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sabato 22 dicembre 2012

Ancora il carcere di Canton Mombello

Nel pomeriggio di venerdì 21 dicembre il comitato per la chiusura del carcere di Canton Mombello ha organizzato un presidio sotto la Loggia per contestare l'inerzia di fondo della amministrazione comunale nei confronti della nota intollerabile situazione della struttura penitenziaria di Brescia. Infatti, al di là dei proclami ampiamente amplificati dalla stampa cittadina, il Sindaco è ben lontano dal fare uso dei poteri che la legge gli attribuisce in materia edilizia e sanitaria, tanto è vero che Paroli si è ben guardato dal rispondere all'esposto che il Comitato per la chiusura del carcere-lager di Canton Mombello gli ha inviato il 7 novembre di questo infausto 2012, mentre l'Asl, l'altra destinataria dell'esposto, ha inviato con una certa sollecitudine una risposta a di poco penosa.
Qui sotto trovate, in ordine, la graziosa canzoncina che i manifestanti hanno dedicato alla giunta bresciana, il testo integrale dell'esposto all'Asl, al Sindaco e ai Consiglieri di Brescia, e la risposta dell'Asl. Come detto, non pervenuta la risposta del Sindaco, mentre tra i consiglieri l'unica che si sta muovendo è la Donatella Albini, eletta a sua tempo da una coalizione di cui faceva parte anche Rifondazione Comunista (la lista arcobaleno, ricordate?), che proprio venerdì doveva presentare una sua interpellanza al Sindaco sull'argomento.



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Al Direttore Generale
dell'ASL di Brescia
Dottor Carmelo Scarcella
Viale Duca degli Abruzzi, 15
25124 BRESCIA

Al Direttore Sanitario
dell'ASL di Brescia
Dottor Francesco Vassallo
Viale Duca degli Abruzzi, 15
25124 BRESCIA

Al Direttore Sociale
dell'ASL di Brescia
Dott. ssa Anna Calvi
Viale Duca degli Abruzzi
25124 BRESCIA

Al Direttore del Dip. Medico
dell'ASL di Brescia
Dott. Fabrizio Speziani
Via Padova 11
25126 BRESCIA

Al Responsabile del Servizio di Medicina del Disagio dell'Asl di Brescia
Dottor Fabio Roda
Viale Piave, 40
25123 Brescia

Al Sindaco del Comune di Brescia
Avv. Adriano Paroli
c/o Piazza Loggia 1
25121 Brescia

Ai Consiglieri del Comune di Brescia
c/o Piazza Loggia 1
25121 Brescia

Oggetto: Situazione della agibilità del carcere di Canton Mombello


L'insostenibile situazione del carcere di Canton Mombello è ben nota da decenni. Infatti ricorre in questi giorni l'undicesimo anniversario dell'Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00638 presentato dal senatore De Paoli durante la 14a legislatura, pubblicato il 16 ottobre 2001.
In esso il senatore De Paoli, tra l'altro sottolineava che i dati del sovraffollamento sono impressionanti, nel 2001 risultano presenti 544 detenuti, e dimostrano una situazione ormai strutturata in senso patologico. L’emergenza si è stabilizzata e cronicizzata;”.

D'altra parte il garante dei diritti delle persone private della libertà personale, nella sua relazione al consiglio comunale di Brescia per l'anno 2011, riferisce di una iniziativa finalizzata alla compilazione dei ricorsi (class action) alla Corte Europea dei diritti dell’uomo ed alla Magistratura per denunciare le condizioni in cui i detenuti di Canton Mombello sono costretti a vivere ”.

Inoltre nel corso di quest'anno la situazione di cronica violazione dei principi costituzionali basilari, richiamati anche in epigrafe nella relazione del garante citata1 è stata oggetto di grande rilievo sui mass-media locali e nazionali, a partire dai filmati realizzati dal Corriere della Sera ed a seguire sugli organi di stampa tradizionali, anche per le iniziative pubbliche messe in campo dallo scrivente “Comitato per la chiusura del carcere di Canton Mombello”.

Dunque nessuno può dirsi all'oscuro del fatto che la situazione strutturale ed edilizia del carcere di Canton Mombello, unita al costipamento dei detenuti “comporta anche problemi interni di sicurezza e di tutela della integrità personale del detenuto intra moenia” (Relaz.del garante, pag.9).

La responsabilità dell'Asl

Non occorre sottolineare come nella “tutela della integrità personale del detenuto intra moenia” il ruolo decisivo spetta alle Asl, dopo che la Legge 244/2007, art. 2, comma 283, punto a) ha disposto

il trasferimento al Servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia”

Ora,l'allegato A del d.p.c.m. 1 aprile 2008, pubblicato sulla G.U. del 30 maggio 2008, n. 126 concernente «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria», fra le altre cose prescrive:


Gli Istituti penitenziari, gli Istituti di pena per minori e i Centri di Prima Accoglienza, le Comunità e i Centri clinici devono garantire, compatibilmente con le misure di sicurezza, condizioni ambientali e di vita rispondenti ai criteri di rispetto della dignità della persona: evitare il sovraffollamento...
...promozione della salubrità degli ambienti e di condizioni di vita salutari...
I Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie, attraverso visite ispettive periodiche, procedono, per ciascuno Istituto penale di competenza territoriale, ad una verifica, tramite sistemi standardizzati di rilevazione, dei:
  • requisiti igienico sanitari di tutti gli ambienti, ivi compresi gli alloggi della Polizia penitenziaria...
  • promozione e sviluppo della cultura della prevenzione sanitaria...

Non occorre insistere oltre sulla totale inadeguatezza della struttura carceraria di Canton Mombello per permettere il rispetto minimo di questi obiettivi indicati dalla legge; anche se le formulazioni puntuali della stessa possono prestarsi ad una interpretazione variabile. Ma, come nel caso della prescrizione dell'articolo 6.2
Le finestre delle camere devono consentire il passaggio diretto di luce e aria naturali. Non sono consentite schermature che impediscano tale passaggio. Solo in casi eccezionali e per dimostrate ragioni di sicurezza, possono utilizzarsi schermature, collocate non in aderenza alle mura dell'edificio, che consentano comunque un sufficiente passaggio diretto di aria e luce.”

la violazione della norma di legge è clamorosa, come risulta dal filmato e da tutte le testimonianza che ci sono state rilasciate.

