'apatia con la quale partiti, istituzioni ed autorità, che dovrebbero essere antifascisti, come lo è la nostra Costituzione, accolgono questi fatti. Eppure l'esempio della vicina Grecia, sempre sbandierato quando si tratta di minacciare disastri economici quando si tratta di far accettare alla popolazione quei “sacrifici” che invece la fanno affondare sempre più nel baratro dei debiti, dovrebbe ammonirci sui pericoli che è rappresentato dalla mistura di crisi economica ed estremismo politico neofascista. Non si aspetti che sia troppo tardi per sbarrare la strada a queste degenerazioni.
Da parte nostra continueremo coerentemente la nostra lotta in difesa dei lavoratori e dei loro veri interessi, che certamente non si difendono individuando falsi capri espiatori come fanno fascisti e leghisti, che lavorano in maniera convergente nel nascondere le vere cause della crisi, a tutto vantaggio di chi anche di questi tempi continua ad accumulare ricchezze sulla pelle dei lavoratori.

venerdì 4 ottobre 2013

La legge Bossi-Fini ed i cannibali nostrani

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra europea
Federazione di Brescia
Commissione immigrazione

Il Prc di Brescia esprime la sua immensa amarezza ed il suo cordoglio per la orrenda strage di Lampedusa, causata dalle condizioni di vita, economiche e politiche dei paesi di provenienza, molte volte invivibili anche per gli interventi destabilizzanti dell'Occidente, condizioni che costringono le persone a fuggire da un inferno certo verso una morte atroce. Come ora dicono tutti, o quasi, il Mediterraneo si sta trasformando da tempo in un orrendo cimitero.
Questa strage rivela in modo crudele l'immensa carenza dell'Europa in materia di immigrazione; ma in particolare mette a nudo in modo estremo il senso della legge Bossi-Fini, sulla base della quale si è perfino giunti a punire penalmente chi osservi l'antica legge non scritta dell'obbligo del soccorso in mare; minaccia ai soccorritori che secondo le voci riferite dai mass media ha contribuito a dilatare le dimensioni della tragedia odierna. Una legge che continua a produrre sfruttamento, clandestinità e morte nel nostro paese, e che deve essere assolutamente abolita.
Noi riteniamo necessaria la creazione di corridoi umanitari che sottraggano i richiedenti asilo allo sfruttamento della criminalità ed alle persecuzioni in agguato nei territori attraversati, per ristabilire un minimo di civiltà, di umanità, di solidarietà.
Noi crediamo che i migranti proseguiranno senza paura la lotta per la loro dignità, e giudichiamo vergognoso il tentativo della Lega di rovesciare la realtà, dopo questa strage che è legata in modo evidente alla sua cultura razzista, che in questi anni ha avvelenato il nostro paese.

mercoledì 2 ottobre 2013

Fratelli musulmani, salafiti, nazione islamica, Arabia Saudita, Qatar: un'occhiata a ciò che si muove nel mondo arabo

