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giovedì 30 gennaio 2014

Immigrazione a Brescia - La volgarità della Lega e la latitanza del Prefetto

Pubblichiamo la "lettera al direttore" inviata alla stampa il sabato 25 gennaio 2013 e ripresa da "Qui Brescia", giornale online:


Egregio Direttore,
Come segreteria del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra europea della federazione di Brescia vorremmo esprimere il nostro parere sugli ultimi eventi riguardanti la situazione degli immigrati a Brescia.
Da Bossi a Maroni a Salvini la china della Lega, sempre più impegolata in “incidenti” giudiziari, vuoi per l'uso dei fondi pubblici, vuoi per le truffe elettorali, si sta qualificando (ma sarebbe meglio dire “squalificando”) per l'accentuazione dei toni decisamente razzisti e per un sempre più esplicito accostamento alle tematiche dell'estrema destra sia a livello locale che nazionale, ed ora anche europeo. Difatti Salvini, confermando un orientamento volgarmente razzista, che lo aveva portato a formulare la proposta di “posti riservati” ai bianchi sui mezzi di trasporto di Milano nel non lontanissimo 2009, spinge sempre di più l'acceleratore in questa direzione.
Anche nel caso della pallida inversione di tendenza rappresentata dalla recente decisione del Senato di cancellare il reato di clandestinità, la Lega si è scatenata in aula con manifestazioni che puntano, come sempre, a lucrare consenso dalla contrapposizione tra il peggioramento delle condizioni di vita di fasce di popolazione locale e la tutela di diritti umani minimi per gli immigrati. Ed a proposito della votazione del Senato, è bene ricordare – senza sottovalutarne il significato simbolico – che essa è solo il primo passo per la cancellazione formale del reato penale di clandestinità, visto che essa dovrà essere confermata dalla Camera, e successivamente resa operativa da un apposito decreto delegato del governo.
Brescia, pur non brillando più da qualche tempo per exploits paragonabili a quelli dei Manenti, dei Lancini, dei Mazzatorta e via delirando, non manca di continuare a distinguersi. Per la verità bisogna anche dire che la recente spedizione punitiva del manipolo leghista contro il ministro Kyenge al San Barnaba a Brescia si è risolta in una vera e propria rotta, con Rolfi il piccolo a guidare l'ingloriosa ritirata dei suoi. Ma questo non impedisce alla Lega, anche a livello nazionale, di imbastire una vera e propria caccia all'uomo – in questo caso alla donna -, condita con i toni più beceri, contro l'incolpevole Kyenge, alla quale semmai si potrebbero muovere degli appunti per la “morbidezza”, che a volte sfiora l'indeterminatezza, delle sue prese di posizione.
La realtà a Brescia, purtroppo, non mostra segnali di nessuna inversione di tendenza, nonostante il cambio di amministrazione, e nonostante la visita della ministra dell'immigrazione; visita che non è riuscita a dissipare le ombre della precedente clamorosa rinuncia dello scorso settembre.
A Brescia i problemi per gli immigrati sono acuiti dal ristagno che da tempo affligge il funzionamento degli uffici, anche per lo svolgimento delle pratiche più elementari e quotidiane, con l'accumularsi di criticità irrisolte.
Partiamo dalla evidenza più clamorosa che riguarda il peccato di omissione della nuova giunta, che avrebbe dovuto segnare nettamente il cambio dagli affamatori di bambini, come Rolfi che negava il bonus-bebé ai figli di immigrati, alla nuova politica dell'immigrazione propagandata da Del Bono in campagna elettorale: la riapertura dello sportello migranti è rimasta un pio desiderio.
Uguale il discorso, per rimanere nell'ambito delle competenze amministrative comunali, per quanto riguarda lo snellimento e l'efficienza dell'iter burocratico per l'ottenimento della residenza: l'espletamento delle pratiche rimane assolutamente problematico, o forse lo è diventato ancora di più, sia per quanto riguarda i tempi che per quanto riguarda i costi. Incapacità, o, al fondo, sintomo di una scelta, o di un atteggiamento politico sostanzialmente invariato rispetto ai tempi del Paroli-Rolfi?
Se poi passiamo agli uffici statali, la situazione rimane disastrosa. Brescia continua a rimanere fanalino di coda per i ritardi nel rilascio dei permessi di soggiorno e per il malfunzionamento degli uffici. In particolare, l'ufficio migranti della Prefettura, anche volendo mettere tra parentesi lo scandalo che lo riguarda, e che vede molti dei suoi funzionari indagati dalla magistratura, continua a primeggiare per una incontestata unicità nel panorama italiano sia per la lunghezza dei tempi, che per la mancanza di una preparazione specifica del personale, per lo più precario, che per il peso del ritardo “storico” nell'evadere le pratiche che sarebbero normali compiti di ufficio.
Su questo ribadiamo il nostro giudizio totalmente negativo sul ruolo del Prefetto Livia Narcisa Brassesco Pace, che in questo campo ha mostrato una inerzia tale che ci induce a chiederne ancora una volta le dimissioni.
E, dulcis in fundo”, anche le pratiche avviate dai cittadini di origine straniera per ottenere la cittadinanza incontrano incomprensibili ostacoli, ritardi, ostruzionismi che vanno immediatamente rimossi. Su questi torniamo a sollecitare l'amministrazione comunale ad una azione che finora è mancata in modo lampante.
Ringraziamo per l'attenzione.
Fiorenzo Bertocchi, Manuela Bertoglio, Eleonora Turati, Mauro Turati, Attilio Zinelli