E quindi diventa legittimo porsi una prima serie di domande:
che cosa realmente verifica l'Asl nei suoi sopralluoghi semestrali?
Oltre al controllo doveroso dell'igiene e della funzionalità delle cucine, della regolarità delle apparecchiature, della temperatura dei frigoriferi e della separazione dei cibi al loro interno, della costanza della presenza medica, eccetera, si cura anche della verifica della adeguatezza della struttura? Cioè si preoccupa davvero della macroscopica incompatibilità tra il tipo di struttura del carcere, ed il compito della prevenzione generale delle cause di malattia, soprattutto di quelle malattie che il buon senso ed i documenti di legge indicano come le più diffuse in carcere e le più dipendenti dalla vita coatta in cattività, in quanto legate alla trasmissibilità per contatto variamente inteso, come epatopatie C- correlate, infezione HIV, scabbia, dermatofitosi, pediculosi, tubercolosi?
E quale può essere l'incidenza dell'impatto della vita carceraria in quelle condizioni sulla integrità psichica della persona, in relazione alla conclamata richiesta delle disposizioni delle leggi in ordine alla prevenzione del disagio mentale? Ovviamente si tratta solo di alcuni esempi, del resto trattati con ben maggior completezza nel citato l'allegato A del d.p.c.m. 1 aprile 2008.
È anche vero che il Consiglio Regionale della Lombardia, evidentemente tutto preso da altri rubicondi interessi, ha molto trascurato il passaggio della messa in opera mirata della riforma che toglie l'assistenza sanitaria in tutta la sua estensione al dipartimento penitenziario per affidarlo alla sanità civile, delegando il tutto ad ordinanze affidate al funzionario capo del settore sanità della Lombardia, il quale a sua volta non sembra sia andato molto oltre l'emissione degli atti puramente burocratici condizionanti in senso stretto il passaggio di competenze e soprattutto la continuità nella erogazione degli stipendi.
Ma ciò non toglie che la responsabilità diretta rimane in capo alle strutture sul campo, cioè ai soggetti in indirizzo secondo le proprie competenze ed attribuzioni.

La responsabilità del Sindaco

Se la frammentazione e dispersività delle responsabilità può costituire uno schermo per giustificare l'inerzia ed il rinvio dei problemi, questo non riteniamo si possa dire delle responsabilità del Sindaco.
Infatti, pur nella radicale evoluzione della normativa, a partire almeno dal decreto 1265 del 1934, Testo Unico delle leggi sanitarie, il Sindaco (allora per la verità era il Podestà), all'articolo 2, comma 3 viene individuato quale “autorità sanitaria locale”.
Tale dizione rimane inalterata nella Riforma Sanitaria, legge 833 del 1978, la quale ribadisce, all'articolo 13, che restano ferma “le attribuzioni di ciascun sindaco quale autorità sanitaria locale ”.

Questo significa che tutti gli obblighi inerenti alla verifica delle condizioni igienico sanitarie , sia per le situazioni epidemiologiche relative alla diffusione di malattie sul territorio comunale, che per l'adeguatezza delle condizioni igienico-abitative degli edifici in relazione al loro uso rimangono in capo al Sindaco, da un lato come autorità sanitaria locale, dall'altro per il fatto che tutti gli obblighi inerenti alla verifica delle condizioni igienico sanitarie per l'abitabilità (agibilità) degli edifici rimangono in capo al comune.
Quindi, prendendo in considerazione il complesso della situazione ed il perdurare della sua intollerabilità, a nostro parere il sindaco non può esimersi dal prendere in considerazione tutti gli strumenti che la legge gli riconosce per sbloccare questa situazione di stallo, compresi gli strumenti estremi della ordinanza di sgombero, prevista dal tuttora attivo articolo 222, comma 1, del Testo unico delle leggi sanitarie già citato, ed il potere di emanare provvedimenti contingibili e urgenti in ricorrenza di situazioni di oggettivo pericolo per la privata e/o la pubblica incolumità, e quando si constati l'inevitabilità del ricorso a tale rimedio straordinario sussidiario per l’accertata insufficienza, agli effetti del conseguimento del fine perseguito, dei mezzi giuridici ordinari messi a disposizione dall’ordinamento.

Si potrebbe obiettare, contro il ricorso a questa “extrema ratio”, che non si vede l'urgenza di intervenire su una situazione che, come qui attestato, dura da decenni. A questo si può obiettare che appunto il suo perdurare senza soluzione costituisce l'elemento decisivo per la sua urgenza, a meno che non si appartenga alla schiera di coloro che, in base a considerazioni analoghe, condannano i giudici di Taranto per il loro intervento coattivo nei confronti di una fonte da decenni causa di inquinamento e di funeste conseguenze sulla salute dei cittadini.

Il risvolto di questa situazione potrebbe anche essere, al contrario, una chiamata in causa del Sindaco, come responsabile in ultima istanza, per omissione nello svolgimento di funzioni di sua competenza, ricordando, ad esempio, che il Testo unico in materia edilizia (Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380), nella Parte I, (Attività edilizia) Titolo III (Agibilità degli edifici), Capo I (Certificato di agibilità), all'articolo 24 (Certificato di agibilità) recita:

  1. Il certificato di agibilità attesta la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente
e non pare dubbio, in base a quanto sopra riferito, che le condizioni del carcere di Canton Mombello violino molte delle condizioni citate in questo articolo.
Pertanto chiediamo che ASL e Sindaco si attivino affinché, nell'ambito delle loro rispettive competenze, vogliano adottare ogni provvedimento utile a porre rimedio a una situazione insostenibile.