Anche a Brescia sono comparsi all'improvviso i "Fratelli musulmani", che si sono infilati nella manifestazione organizzata dai migranti sabato 21 settembre, riuscendo a scardinarla, al punto che la manifestazione è stata sciolta alla stazione di Brescia dagli stessi organizzatori, per evitare una sua possibile degenerazione. In questo articolo Alì Anouzla, giornalista marocchino arrestato lo scorso settembre probabilmente proprio per quanto scrive qui, chiarisce alcuni aspetti di base della situazione del mondo islamico "dalla penisola arabica alle coste dell'Atlantico", come dice lui stesso. In particolare cita i "Fratelli musulmani" come una delle pedine utilizzate dai governi "petroliferi" della penisola arabica, in particolare dal Qatar. Senza con questo voler esprimere giudizi affrettati sulla irruzione di questa fazione islamica nella manifestazione dei migranti di sabato 21, diciamo anche che sembra difficile liquidare l'episodio di Brescia come una pura casualità. Fa pensare anche l'avvertimento che avevamo lanciato sulle interferenze "istituzionali" che avevano indotto la ministra Kyenge a rinunciare a venire a Brescia in questa occasione, quando dicevamo che c'era da tenere gli occhi aperti, evidentemente contro possibili provocazioni. Ora la ministra Kyenge, visto che Prefettura, Questura e Comune hanno all'unisono declinato ogni responsabilità, incarica i suoi collaboratori di informare il segretario della CGIL Galletti ed il parroco di Santa Maria in Silva Corazzina, che le avevano chiesto spiegazioni, di far ricadere la responsabilità della raccomandazione di non venire a Brescia su anonimi poliziotti, che dunque sembrerebbero aver agito quasi a titolo personale (ricaviamo queste sensazioni dalla lettura del "Bresciaoggi" di oggi mercoledì 2 ottobre). Pure coincidenze, capacità divinatoria o che altro?
Buona lettura.