martedì 28 gennaio 2014

A noi non ci dicono mai niente di quello che conta

Ci stanno privando di ogni potere di intervento. Il Italia il sindacato firma un accordo suicida con i padroni e Berlusconi con berluschino preparano il broglio elettorale sistemico, in Europa impazza la Commissione Europea, che non risponde neppure formalmente, cioè neppure secondo le pure apparenze, al voto dei popoli europei (ad esempio, Prodi e Barroso ne sono stati nominati presidenti dopo solenni trombature in patria). Ora sembra stia per arrivare in dirittura di arrivo il TTIP, sigla misteriosa che ha cominciato a fare le prime capatine in televisione. E come al solito noi non ne sappiamo nulla. Per questo postiamo questo breve brano di Mario Pianta tratto dal Manifesto, che per lo meno segnala il problema.
Il patto atlantico dei capitali
Un comune decide che le mense sco­la­sti­che acqui­stino pro­dotti locali a chi­lo­me­tri zero. Un paese — l’Italia — vota in un refe­ren­dum che l’acqua deve essere pub­blica. Un con­ti­nente — l’Europa — pone restri­zioni all’uso di Orga­ni­smi gene­ti­ca­mente modi­fi­cati (Ogm) in agri­col­tura. Tra poco tutto que­sto potrebbe diven­tare ille­git­timo. Il Trat­tato tran­sa­tlan­tico per il com­mer­cio e gli inve­sti­menti (Ttip, Tran­sa­tlan­tic trade and invest­ment part­ner­ship), oggetto di discus­sioni segrete tra Usa e Com­mis­sione euro­pea, pre­vede che le com­messe pub­bli­che non pos­sano pri­vi­le­giare pro­dut­tori locali, che gli inve­sti­menti delle mul­ti­na­zio­nali siano con­sen­titi e tute­lati anche nei ser­vizi pub­blici (acqua, sanità, etc.), che la rego­la­men­ta­zione non possa limi­tare i com­merci, anche quando ci sono rischi per l’ambiente o la salute. E se un governo tiene duro, sono pronti i mec­ca­ni­smi di arbi­trato che pos­sono costrin­gere gli stati a pagare alle mul­ti­na­zio­nali l’equivalente dei man­cati superprofitti.
Si trat­te­rebbe di un colpo di stato. L’annullamento della poli­tica di fronte all’assoluta libertà dei capi­tali, non di com­mer­ciare – quella c’è già – ma di entrare in ogni atti­vità, ogni ambito della vita, con la garan­zia di fare pro­fitti. L’annullamento della demo­cra­zia intesa come pos­si­bi­lità di una comu­nità di deci­dere i pro­pri valori, le regole con­di­vise, le poli­ti­che da rea­liz­zare. L’annullamento dei diritti dei cit­ta­dini e delle respon­sa­bi­lità col­let­tive – come quella verso l’ambiente – che si frap­pon­gano alla tra­sfor­ma­zione in merce del mondo intero.
Il com­mer­cio è uno dei temi su cui i paesi mem­bri della Ue hanno già tra­sfe­rito com­ple­ta­mente la sovra­nità a Bru­xel­les: è la Com­mis­sione a nego­ziare gli accordi all’Organizzazione mon­diale per il com­mer­cio (Omc) o i trat­tati bila­te­rali come il Ttip. Ma senza poteri signi­fi­ca­tivi del Par­la­mento euro­peo e con il potere delle lobby delle mul­ti­na­zio­nali che detta le poli­ti­che euro­pee, la Ue ha pra­ti­cato in que­sti anni la ver­sione più estrema e irre­spon­sa­bile del libe­ri­smo. Come nel caso dell’Unione mone­ta­ria, il pas­sag­gio di poteri sul com­mer­cio è un pes­simo esem­pio di come l’integrazione europa porti a poli­ti­che che favo­ri­scono solo i capi­tali e dan­neg­giano le per­sone, il lavoro, l’ambiente — den­tro e fuori l’Europa, come mostrano gli effetti nega­tivi dei trat­tati di libero scam­bio sui paesi in via di sviluppo.
Il Ttip è un “Trat­tato intrat­ta­bile” che va fer­mato al più pre­sto. Siamo ancora in tempo, un pro­getto ana­logo – l’Ami — era già stato scon­fitto nel 1998. Ma ser­vi­rebbe una discus­sione attenta che ancora non c’è. Ser­vi­rebbe una pro­te­sta di massa con­tro quest’ultimo, estremo sus­sulto di quel libe­ri­smo che ci ha por­tato a sei anni di depres­sione eco­no­mica. Ser­vi­reb­bero sin­da­cati che non si pie­ghino a nuove distru­zioni di posti di lavoro, con­su­ma­tori che boi­cot­tino le muti­na­zio­nali più aggres­sive, par­titi che si ricor­dino, per una volta, di difen­dere la demo­cra­zia. Discu­tere di ele­zioni euro­pee – da oggi al pros­simo mag­gio — signi­fica discu­tere soprat­tutto di questo.