Comitato per la chiusura del carcere di Canton Mombello
1La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte”. (Art. 27 della Costituzione della Repubblica
Italiana)
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
(Art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana)
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale
del Paese.” (Art.3 della Costituzione della Repubblica Italiana) 

 

venerdì 21 dicembre 2012

La "mossa" di Monti: contro Berlusconi e Bersani o gioco delle parti contro i referendum?

L'astuto professore, dopo aver dichiarato che lo sgambetto dei berluscoidi era "gestibile", poche ore dopo scopriva che si trattava di un affronto intollerabile e correva al colle a rassegnare le dimissioni. Dopo di che, incurante delle moine della mummia di Simulaun rediviva, in coppia con l'ineffabile Napolitano, dava il via ad una vera e propria gara per chiudere il parlamento prima di Natale. Qualcuno ha capito il perché? No? Ve lo spieghiamo noi: se le camere chiudono prima del 31 dicembre saltano tutti i referendum: articolo 18 (libertà di licenziamento), articolo 8 (corsa all'abbandono del contratto nazionale dei lavoratori), pensioni (la macchina del lavoro perpetuo inventata dalla Fornero). Tutti d'accordo, a questo punto: come un sol uomo Monti, Berlusconi, Bersani, Napolitano lasciano cadere ogni maschera ed ogni pudore e vanno a votare col Porcellum, etichetta che appartiene a tutti loro. E come potrebbero correre il rischio che la volontà popolare, come per l'acqua, smentisca tutte le porcherie votate quasi all'unanimità dal parlamento? Meglio chiudere baracca e continuare il gioco delle parti.
In questa truffa Rifondazione scrive al prefetto, un gesto simbolico per smascherare lo sporco gioco:

Al prefetto di Brescia
Dott.ssa Narcisa BRASSESCO PACE

Egregio signor Prefetto,
con la presente intendiamo sollecitare il suo interessamento affinché rappresenti agli organi superiori, in particolare al Ministro degli interni, al presidente del consiglio ed al presidente della repubblica, la nostra preoccupazione per il precipitare della situazione politica nazionale, con un inusitato ed incomprensibile ricorso alle elezioni anticipate di pochi mesi e per motivi che appaiono assolutamente poco trasparenti.
Sottolineiamo che la nostra posizione politica è sempre stata chiarissima su questa questione: secondo noi le elezioni politiche anticipate sarebbero state sacrosante un anno fa, alla caduta del governo Berlusconi. Allora si sarebbe dovuta sentire l'esigenza di dare voce ai detentori della sovranità, secondo il dettato costituzionale. Invece sappiamo bene come è andata.
Diciamo questo per rispondere anticipatamente ad obiezioni tendenziose, non certamente provenienti da lei, in ordine a questa nostra contestazione: non siamo certamente noi a voler evitare il ricorso alle urne; ma diciamo francamente che questa concitazione a voler chiudere la legislatura prima della fine dell'anno appare per lo meno sospetta.
Infatti – sarà certamente un caso – i tempi dettati dal presidente del consiglio ed il variopinto gioco delle parti hanno come conseguenza l'irruzione del processo di scioglimento delle camere nel percorso finale della raccolta delle firme per i referendum su argomenti che riguardano da vicino la vita dei cittadini, quali sono la richiesta di referendum abrogativo di alcune norme sul licenziamento e sui contratti collettivi dei lavoratori e di altri quesiti refrendari sulle pensioni.
I promotori dei referendum a livello nazionale si sono già attivati per interessare con una lettera il presidente della repubblica, affinché si faccia carico del fatto che la volontà espressa da centinaia di migliaia di sottoscrittori della richiesta di referendum non venga vanificata. Di questa lettera alleghiamo la bozza che ci è stata fatta pervenire dai promotori nazionali dei due referendum sul lavoro, i soli che al momento rimangono in campo, essendo il traguardo delle firme necessarie vicinissimo se non già superato.
Ben consci che su questo argomento i suoi poteri di intervento sono molto limitati, chiediamo però, come detto in premessa, che tramite lei giunga alle sfere superiori la cognizione che anche nei territori è grande lo sconcerto per quello che potrebbe essere visto come uno scippo di democrazia. Basti pensare che la nostra organizzazione, indipendentemente dalle altre organizzazioni che stanno raccogliendo le firme, in provincia di Brescia ha superato ad oggi le 1.500 firme per ciascuno dei due referendum, per i quali si continueranno a fare tutti gli sforzi politici e legali affinché vengano svolti regolarmente, a norma della Costituzione.

Distintamente

Il segretario provinciale

Fiorenzo Bertocchi

sabato 15 dicembre 2012

A San Vigilio di Concesio presidio contro Casapound

Nell'anniversario della strage di Firenze operata da un militante di Casapound nei confronti di immigrati senegalesi, la rete antifascista bresciana e la rete antifascista della Valtrompia hanno indetto un presidio che si è tenuto oggi 15 dicembre nonostante l'inclemenza del tempo, che ieri aveva indotto l'Anpi provinciale ad annullare la sua iniziativa a Brescia. Nonostante il tempo veramente da lupi, la manifestazione si è tenuta con una partecipazione significativa, che ha marcato il territorio con la presenza di un centinaio di compagni in un punto strategico del paese, presso l'incrocio che unisce Villa a San Vigilio e a Concesio, presso le scuole medie del comune. La localizzazione è stata concordata con il sindaco di Concesio, che in un primo momento aveva deciso di collocarla presso il bocciodromo, in un posto del tutto isolato, bocciando la richiesta degli organizzatori di tenere il presidio nel centro storico del paese, vicino alla chiesa ed alla sede di Casapound. Con la localizzazione definitiva si è perso qualcosa sul piano simbolico e dell'impatto sulla cittadinanza, ma la visibilità era comunque cospicua, su un punto cruciale e di notevole traffico tra i paesi interessati. Grazie al lavoro di volantinaggio dei compagni nei giorni precedenti, volantinaggio che è continuato durante il presidio, ormai il problema del cancro che sta crescendo nella società triumplina è ben conosciuto, e l'impegno della rete antifascista è quello di continuare nell'opera di contrasto fino alla vittoria: la chiusura della sede di San Vigilio. Qui di seguito riproduciamo il contenuto del volantino distribuito alla popolazione:
UN ANNO FA A FIRENZE LA STRAGE
COMPIUTA DA UN MILITANTE DI CASAPOUND

Il crimine di Firenze
Il 13 dicembre dello scorso anno a Firenze veniva consumato il duplice omicidio di due venditori ambulanti Diop Mor e Samb Modou seguito dal ferimento di altri tre ragazzi senegalesi, di cui uno ancora in ospedale quasi immobilizzato. L’autore della strage, il cinquantenne attivista di Casapound Gianluca Casseri, prima ha sparato a bruciapelo contro le sue vittime, con una freddezza da squadrista, poi si è suicidato.