Alma-Blog
Il giornalista Ali Anzoula
Il giornalista Ali Anzoula
Dalla penisola arabica alle coste dell’Atlantico , i regimi arabi nutrono la stessa paura di vedere un giorno i loro popoli scuotersi dal giogo della dittatura . Ve ne è anche uno che si improvvisa base di riserva per tutti gli altri, finanziando, promuovendo e proteggendo i tiranni, fino al punto di offrire asilo ai fuggiaschi, curare malati o assicurare la difesa di quelli di loro che sono stati imprigionati . Ho citato l’Arabia Saudita .
Qatar vs Arabia Saudita , la battaglia dei titani
saudSe la “Primavera araba” ha preso il mondo di sorpresa , per la sua spontaneità, resta il fatto che le manipolazioni, di cui si è appena iniziato a sbrogliare la matassa, sono andate al galoppo, fin dalle prime scaramucce.
È il Qatar , il piccolo emirato che sembra essere stato messo al mondo dall’Arabia Saudita, nelle acque del Golfo Persico , che, per primo, ha tentato di dare a queste “rivoluzioni” un formato adatto a favorire i suoi protetti , i “Fratelli Musulmani”. Per fare questo , Doha si è essenzialmente appoggiata sulla forza del suo impatto mediatico , sulla presenza sul suo territorio di numerose guide spirituali e sull’iniezione di milioni di “Petrodollari” per aiutare i suoi alleati islamisti in Egitto, Tunisia , Yemen , Libia e Siria.
Manomissione insopportabile agli occhi dei regimi tribali di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e il Kuwait , che vedono una minaccia esistenziale in questo. Da qui l’idea di un sostegno finanziario e mediatico in appoggio ai Salafiti , che conducevano una campagna elettorale in Tunisia e in Egitto , contro i Fratelli musulmani e il loro vecchio sogno di creare una «Umma islamyia» ( nazione islamica) e un nuovo ” Califfato ” .
Ecco approntato il quadro scenico per un fronteggiamento titanico tra i due giganti del “Panislamismo” , il Qatar e l’Arabia Saudita.
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“Fratelli Musulmani” contro Salafiti
Doha è intervenuta mediaticamente. finanziariamente e anche militarmente in Libia e Siria , per sconfiggere(?) i suoi propri alleati, i Fratelli Musulmani , mentre Riyadh si coinvolgeva militarmente per sedare la rivolta popolare in Bahrain .
Il Regno wahhabita ha sborsato a sua volta miliardi di dollari per far abortire la rivoluzione yemenita e per avere influenza sulle elezioni democratiche in Tunisia ed Egitto , e non ha esitato a intervenire in Siria, per mezzo di milizie interposte. Milizie estremiste , che con la loro proverbiale crudeltà e con le loro estorsioni si sono guadagnate l’iscrizione nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Riyadh ha anche gettato tutto il suo peso per sostenere il colpo di stato militare in Egitto, cominciando con l’applaudirlo, prima di svenarsi, con altri paesi del Golfo, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, con un assegno di dodici (12) miliardi di dollari, come “aiuto al cambiamento.”
Alla indignazione generale suscitata dalla macelleria di piazza “Rabiaa Al Adaouiya”, Riyad ha replicato, spedendo in tutta fretta a Parigi il suo ministro degli Esteri Saoud Al Faysal , con la missione di mettere sotto pressione gli occidentali e di ricordare loro le considerevoli risorse finanziarie che il suo paese ha investito, nella sua ferma determinazione a rendere l’Egitto il riferimento universale per quanto riguarda il regime sunnita. Fine dell’indignazione occidentale!
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Qatari+riyalsIl groviglio di Doha ….
Non c’è bisogno di uno sforzo intellettuale per capire il posizionamento dell’Arabia Saudita, per la quale l’Iran sciita e la Fratellanza Musulmana costituiscono un pericolo mortale.  E proprio come se l’è presa con i Fratelli Musulmani in Egitto , Riyad non nasconde le sue ambizioni di dare la sua impronta alla rivoluzione siriana, per minare l’influenza iraniana nella regione. Tutte prese di posizione che, come per incanto, hanno coinciso con il colpo di palazzo di Doha, un “putsch bianco” che ha deposto Khalifa bin Hamad al-Thani , con dolcezza – allorquando il suo primo ministro Hamad bin Jassim bin Jabr Al Thani si rilassava a bordo del suo yacht -, per il sostegno dato ai Fratelli musulmani, che l’emiro si era sforzato a lungo di presentare agli Occidentali come loro alleato pragmatico . Ma anche se dopo il putsch l’ex numero due non è apparso né durante l’investitura del principe Tamim bin Ahmed né in pubblico, egli rimane il patron di “Al Jazeera” , il potente canale del Qatar, che rimane il fedele sostegno della “Fratellanza” in Egitto, in totale contrasto con le posizioni del nuovo ministro degli Esteri, Khaled al- Attiya che ha applaudito il colpo di stato contro il presidente Mohamed Morsi .
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… e la fine … della letargia saudita
Al di fuori da questo groviglio inestricabile , diversi eventi hanno scosso la leggendaria letargia diplomatica di Riyadh e hanno spinto l’Arabia a far ribaltare la geopolitica regionale, in favore dei suoi interessi strategici : l’elezione in Iran di Hassan Rohani, un pragmatico che non nasconde affatto il desiderio di normalizzare le relazioni del suo paese con l’Occidente, l’allineamento di Hezbollah su Teheran, a proposito della questione siriana, con il rischio accresciuto del rafforzamento della “Mezzaluna sciita ” e la salita al potere, decisa dalle urne, degli islamisti apparentati ai “Fratelli Musulmani” in Tunisia e in Egitto, a spese delle correnti salafite di obbedienza saudita. Anche se questi tre avvenimenti inquietano, a colpo sicuro, il potere saudita, è nella guerra di successione che infuria negli arcani del palazzo che bisogna cercare l’essenziale della sua improvvisa iperattività .
