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lunedì 28 maggio 2012

Brescia - 28 maggio 2012 - Piazza Loggia

Il ritorno del vicequestore Vicarico
Momenti di tensione con qualche immancabile manganellata su studenti e affini (chi per qualsiasi motivo li sostiene) a Brescia nel primo anniversario di Piazza Loggia dopo la ennesima sentenza di assoluzione degli indagati per la strage.
All'ultimo rintocco della campana che alle ore 10.12 ricorda il momento dello scoppio e gli otto morti conseguenti, una voce ha gridato che la polizia stava caricando gli studenti nella zona tra piazza Garibaldi e la stazione.
Immediatamente buona parte della Piazza si svuotava, con centinaia di persone che accorrevano verso il luogo degli scontri, per poi radunarsi tutti al termine di via San Faustino, all'imbocco di Piazza Loggia. Qui un imponente schieramento di polizia e di carabinieri bloccava l'accesso agli studenti ed alla massa che si era formata.
Si creava una situazione paradossale: in piazza la segretaria generale della CGIL stava giusto dicendo che la memoria della strage deve essere trasmessa alle nuove generazioni. Una giovane donna, che era appena passata vicino al blocco che impediva agli studenti di entrare, non resisteva davanti a questa ipocrisia, ed urlava alla Camusso tutta la propria rabbia: si parla di trasmettere ai giovani la memoria proprio mentre si impedisce agli stessi giovani l'accesso alla piazza. Sembra che la Camusso abbia replicato con sufficienza, facendo intendere che non era il caso di agitarsi.
Più o meno nello stesso momento il segretario della Camera del lavoro di Brescia Damiano Galletti, insieme a gran parte della segreteria, si era unito agli studenti bloccati fuori da piazza Loggia (vedi nella foto sotto: la Loggetta sullo sfondo è dentro Piazza Loggia). La massa del corteo, ormai molto variegato, premeva per entrare. In testa, insieme agli esponenti del sindacato, il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Fiorenzo Bertocchi, Giorgio Cremaschi di NO-debito, vari militanti di Rifondazione Comunista, esponenti del movimento. L'imbocco della piazza, già stretto, era ulteriormente strozzato dai blindati allineati su un fianco, e dallo schieramento di reparti di polizia su un lato, e di carabinieri su un altro. Infine non mancava un consistente schieramento di forze dell'ordine in direzione di via San Faustino, a completare l'accerchiamento.
Invece davanti, a chiudere l'imbocco dalle piazza, i poliziotti erano relativamente pochi, ma soprattutto li comandava l'ineffabile vicequestore vicarico Emanuele Ricifari, l'eroe dell'otto novembre al tempo della gru. Quello che per ore ha inseguito cittadini e cittadine lungo via San Faustino al grido di "vicarico!" "caricate!". Per trovarsi la sera migliaia di bresciani sotto la gru, le donne in testa a cantare "Sebben che siamo donne paura non abbiamo..." [vedi il filmato]
Siamo dunque in testa ai manifestanti ammassati. Fronte a fronte Ricifari ed una squadretta di poliziotti (la "sua" squadretta?, verrebbe da chiedere) e la eccellente testa del corteo, che chiedeva ragionevolmente solo di far entrare gli studenti in piazza. Anche la Digos, che prima aveva fermato gli studenti, sembra per una questione di orari, a questo punto preme su Ricifari perché sposti i suoi uomini e lasci sfilare il corteo. Ricifari sembra acconsentire, ma in realtà i suoi uomini continuano a chiudere l'ingresso. Il corteo spinge, i poliziotti arretrano e ad un certo punto cominciano a mulinare i manganelli. Ne fanno le spese un po' tutte le persone nominate prime, più un numero imprecisato di altri: compagni di Rifondazione Comunista, segretari di categoria della CGIL, membri del servizio d'ordine del sindacato, compagni del movimento. Ma nessuno si ferma, il cordone di poliziotti viene forato, la piazza è raggiunta.
A dimostrazione che qualcuno voleva creare il disordine, una volta aperto il varco, il corteo sfila in modo assolutamente pacifico, senza più il minimo incidente. Il segretario provinciale del Prc Fiorenzo Bertocchi, colpito alla spalla, commenta "ancora una volta si è assistito ad un gestione inadeguata della piazza da parte della polizia", ed ancora una volta il protagonista è l'ineffabile "vicarico".
Qui sotto i manifestanti bloccati all'ingresso di Piazza Loggia.