Chiusura delle sedi
I vertici dell’organizzazione neofascista al tempo hanno immediatamente adottato la strategia del silenzio e della negazione della propria responsabilità nel tentativo di scagionare il movimento e salvarne la faccia. Ma gli antifascisti non hanno avuto alcun dubbio a mettere sotto accusa i centri sociali di destra di Casapound di cui da più parti, compreso il portavoce della comunità senegalese fiorentina, si è chiesta l’immediata chiusura. Un obiettivo che rimane da perseguire, considerato anche quanto sta muovendosi sul terreno del confronto elettorale.

Evoluzione di stampo neonazista
Il movimento Casapound, fondato nel 2003 da ex appartenenti al partito neofascista Fiamma Tricolore e ispirato alle teorie del poeta razzista e antisemita Ezra Pound, si è costituito in associazione nel 2008 e fa parte di quella galassia neofascista e neosquadrista risorta in Italia a partire dal primo governo Berlusconi.
Nello stesso anno (2008) si è esteso in tutte le regioni il movimento di estrema destra Forza Nuova, che ha presentato proprie liste alle elezioni politiche; lo stesso percorso che vuol ora fare Casapound. Di diverso però c’è un fatto estremamente preoccupante: alle prossime elezioni regionali sarà presente Alba dorata Italia, il partito di chiara ispirazione nazista nato sull’esperienza del partito greco che nelle ultime elezioni ha portato in parlamento 18 deputati facendo una campagna elettorale tipicamente squadrista, condotta attraverso intimidazioni, aggressioni agli avversari politici e pestaggio di migranti, spedizioni punitive.
Forza nuova ha già annunciato la sua adesione a questa nuova lista di camerati e la stessa scelta verrà probabilmente imitata da altri, per fare della Lombardia un terreno di duro scontro politico, condotto con mezzi demagogici e metodi antidemocratici.
Ricordiamo che Forza nuova ha attivato una nuova sede a Lumezzane l’anno scorso mentre quest’anno Casapound ha aperto la propria sede operativa provinciale a San Vigilio.

Che fare
Nessuno può chiamarsi fuori e rimanere indifferente dinanzi al fatto che la presenza fascista e razzista sul nostro territorio si allarga sempre più e che potrebbe diventare una fonte di rischio del sistema democratico. Tenendo ben presente che la gravissima crisi economica e istituzionale di cui si alimenta è in primis prodotta dalla stessa speculazione finanziaria e dalla politica internazionale di destra che da una parte impone ovunque di sacrificare i diritti sociali e dei lavoratori mentre nell’altra continua a sostenere speculatori e produttori di armi, che sono i veri moltiplicatori delle culture nazifasciste che generano nazionalismo e guerre. Perciò vanno decisamente respinte le economie e le culture nere che avanzano sull'Europa, l'Italia e pervadono la stessa Lombardia.
Sabato 15 dicembre 2012 – ore 14.30
PRESIDIO ANTIFASCISTA
A San Vigilio di Concesio
davanti alle scuole medie in via Giuseppo Mazzini 55

Rete antifascista Brescia Rete antifascista Valtrompia
Cip Villa Carcina 7/12/2012
 Alcune foto del presidio

Una vista di insieme del presidio

Il volantinaggio delle automobili

L'intervento di un esponente senegalese

mercoledì 12 dicembre 2012

Dove sono i seggi delle primarie regionali per la Lombardia

Finalmente alle ore 12 di oggi mercoledì 112 dicembre il responsabile del coordinamento "Primarie PATTO CIVICO" ha fatto pervenire il quadro dei seggi per le primarie regionali per la provincia di Brescia, primarie che si terranno fra poco più di due giorni, il sabato 15 dicembre.
Sul blog possiamo solo fornire l'elenco dei seggi. Chi vuol conoscerne esattamente la localizzazione ed il bacino geografico della platea elettorale di ciascun seggio, con l'indicazione esatta dei seggi, può scaricare qui il file excell con tutti i dati.
Si vota dalle ore 8.00 alle ore 20.00 di sabato 15 dicembre 2012 nel proprio seggio di appartenenza.
Chi non potesse raggiungere il proprio seggio potrà chiedere ai coordinamenti provinciali di votare fuori sede entro le ore 20 di giovedì 13 dicembre.
La partecipazione alle Primarie del Patto Civico è aperta a tutte le cittadine e i cittadini italiani residenti in Lombardia, in possesso dei requisiti previsti dalla legge; alle cittadine e ai cittadini dell’Unione Europea residenti in Lombardia; alle cittadine e ai cittadini di altri Paesi, residenti in Lombardia e in possesso di regolare permesso di soggiorno e carta d’identità; ai giovani residenti in Lombardia che abbiano compiuto i 16 anni entro il 15 dicembre 2012.
Gli elettori dovranno versare un contributo alle spese organizzative di almeno 1 euro e fornire i propri dati anagrafici.
Non è possibile il voto all’estero e fuori da regione Lombardia.
Ricordiamo che il candidato appoggiato da Rifondazione Comunista è Andrea di Stefano. Sul sito  http://www.perunaltralombardia.it/ curato da lui stesso trovi tutto su di lui e sul programma che propone:











 NOME SPECIFICA SEDE
ANGOLO TERME SEDE PD - EX SEDE VIVI ANGOLO
BAGNOLO MELLA SALA CONSILIARE
BEDIZZOLE 1S EDIFICIO COMUNALE EX BIBLIOTECA
BIENNO - PRESTINE BIBLIOTECA
BORGO SAN GIACOMO - SAN PAOLO 1S SEDE LISTA CIVICA
BORGOSATOLLO SALA CIVICA
BOTTICINO 1 MATTINA SALA COLONNE MUNICIPIO
BOTTICINO 2 SERA SALA CARINI
BOVEGNO - COLLIO - IRMA - MARMENTINO - PEZZAZE SALA CONSILIARE MUNICIPIO
BOVEZZO SALA DELLE COLONNE
BRAONE CERVENO LOSINE ONO NIARDO CETO CIMBERGO PASPARDO SALA CONSILIARE MUNICIPIO
BRENO - MALEGNO - BORNO - OSSIMO - LOZIO MUNICIPIO
BRESCIA CENTRO 1 SALA CIVICA
BRESCIA EST 1 (SAN POLO E BUFFALORA) CASA DELLE ASSOCIAZIONI
BRESCIA EST 2 (SAN POLINO SANT'EUFEMIA E CAIONVICO) SALA CIVICA
BRESCIA NORD 1 (MOMPIANO) SALA VECCHIO LAVATOIO
BRESCIA NORD 2 (PREALPINO CASAZZA E SAN BARTOLOMEO) TEATRO CIRCOSCRIZIONE
BRESCIA NORD 3 (BORGO TRENTO) SALA CIRCOSCRIZIONALE
BRESCIA NORD 4 (CROCIFISSA) HOTEL AMBASCIATORI
BRESCIA OVEST 1 (URAGO MELLA) SALONE DOLORES ABBIATI (CASA DEL POPOLO)
BRESCIA OVEST 2 (SANT'ANNA) SALA CIVICA
BRESCIA OVEST 3 (BADIA E VIOLINO) SEDE PARTITO SOCIALISTA ITALIANO
BRESCIA OVEST 4 (VOLTURNO E PRIMO MAGGIO) SEDE ASSOCIAZIONE PARTECIPAZIONE E IDENTITA'
BRESCIA SUD 1 SALA CIVICA
BRESCIA SUD 2 (SERENO E CHIESANUOVA) CENTRO SOCIO CULTURALE VILL. SERENO
CAINO SALA CIVICA
CALCINATO 1 CIRCOLO PD
CALVAGESE SALA COMUNALE SAN FILIPPO
CALVISANO - ISORELLA - VISANO SALA DELLE TELE FRONTE MUNICIPIO
CAPRIANO DEL COLLE - AZZANO SALA CANTINONE
CAPRIOLO - PARATICO SEDE PD
CARPENEDOLO - ACQUAFREDDA EX SALA CONSILIARE
CASTEGNATO CENTRO CIVICO
CASTELCOVATI 1S SALA CIVICA
CASTEL MELLA 1S SALA CONSILIARE - MUNICIPIO
CASTENEDOLO 1S SALA DISCIPLINI
CASTREZZATO - TRENZANO CIRCOLO PD
CAZZAGO SAN MARTINO 1 CIRCOLO ARCI
CAZZAGO SAN MARTINO 2 (BORNATO) CIRCOLO PD
CEDEGOLO - SELLERO - BERZO DEMO - CAPO DI PONTE SEDE PD
CELLATICA SALA CIVICA
CHIARI - COMEZZANO CIZZAGO - ROCCAFRANCA - RUDIANO SEDE PD
CIGOLE - PAVONE MELLA - SAN GERVASIO BIBLIOTECA COMUNALE
COCCAGLIO AUDITORIUM SAN GIOVANNI BATTISTA
COLLEBEATO SALA CONSILIARE
CONCESIO 1 (ALBERINA E SANT'ANDREA) SALA ALBERINA
CONCESIO 2 (SAN VIGILIO) SALA CENTRO ANZIANI
CORTE FRANCA SALA CIVICA
DARFO BOARIO 1S CHIESETTA EX CONVENTO
DESENZANO 1 SEDE PD E SEL
DESENZANO 2 (RIVOLTELLA E SAN MARTINO) SALA EX COMUNE
EDOLO - CORTENO - SONICO - MALONNO - PAISCO SALA L. CHIESA EX CINEMA VERDI
ESINE - PIANCOGNO - BERZO INFERIORE - CIVIDATE SALA AVIS
FIESSE 1S EX CASCINA FIORETTI
GAMBARA 1S SALA AVIS (PALAZZO LORENZETTI)
GARDONE RIVIERA CENTRO SOCIALE TREVISANI-SCARPETTA
GARDONE VAL TROMPIA 1 AUDITORIUM SAN FILIPPO
GARDONE VT 2 (MAGNO) SALA CIVICA
GAVARDO - MUSCOLINE BIBLIOTECA COMUNALE
GHEDI 1S SEDE PD (VICINO LIDL)
GIANICO - ARTOGNE - PIANCAMUNO SALA CONSILIARE MUNICIPIO
GOTTOLENGO - MILZANO - PRALBOINO - SENIGA SALA COMUNALE RIUNIONI
GUSSAGO SALA GRUPPI CONSILIARI
ISEO - MARONE - MONTISOLA - SULZANO - SALE - ZONE SEDE PD
LENO 1S PADIGLIONE DELLA CULTURA (BIBLIOTECA)
LOGRATO - MACLODIO 1S SEDE PD
LONATO CIRCOLO PD
LUMEZZANE CIRCOLO PD
LUMEZZANE 3S SALA CIVICA
MAIRANO - BRANDICO - DELLO - LONGHENA CIRCOLO ARCI
MANERBA - POLPENAZZE - PUEGNAGO - SAN FELICE SALA CIVICA
MANERBIO - BASSANO - OFFLAGA EX AULA CONSILIARE MUNICIPIO
MARCHENO - LODRINO - TAVERNOLE SALA CONSILIARE MUNICIPIO
MAZZANO SEDE PD
MONIGA - SOIANO CENTRO SOCIALE
MONTICHIARI SEDE PD
MONTIRONE SALA CENTRO POLIFUNZIONALE (DIETRO AMBULATORIO)
NAVE SALA CONSILIARE MUNICIPIO
NUVOLENTO - NUVOLERA - SERLE CENTRO DIURNO
OME - BRIONE - MONTICELLI - POLAVENO 1S CASA DEL POPOLO
ORZINUOVI 1S CENTRO CULTURALE ALDO MORO
OSPITALETTO BIBLIOTECA COMUNALE
PADENGHE 1S SALA CONSILIARE EX MUNICIPIO
PADERNO FC 1S SALA DEL CASTELLO PIANO TERRA
PALAZZOLO 1S SEDE PD
PASSIRANO SALA CAF
PISOGNE SALA DELISI EX BIBLIOTECA
POMPIANO - BARBARIGA - CORZANO 1S SALA SCUOLE MEDIE
PONCARALE 1S AULA CIVICA EX BIBLIOTECA
PONTE DI LEGNO - TEMU - VIONE - VEZZA - INCUDINE - MONNO MUNICIPIO
PONTEVICO - ALFIANELLO - ROBECCO 1S SALA CIVICA
PONTOGLIO GAZEBO
PREVALLE - PAITONE SALA PIANO TERRA PALAZZO MORANI
PROVAGLIO D'ISEO SALA CIVICA (MUNICIPIO)
QUINZANO D'OGLIO SALA CONSILIARE
REZZATO SALA CIVICA
RODENGO SAIANO 1S SEDE PD
RONCADELLE 1S SALA CIVCA
ROVATO - ADRO - ERBUSCO SEDE PD
SALO' CENTRO SOCIALE COMUNALE
SAN ZENO - FLERO SALA CONSILIARE
SAREZZO 1 SALA CIVICA
SAREZZO 2 (ZANANO) SALA CENTRO ALDO MORO
SAREZZO 3 (PONTE ZANANO) SALA CIVICA
SAVIORE DELL'ADAMELLO - CEVO CENTRO ANZIANI EX SCUOLA MEDIA
SIRMIONE SEDE PD
TOSCOLANO MADERNO - GARGNANO - LIMONE - TIGNALE - TREMOSINE AULA MAGNA SCUOLE MEDIE
TRAVAGLIATO - TORBOLE CASAGLIA - BERLINGO SALETTA SOPRA TEATRO COMUNALE
URAGO D'OGLIO SEDE ANZIANI E VOLONTARI
VALLIO TERME CIRCOLO PD
VEROLANUOVA SALETTA ALA NORD MUNICIPIO
VEROLAVECCHIA CENTRO APERTO SUOR ALGHISI
VESTONE - CASTO - MURA - PERTICA - ALTA VALLE SABBIA 1S SEDE PD
VILLA CARCINA 1 (VILLA CAILINA E CARCINA) EX CINEMA LMI
VILLA CARCINA 2 (COGOZZO) SALA COMUNALE RETRO SCUOLA ELEMENTARE
VILLACHIARA SALA CIVICA ANGELO ZANI
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martedì 11 dicembre 2012