Infatti, il capitolo finale della storia di Al Saud è scritto con l’ attuale principe ereditario Salman bin Abdulaziz, l’ultimo dei figli del fondatore del Regno. Dietro di lui, una armata di principi non nasconde la sua ambizione di succedergli, un giorno. Bandar Bin Soltan è uno di loro. Il potente capo dei servizi di sicurezza è il secondo uomo più forte del paese dopo Khaled Touijri , Capo di gabinetto del re Abdullah. Quest’ultimo è minato dalla malattia e la sua prossima morte metterà fine allo strapotere di Touijri per la sua non appartenenza alla stirpe reale. Il Principe Bandar, che non ignora nulla di questo presupposto, è determinato a usare tutta la sua influenza per trascinare gli americani nella guerra in Siria, esattamente come egli aveva fatto per l’Iraq al tempo della malattia di Re Fahd Bin Abdelaziz, convincendo quest’ultimo della pretesa esistenza di armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein.
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“Islam petrolifero”
Se l’Arabia Saudita detiene questo rango così particolare sullo scacchiere mondiale , essa lo deve prima di tutto al suo petrolio . Ma ciò che rafforza considerevolmente il suo potere, è il posto che essa occupa nel dispositivo militare americano in Medio Oriente e il suo ruolo di più importante alleato geostrategico dell’America, dopo Israele, e questo a dispetto delle divergenze di valore tra i due paesi.
Nel corso di questi decenni, gli USA non hanno cessato di destreggiarsi tra gli imperativi di approvvigionamento di petrolio e la preoccupazione per la stabilità politica di un Medio Oriente, che non cessa mai di sprofondare in una spirale di violenza. Una scelta difficile ma non impossibile, a condizione che a Washington ci si decida a sostenere la creazione di vere democrazie. Un’idea la cui sola evocazione ripugna alla famiglia reale saudita che, si accanisce a colpi di miliardi per far deragliare qualsiasi esperienza democratica, come ha fatto una volta in Libano e ora in Bahrain, in Egitto, in Tunisia , nello Yemen. Il supporto ai regimi giordano e marocchino dipende dalla stessa preoccupazione di sbarrare la strada a ogni velleità di democratizzazione.
E anche quando gli Stati Uniti hanno cercato di esportare in Iraq il loro savoir-faire in materia di democrazia, l’Arabia Saudita ha giocato la carta della guerra civile mortale, sostenendo i sunniti contro gli sciiti. Il paese ha fatto del proselitismo wahhabita il suo credo ad un punto tale, che alcuni hanno chiamato quest’ultimo “Islam petrolifero.” Appoggiando i peggiori gruppi estremisti islamici, come l’Arabia aveva chiuso gli occhi, a suo tempo, sulle centinaia di sauditi nelle file di Al Qaeda in Afghanistan e in Cecenia, così essa fa oggi per l’Iraq , la Siria e lo Yemen.
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fratelli nemici
Il regime saudita, che si definisce lui stesso alleato dell’America, diventa suo nemico alla minima evocazione di democrazia in Egitto, in Iraq e in Palestina, o se si tratta di contrastare l’influenza crescente dell’Iran. In realtà, l’asse Washington-Riyadh resiste più per le minacce alle quali i due alleati fanno fronte, piuttosto che per valori che essi condividano. Così, il regime saudita non avrebbe mai mandato i suoi carri armati a sedare la rivolta in Bahrain, se non fosse stato l’alleato degli Stati Uniti. Non più di quanto non avrebbe partecipato al sabotaggio dell’esperienza democratica in Tunisia, applaudito il colpo di stato militare in Egitto e persuaso il re del Marocco a rimangiarsi le sue promesse di riforma.
Abbiamo visto come il regime saudita , minacciato ai suoi confini durante la primavera araba , aveva dimenticato presto la sua disputa con il Regno hashemita per sostenerlo, e come si era dimenticato l’allineamento dello Yemen su Saddam Hussein per appoggiare il regime yemenita .
L’America avrebbe per lo meno chiuso gli occhi, se non autorizzato un simile “interventismo” se si fosse trattato dell’Iran? Sicuramente no!
È l’alleanza americano-saudita che rende sicure le autorità saudite nelle loro mene. Tanto quanto il regime saudita è il più grande alleato degli Stati Uniti nella regione, altrettanto esso si concede la libertà di opporsi a loro quando si tratta di minacce di democratizzazione.
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Al Qaeda , questo figlio illegittimo degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita
Visto ciò che precede, si impone una domanda: fino dove intende arrivare l’America nel suo appoggio al regno saudita che assicura la sopravvivenza delle dittature, col rischio di nuovi bagni di sangue e di instabilità politica ?
Piuttosto che scommettere contro l’interesse dei popoli e probabilmente contro i suoi stessi interessi, lo Zio Sam avrebbe una migliore ispirazione se puntasse sul risveglio della gioventù araba e su una revisione al ribasso delle esigenze dell’America per il petrolio del Golfo. Esso rappresenta solamente l’otto (8) per cento dei bisogni americani. Una ragione in più perché Washington finalmente riveda i suoi rapporti criminali con il regime saudita, fonte ideologica della diffusione del pensiero wahhabita, il più grande ostacolo per la democrazia nella regione e la più grande minaccia per la stabilità nel mondo. Come promemoria: è da questa unione che è nato questo il figlio illegittimo e malefico, chiamato “Al Qaeda” che si riproduce freneticamente e al di fuori di ogni legittimazione, in Iraq, nello Yemen , in Nord Africa, in Somalia, in Siria e nel Sahel. Nulla dice che esso non partorirà domani una creatura mostruosa che nessuno potrà controllare più .
Le forze democratiche farebbero bene a non fare affidamento sugli Stati Uniti e sull’Occidente. Le due entità hanno tutto da perdere se le rivoluzioni arabe dovessero prevalere e se il vento di rivolta dovesse propagarsi alle petromonarchie del Golfo.
La credenza popolare suggerisce che ogni cambiamento che riguarda l’Egitto si ripercuote sui paesi limitrofi, visto il suo peso geostrategico, la sua forza demografica e la sua influenza culturale. Ma appare ormai chiaro che ogni cambiamento dovrebbe, in realtà, partire dalla Penisola arabica, non già perché essa fosse stata la culla dell’Islam, o stia all’origine della propagazione dell’arabismo, ma in ragione della natura dei regimi che la governano. Regimi costruiti su stretti legami familiari e su considerevoli fortune. È normale che nessuno di loro non ne vorrebbe sapere di un cambiamento che nuocerebbe a questi due interessi strettamente intrecciati.
Ali Anouzla
Traduzione dal francese Attilio Zinelli
ORIGINALE Pubblicato il 12/09/2013 su