Qui il filmato del blocco e dell'ingresso in Piazza Loggia. Le inquadrature all'inizio riprendono dal fondo il grosso gruppo di manifestanti che vogliono entrare in Piazza Loggia. Nel frattempo là davanti avveniva la sceneggiata manganelliana descritta in cronaca.

sabato 26 maggio 2012

Tremate tremate... 2


Sull'argomento "strategia della tensione" segnaliamo  un contributo del cs 28 maggio

DA GENOVA A BRINDISI È RICOMINCIATA LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Siamo in piena crisi di sistema, crisi che coinvolge tutto il mondo. Il capitalismo è alla ricerca spasmodica di vie di uscita, che finora hanno provocato una serie di guerre giustificate con le più svariate motivazioni.
In Italia ci sono due problemi aggiuntivi:
  1. La grande finanza e gli industriali si sono convinti della totale inadeguatezza di Berlusconi come garante dei loro interessi, e lo hanno liquidato senza tanti complimenti: ne è seguito il dissolvimento elettorale del PDL e della sua stampella Lega Nord
  2. Da quaranta anni in Italia la politica si fa con il supporto delle bombe e degli attentati
Quindi è del tutto plausibile che in questo quadro, i vecchi manovratori, o i loro eredi, non resistano alla tentazione di ricorrere ai soliti metodi spingendo all'estremo la strategia diDESTABILIZZARE PER STABILIZZARE, condivisa sullo scenario globale anche dalla super potenza americana.
Siamo entrati in una fase in cui si sta preparando una nuova "strategia della tensione", con la quale, per mezzo della destabilizzazione, si tenta di imporre un nuovo ordine di cose: si criminalizzano i movimenti per ostacolare le lotte e rendere più difficile il loro sviluppo, magari con la finalità di rimettere in vigore alcune leggi speciali adottate negli "anni di piombo".
Ieri a Brindisi abbiamo vissuto nuovamente l'incubo dei giorni delle bombe. A questo episodio dobbiamo accostare la gambizzazione di un dirigente dell'Ansaldo di Genova, subito seguito dalla escalation mediatica sulla ripresa del terrorismo, sugli Anarchici insurrezionalisti, sulla rinascita delle Brigate Rosse, fino a coinvolgere in questo clima il movimento NO-TAV.
Una strumentalizzazione ancora più pesante è avvenuta per l'attentato di Brindisi, attentato efferato in particolare per l'obiettivo designato, come se uccidendo le studentesse gli attentatori intendessero uccidere il futuro. In realtà non è la prima volta che le bombe fasciste colpiscono le scuole. A Trieste la scuola elementare slovena di S. Giovanni fu due volta oggetto di attentati, nel 1969 e nel 1974. Nel 69 avrebbe dovuto esplodere all'ora dell'uscita dei ragazzi, e avrebbe fatto sicuramente una strage, ma il dispositivo era difettoso, e l'ordigno non scoppiò. Nel 74 la bomba esplose di sera, quando la scuola era vuota, provocando solo tanta paura.
Sono segnali preoccupanti di allarme che dobbiamo saper analizzare con grande attenzione senza cadere nella logica strumentale che ci propinano i mass media.
La crisi porta all'incertezza del futuro, e i padroni hanno il timore che possa prendere una direzione "sbagliata", una direzione in cui non siano più imercati” a dettar legge, e di conseguenza l'accettazione della politica economica intrapresa di "Austerità e di Rigore" possa essere messa in discussione, e venga rifiutata l'idea che questa politica sia ineluttabile.
Oggi "Austerità" significa rinunciare ad assistenza e servizi sociali, e "Rigore"significa tagliare la spesa pubblica.......ma solo quella destinata agli ammortizzatori sociali, per esempio, e non quella sproporzionata destinata agli armamenti, o ad opere inutili come la TAV. Non per nulla il movimento NO-TAV negli ultimi due anni è stato il principale bersaglio di provocazioni, con la militarizzazione del territorio e l'adozione di provvedimenti repressivi sproporzionati nei confronti dei militanti.
Dopo il crudele attentato di Brindisi dobbiamo ancora una volta alzare la guardia. In questa situazione di "sospensione" della democrazia, con il "governo tecnico" di Monti che vede al suo interno come ministro della difesa un importantissimo generale della Nato, e nel quale il capo dei servizi segreti De Gennaro, già capo della polizia al tempo della mattanza di Genova, è stato recentemente nominato sottosegretario alla presidenza del consiglio, questo attentato, subito attribuito con stupefacente unanimità alla mafia, assume contorni veramente inquietanti.
Si può credere davvero che sia stata la mafia? Ci siamo forse dimenticati di Piazza Fontana, ci siamo dimenticati di Piazza Loggia e di tutti gli attentati che hanno insanguinato il nostro paese?
No, noi non dimentichiamo, e non ci faremo ingannare dalla girandola in cui la mafia viene indicata per un giorno intero come la responsabile dell'attentato, per poi essere sostituita, come se nulla fosse, dal pazzo isolato, che, senza l'uso di un braccio e claudicante, colloca in un cassonetto tre bombole del gas da decine di chili l'una. Se può essere azzardato dire che anche a Brindisi è trattato di una strage di Stato, o di una strage compiuta dagli amici dello “stato presente” delle cose, è certo che la strategia della tensione è ricominciata. Certo su altre basi e con altra prospettiva, anche Napolitano a suo modo sembra pensarla così.
CENTRO SOCIALE 28 MAGGIO