Tutto quello che bisogna sapere sulla IVECO

LA CRISI MAC

di Matteo Gaddi

 

Nel caso di Brescia, la miccia è stata innescata dall’ennesima situazione di crisi presso la Mac, società del gruppo Magnetto, che nel 1999 è stata destinataria di una delle prime operazioni di esternalizzazione di Iveco: ad essa è stata assegnata l’attività di stampaggio lamiere. Ovviamente non si è trattata di una operazione indolore per il ramo industriale del Gruppo Fiat: di conseguenza gli operai bresciani con oltre 40 ore di sciopero hanno portato a casa un accordo finalizzato a tutelare i livelli occupazionali attraverso un preciso impegno di Iveco. Inoltre l’accordo ha disciplinato il trasferimento di ramo di impresa, prevedendo l'armonizzazione della situazione retributiva e normativa del personale di Iveco trasferito alla Mac, ma soprattutto stabilendo in capo a Iveco l’obbligo di riassorbire i lavoratori trasferiti nel caso in cui si fossero manifestate situazioni di difficoltà produttive e occupazionali presso le attività esternalizzate. Si è trattato di un accordo importante perché ha rappresentato la base per gli accordi che successivamente riguarderanno altri reparti esternalizzati, come la Fenice, il reparto Plastica o la Manutenzione ceduta a Comau. La conferma del carattere strategico, per il Gruppo Fiat, dei processi di esternalizzazione di funzioni produttive – attuata in più stabilimenti – viene affermata già nelle premesse dell’Accordo del ’99: “IVECO, anche per lo stabilimento di Brescia, intende effettuare le operazioni di insourcing/outsourcing nell'ottica della partnership, mantenendo il governo delle scelte strategiche per quanto concerne il prodotto… Nelle logiche prima descritte, rientra il piano di insourcing/ outsourcing delle attività di Stampaggio Lamiere, dell'Energia ed Ecologia, di GlobaI Service di Manutenzione, della Plastica e delle attività di salvaguardia del patrimonio aziendale e dell’antincendio”. Proprio per questo la Fiom ha inteso costruire un quadro di tenuta a fronte di una volontà così forte da parte di Iveco di riorganizzare la propria produzione attraverso lo strumento delle esternalizzazioni. Gli accordi ottenuti dai lavoratori sembravano funzionare: Iveco intervenne nel 2006/2007 assumendo 90 lavoratori della Mac a seguito di una procedura di mobilità, così come intervenne nel periodo 2009/2012 assumendo 30 lavoratori. Dei 153 lavoratori trasferiti alla Mac, a seguito delle crisi produttive e occupazionali e dei riassorbimenti in Iveco, sono rimasti 84. Nessuno di questi passaggi venne “regalato” ai lavoratori: in tutte le occasioni, per ottenere il rispetto di quanto sottoscritto, si resero necessari diversi scioperi ed una vertenza come quella del 2009 con 76 giorni di presidio. La situazione precipita in autunno. L’11 ottobre, infatti, scadono i termini della CIG alla quale si era ricorsi per gestire la crisi Mac del 2009. La Fiom solleva il problema chiedendo l’apertura di un tavolo, al quale non si presenterà mai il soggetto principale di tutta la vicenda: l’Iveco. L’iniziale gestione della situazione di crisi da parte della Mac sembra abbastanza “morbida”: non viene aperta la procedura di mobilità ma si ricorre all’utilizzo delle ferie residue. Ma al tempo stesso le dichiarazioni dell’azienda non lasciano spazio a mediazioni: le testuali parole della dirigenza Mac parlano di "insostenibilità produttiva", di una "consistente e repentina riduzione della domanda", dei "costi fissi troppo elevati". Con queste parole viene ufficializzata la cessazione di ogni attività di stampaggio lamiere all'interno dello stabilimento bresciano, per concentrare ogni lavorazione presso la sede di Chivasso. Riparte, quindi, la lotta dei lavoratori bresciani, con il blocco di tutto lo stabilimento Iveco; l’azienda mette in libertà tutto il personale Iveco in quanto in fabbrica non entrano più materiali, per i camion costretti a lunghe file dai picchetti su tutti i 5 cancelli. Il Prefetto di Brescia cerca di definire, con azienda e sindacati, un percorso condiviso per ridurre «l'impatto sui lavoratori del processo di ristrutturazione messo in atto dalla Mac». Il percorso individuato prevede l'utilizzo degli ammortizzatori sociali disponibili: sei mesi di cassa integrazione in deroga all'esaurirsi della quale sarebbe iniziato un periodo, due anni, di cassa straordinaria. Il problema è che questo piano non prevede nessuna garanzia occupazionale: la Fiom aveva proposto l’utilizzo di 30 mesi di ammortizzatori sociali articolati in 6 mesi di cassa in deroga, 12 mesi di Cigs più altri 12 mesi. Ad ogni passaggio di ammortizzatori però l’Iveco avrebbe dovuto assorbire parte dei lavoratori trasferiti in Mac fino alla completa copertura di tutte le posizioni lavorative. Invece la disponibilità dell’Iveco si era limitata al riassorbimento soltanto di un numero di posizioni lavorative funzionali alle proprie esigenze di organico: 3-4 posti sullo stabilimento di Bolzano e 1 per Torino. Di fronte a questo bassissimo grado di rioccupazione dei lavoratori Mac viene perciò convocata una assemblea ai cancelli dove viene distribuito il testo della proposta definita in Prefettura. La risposta dei lavoratori non lascia spazio a equivoci: all’unanimità dei presenti (64) viene bocciata la proposta e altrettanto all’unanimità viene approvata la posizione della Fiom: i dipendenti Mac «ribadiscono la validità degli accordi del 1999, del 2009 e del 2011 e gli impegni che Mac e Iveco hanno assunto nei loro confronti ». Inoltre «ritengono utile ricordare che la scelta di terziarizzare il reparto stampaggio lamiere è stata una scelta di Iveco e che lo smantellamento definitivo del reparto era stato collocato nell'ambito di una riorganizzazione aziendale che ha visto Iveco occupare learee Mac liberate con la dismissione delle linee di stampaggio». La soluzione di riassorbimento in capo a Iveco si rende