  http://www.lakome.com/رأي/106-editorial/30024-السعودية-الخطر-الداهم.html

giovedì 26 settembre 2013

Iniziativa regionale in preparazione del 12 ottobre - Applicare la costituzione

Chi intende partecipare è pregato di mettersi al più presto in contatto con la federazione. Tel. 0302411021 (attendere eventualmente il trasferimento di chiamata)

mercoledì 25 settembre 2013

Conferenza-stampa di presentazione della manifestazione degli immigrati del 28/09/2013


Questa mattina 25/09/2013 davanti all'ingresso dello "Sportello unico immigrazione" di Via Lupi di Toscana si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della manifestazione indetta contro i ritardi della Prefettura nel provvedere al disbrigo delle pratiche relative alle sanatorie 2009 e 2012, manifestazione indetta per il giorno 28 settembre con partenza da Piazza Loggia alle ore 15.00. I vari interventi degli organizzatori e delle sigle che hanno aderito alla manifestazione hanno sottolineato gli aspetti discriminatori e al limite della persecuzione della legislazione e delle pratiche di prefettura e questura; soprattutto i migranti hanno ribadito che l'esasperazione sta raggiungendo i limiti massimi. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che da parte dell'apparato si intenda far pagare ai migranti la vicenda della gru, visto che Brescia sembra essere particolarmente in ritardo nell'espletamento delle procedure; e visto che, secondo le ultime indiscrezioni, le richieste di permesso di soggiorno accettate sarebbero finora circa duecento, mentre ben duemila sarebbero le richieste respinte. Particolarmente grave il tentativo di far salire artificiosamente la tensione, con l'invito che sarebbe pervenuto da parte del ministero dell'interno al ministro dell'integrazione, signora Kyenge, di non venire a Brescia sabato 28, per ragioni di sicurezza. Se la notizia corrisponde al vero, si tratta in tutta evidenza di una enorme forzatura; quello che in gergo si chiama "profezia che si auto avvera", soprattutto se si tiene conto che il ministro dell'interno è il braccio destro di Berlusconi, e che Brescia, oltre alla gru, deve purgare la clamorosa contestazione allo stesso "leader maximo" in piazza Duomo, episodio che ha simbolicamente rappresentato l'inizio della caduta dell'ex padrone della politica italiana. Quindi sarà opportuno esercitare la massima vigilanza. Da parte nostra nella conferenza stampa abbiamo sottolineato il ruolo fazioso della legge Bossi-Fini, che, tenendo il migrante costantemente sotto ricatto istituzionale, lo rende indifeso e succube; condizione che si direbbe studiata apposta per instaurare una specie di "schiavitù a tempo" nei confronti dei migranti, che si usano come sotto prodotti di consumo quando servono; e dei quali sia facile disfarsi quando non servono più; oltre che servire sempre come cuneo da infilare tra i lavoratori per contrapporre i lavoratori locali agli immigrati. Non per nulla la legge si chiama Bossi-Fini, cioè col nome della formazione politica, la Lega, che su questa contrapposizione ha basato le sue fortune, e col nome del rappresentante più autorevole della nomenclatura post-fascista.

Qui sotto il volantino di convocazione della manifestazione

Nasce il GAP a Brescia

La federazione di Brescia del Prc - Sinistra europea si fa promotrice della fondazione del GAP (Gruppi di Acquisto Proletario). Si comincia sabato 28 settembre 2013 con il gruppo di acquisto ortofrutta. Qui di seguito, e nella intestazione della pagina, il programma con le istruzioni ed il modulo-ordini per organizzare gli acquisti.

Da qui puoi scaricare il volantino-programma del gap ortofrutta

Da qui puoi scaricare il modulo per gli ordinativi del gap ortofrutta

lunedì 16 settembre 2013

Contro la soppressione dei treni per pendolari sulla tratta Milano-Verona


Noi giovani di rifondazione stiamo dando vita a delle iniziative sul trasporto pubblico ferroviario in lombardia, in particolare sulla tratta milano- verona e sui problemi per i pendolari causati dalle privatizzazioni, dai tagli e dalle dismissioni dei servizi ferroviari.
Per questo cerchiamo contatti con comitati pendolari, lavoratori delle ferrovie, singoli cittadini interessati, pendolari, realtà della sinistra -  sindacali, associative e politiche -  delle zone interessate dalla tratta  ferroviaria in questione (milano, pioltello, romano, treviglio, rovato, chiari, brescia, desenzano, peschiera, verona), con cui aprire un ragionamento sul tema, con l'obiettivo di partire con delle mobilitazioni. A breve sarà pronto il nostro volantino che diffonderemo alla stazione di Brescia nel momento di massimo flusso dei pendolari.
Se conoscete qualcuno interessato a collaborare o che ci possa aiutare per raccogliere dati e informazioni chiamate (0302411021 ore 16.00-18.00), oppure scrivete a rifondazionebrescia@gmail.com.


Di seguito alcuni articoli per inquadrare la situazione delle ferrovie e il problema specifico della recente dismissione di 4 coppie di treni per pendolari sulla tratta milano venezia.
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http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=245754<http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fbur.regione.veneto.it%2FBurvServices%2Fpubblica%2FDettaglioDgr.aspx%3Fid%3D245754&h=rAQGCWKbb

questa è la direttiva della regione veneto (la questione specifica è illustrata nell'allegato pdf che trovi al fondo della pagina linkata sopra, nel quale si parla di un accordo tampone con la regione Lombardia, che è appunto quello che non si riesce a trovare)