inevitabile per la Fiom, in quanto le aree progressivamente liberate dalla Mac sono state occupate da attività logistiche (prevalentemente magazzino) di Iveco, quindi in esse non si possono più svolgere attività produttive. La vicenda Mac va inquadrata nell’ambito più generale della situazione di Iveco e di tutta Fiat Industrial: per questo il 29 novembre la Fiom di Brescia ha organizzato un primo momento di discussione tra i delegati di tutto il Gruppo, che sta infatti conoscendo processi di riorganizzazione sia a livello internazionale che in Italia. La riorganizzazione delle attività produttive di Iveco è stata illustrata dall’Amministratore Delegato Alfredo Altavilla in occasione della presentazione del nuovo Iveco Stralis: il manager ha spiegato che cinque stabilimenti verranno chiusi in Europa entro la conclusione dell’anno corrente e che quest’operazione coinvolgerà 1.075 lavoratori. La chiusura riguarda gli stabilimenti della Francia (Chambery), quello austriaco di Graz, quelli tedeschi di Goerlitz e Weisweill, mentre quello di Ulm verrà riconvertito (non produrrà più mezzi pesanti) e diventerà un centro di eccellenza per i mezzi anti-incendio, concentrando tutte le attività di questo genere. Le chiusure seguono quelle avvenute durante lo scorso anno a Barcellona e ad Avellino (lo stabilimento Irisbus che produceva autobus) e fanno parte di un progetto di riorganizzazione delle attività produttive di Iveco. Il Paese in cui Fiat Industrial sta investendo è la Spagna: sono previsti investimenti per 1,5 miliardi di euro, favoriti da una generosa politica di sgravi fiscali da parte del Governo spagnolo. Al sostegno economico del Governo si è aggiunto anche un accordo sul lavoro pesantissimo: per i turni “normali” (che terminano alle 23) su otto ore vengono previste una sola pausa e la cancellazione della mensa; con gli straordinari l’orario giornaliero può arrivare fino a 12 ore al giorno e a 76 settimanali. In questo modo Iveco ha dunque deciso di concentrare tutta l’attività del mezzo pesante a Madrid. Poiché le produzioni di Brescia sono classificate tra quelle del veicolo “medio-pesante”, le sorti dello stabilimento sono alquanto incerte. Il “pesante” ha già cessato la produzione nel 2005, è rimasto soltanto il modello Eurocargo, i cui volumi con la crisi del 2008/2009 sono drasticamente diminuiti: dai 25.000 veicoli del pre-crisi (che rappresentano anche la capacità produttiva dello stabilimento) si è passati ai 10.000 del 2009, per tornare un po’ più su con il dato attuale di 15.000. Si sono persi comunque due quinti di produzione: dal 2008 a Brescia si è fatto massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, visto che gli attuali livelli di produzione non consentono una saturazione occupazionale superiore alle 1.500 unità a fronte dei 2.400 dipendenti. Impossibile non temere che non ci siano esuberi se non si mette mano alla missione produttiva dello stabilimento bresciano. Le linee installate hanno una capacità di 138 veicoli al giorno: attualmente funzionano a 110 ma con metà dell’attività (i lavoratori sono in Contratto di Solidarietà), quindi a 55 veicoli/giorno. Un dato estremamente basso. Anche presso lo stabilimento di Suzzara, dove si produce il Daily, non mancano i problemi. L’applicazione del cosiddetto “regolamento Marchionne” ha “cambiato il mondo” (come dicono i delegati dello stabilimento): non si è più discusso di infortuni, gli RLS Fiom non sono più stati riconosciuti, tabelle e tempi sono stati imposti dalla direzione senza nessun confronto, inoltre l’organizzazione del lavoro ha cominciato a palesare grandi inefficienze, con centinaia di “incompleti” dovuti alla mancanza di pezzi o a difetti dovuti ad una organizzazione della produzione completamente sbagliata. Ma anziché mettere mano all’organizzazione del lavoro la direzione aziendale ha pensato di ricorrere a un ulteriore giro di vite, con lo spostamento della mensa a fine turno e l’imposizione di straordinari al sabato. Questi elementi hanno fatto scattare una scintilla: i lavoratori si sono rivolti alla Fiom che ha organizzato gli scioperi per il sabato in maniera articolata (a volte al mattino, a volte il pomeriggio): e se le adesioni fino a qualche mese fa, dopo la “cura Marchionne”, erano del 15%, adesso sono schizzate all’80%. A Torino, invece, si è assistito alla sostituzione di tutta la vecchia dirigenza (molto legata alla mentalità Iveco) con nuovi giovani quadri che danno una immagine di multinazionale al Gruppo. A Torino in Fiat Power Train si vive una situazione di attesa; per alcuni prodotti (cambi, motori) la crisi non è stata avvertita in maniera significativa, per altri (ponti assali), cioè quelli maggiormente legati alle forniture dirette al Gruppo Fiat, si sono verificati i problemi maggiori, con il maggior ricorso alla CIG. Ormai è molto cambiato il rapporto tra produzioni per Fiat e quella per il mercato: da un rapporto 80%-20% si è passati ad un 65%-35%. Ormai il 50% delle aree dello stabilimento è vuoto e si teme la concorrenza di stabilimenti in Argentina e Cina che producono gli stessi tipi di motori. Anche in questo sito le novità nell’organizzazione del lavoro apportate hanno avuto effetti negativi: tenendo conto che nella produzione motori Fiat Power Train si è concentrata solo sul core business (la testa), tutte le altre componenti arrivano da fuori, caotizzando la situazione. Il recente Piano Industriale del Gruppo Fiat presentato da Marchionne non dice niente a proposito del veicolo industriale: l’unico obiettivo perseguito è quello di carattere finanziario, con la fusione tra Fiat Industrial e Case New Holland, onde arrivare ad unica società da registrare in Olanda (per ragioni fiscali) e quotare a New York. E così, mentre i concorrenti si attrezzano e investono (la Man prevede 50 miliardi nei prossimi anni), Fiat Industrial non sa nemmeno su quali modelli puntare.