come dimostra:
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http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/niente-soldi-per-salvare-i-treni-dei-pendolari-1.1764970?localLinksEnabled=false&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/niente-soldi-per-salvare-i-treni-dei-pendolari-1.1764970?localLinksEnabled=false&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter>
Niente soldi per salvare i treni dei pendolari
www.giornaledibrescia.it
Intanto oggi il Consiglio regionale lombardo si è impegnato a cercare una soluzione.
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(questo è di ieri, giusto dopo la trionfale mozione in base alla quale la giunta si "impegna" a risolvere la situazione)
https://www.facebook.com/SoppressioneTreniMilanoVenezianoGrazie
(questo è un gruppo facebook di pendolari contro la dismissione dei treni

venerdì 13 settembre 2013

Siria, lavoro, Costituzione, MUOS, sfratti, lotte sociali nell'impegno di Rifondazione


La Direzione nazionale di Rifondazione Comunista riunita il 12 settembre 2013,
Impegna il partito a costruire assemblee sul territorio - e dove possibile mobilitazioni popolari - contro la minaccia di aggressione alla Siria avanzata da USA e Francia. Le nostre parole d’ordine devono essere incentrate sul no alle “guerre umanitarie” e sulla proposta di risoluzione delle crisi e dei conflitti attraverso il dialogo. Ritiene inoltre necessario che il governo italiano ponga il divieto di utilizzo dello spazio aereo italiano a velivoli militari dei paesi che vogliono intervenire militarmente in Siria così come vieti l’uso delle basi italiane a fini di supporto di azioni militari in Siria. Ritiene altresì necessario riaprire una battaglia politica affinché l’Italia esca dalla Nato e che si chiudano le basi militari statunitensi in Italia
Impegna il Partito a dar vita - a partire dal mese di ottobre - alla campagna nazionale sul Piano per il lavoro e la messa in discussione dei trattati europei, che deve essere intrecciata con la Campagna per la difesa e il rilancio della Costituzione. Si tratta di porre il tema dell’occupazione al centro del dibattito politico sia a livello nazionale che territoriale. Sulla base della nostra proposta di Piano per il Lavoro – che deve essere articolata territorialmente e settorialmente - si tratta quindi di coinvolgere sul piano locale tutti i soggetti disponibili, avendo particolare cura nella costruzione di Comitati territoriali che coinvolgano i soggetti colpiti dalla crisi.
Esprime una valutazione molto positiva sull’iniziativa denominata “La via maestra” che ha dato vita all’assemblea dell’8 settembre e ha convocato per il 12 ottobre una manifestazione nazionale per la difesa e l’attuazione della Costituzione e per il lavoro.
Impegna tutto il partito alla più ampia mobilitazione per la manifestazione del 12 ottobre, curando sia la partecipazione alla stessa, sia collaborando con gli altri soggetti interessati per dar vita in ogni città ad iniziative preparatorie della manifestazione.
Impegna tutti i compagni e le compagne di Rifondazione a collaborare con gli altri soggetti interessati, al fine di costituire i Comitati cittadini per la Costituzione ed il lavoro. Si tratta di costruire sul territorio le condizioni per la prosecuzione di un processo di aggregazione che vada oltre la data del 12 ottobre. Questo anche al fine di verificare la possibilità di dar vita ad uno spazio pubblico di sinistra che veda la partecipazione di tutti e tutte coloro che sono interessate a costruire l’alternativa.
Accoglie l’appello per la manifestazione indetta per il 28 settembre a Palermo dal Comitato Siciliano NO MUOS e aderisce alla manifestazione.
Aderisce alla giornata di mobilitazione “Sfratti zero” lanciata dall’Unione Inquilini per il 10 ottobre ed invita le Federazioni Provinciali a prendere contatto con l’Unione Inquilini per concordare le iniziative.
Accoglie l’appello per la manifestazione del 19 ottobre prossimo proposta da vari soggetti impegnati dentro le lotte sociali, ambientali, per il lavoro e il reddito e aderisce alla manifestazione.

Approvato a larga maggioranza (un voto contrario e una astensione).