L'appello per Di Stefano alle regionali lombarde

APPELLO PER IL VOTO AD ANDREA DI STEFANOCANDIDATO ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRAPER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA

Disintossicare la Lombardia da Formigoni vuol anche dire disintossicare la Lombardia dal formigonismo che è insieme un pensiero ed una pratica politica fuoriuscita ben oltre il perimetro del centrodestra.
La finta competizione tra pubblico e privato, spacciata come possibilità per le persone, ha di fatto piegato i servizi fondamentali alla logica del mercato, utilizzando in modo del tutto distorto la sussidiarietà, parola dietro la quale si sono giustificate privatizzazioni, cessioni di sovranità ed affari sporchi per pochi noti.
Condividiamo la necessità di dare un segno di fortissima discontinuità sulle politiche del lavoro e della sanità, sui diritti civili e sulle politiche ambientali, nonché nel campo dell'istruzione.
Per questo sosteniamo la candidatura di Andrea Di Stefano alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato alla Presidenza della Regione Lombardia.

Brescia, dicembre 2012

Andrea Sciotti Studente/Responsabile Scuole PRC Brescia
Luciano Pedrazzani Segreteria Camera del Lavoro Brescia
Antonio Pedrini RSU Spedali Civili Brescia
Donatella Cagno Segretaria Funzione Pubblica CGIL Brescia
Massimo Fada RSU Spedali Civili Brescia
Stefano Delendati RSU Comune di Brescia
Marco Drera Segreteria Funzione Pubblica CGIL Brescia
Marco Soccini RSU Brescia Trasporti
Mario Panati Pensionato
Walter Longhi Filctem CGIL Brescia
Sergio Savoldi CGIL Amministrazione Provinciale Brescia
Santo Gaffurini Insegnante
Graziano Fracassi Pensionato
Patrizia Moneghini Segreteria Funzione Pubblica CGIL Brescia
Sonia Tosoni Segreteria Filctem CGIL Brescia
Ugo Cherubini Segretario Filctem CGIL Brescia
Giovanna Carrara Segreteria Spi CGIL Brescia
Loris Gallina Artigiano
Fiorenzo Bertocchi Segretario Provinciale PRC Brescia
Patrizia Trivella Insegnante
Luigi Cortinovis Libero professionista
Achille Peluchetti Educatore
Nicodemo Scali Coordinatore Valtrompia ANPI
Gabriella Liberini Comitato degli Iscritti Spedali Civili Brescia
Giorgio Frera Commesso
Giampaolo Clemenza Operaio
Mariagrazia Pignatti Impiegata
Cinzia Arzu Docente
Piero Confalonieri Operatore della Cooperazione Internazionale
Giuseppe Ricca Dirigente socio-sanitario
Anna Scalori Assistente sociale
Carla Galli Insegnante
Marilena Lazzaroni Insegnante
Diego Gosio Operaio
Aurelia Fisogni Pensionata
Rosaria Piasco Impiegata 
Rosaria Piasco Impiegata
Beppe Ricca Dirigente socio-sanitario