giovedì 23 gennaio 2014

Gli organismi dirigenti nazionali - Comitato politico Nazionale 11-12 gennaio 2013


Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista del 11 – 12 gennaio 2014 ha assunto le seguenti decisioni:
Elezione del segretario nazionale: Paolo Ferrero
Hanno ottenuto voti Paolo Ferrero 67, Arianna Ussi 19.
Votanti 147, Astenuti 54, Schede Nulle 0, Schede Bianche 7

Elezioni della segreteria (di cui fanno parte di diritto il segretario Paolo Ferrero, il tesoriere Marco Gelmini e i due coordinatori nazionali dei Giovani Comunisti Anna Belligero e Simone Oggionni):
Maurizio Acerbo
Fabio Amato
Giovanna Capelli
Roberta Fantozzi
Eleonora Forenza
Nando Mainardi
Rosa Rinaldi
Raffaele Tecce
Votanti: 143. Favorevoli: 70. Contrari: 56. Astenuti:16. Schede Bianche: 1.

Direzione Nazionale (di cui fanno parte di diritto il segretario Paolo Ferrero e i coordinatori nazionali dei Giovani Comunisti Anna Belligero e Simone Oggionni ed a cui è invitato permanente il Presidente della Commissione Nazionale di Garanzia Gianluca Schiavon):
1     Acerbo MaurizioAbruzzo - Ferrero
2     Amato FabioUmbria - Ferrero
3     Bellotti ClaudioMilano - Falce e martello
4     Bonadonna SalvatoreRoma - Grassi
5     Borrelli Danilo Roma - Grassi
6     Bottini AntoniettaPavia - Ferrero
7     Bracci Torsi BiancaRoma - Ferrero (?)
8     Bregola IreneFerrara - Grassi
9     Campese MariaPuglia - Grassi
10    Cangemi Luca - Sicilia - Grassi
11    Capelli Giovanna - Lombardia - Ferrero
12    Cardazzo Renato - Veneto - Ferrero
13    Cesani Silvana – Lodi - Ferrero
14    Coppa Annarita – Catanzaro - Grassi
15    Cristiano Stefano – Pistoia - Grassi
16    Della Vecchia Luciano – Umbria – Ferrero (?)
17    Fantozzi Roberta – Pisa - Ferrero
18    Fioretti Andrea – Roma – Terza mozione
19    Forenza Eleonora – Puglia - Ferrero
20    Gelmini Marco – Piacenza - Ferrero
21    Granchelli Patrizia – Milano – Terza mozione
22    Grassi Claudio – Reggio Emilia - Grassi
23    Greco Dino – Brescia - Ferrero
24    Grondona Stefano – Bologna – Terza mozione
25    Locatelli Ezio – Bergamo - Ferrero
26    Luzzaro Lidia – Calabria – Falce e martello
27    Mainardi Nando – Emilia-Romagna - Ferrro
28    Marino Loredana – Salerno – Ferrero
29    Marotta Antonio – Sicilia - Ferrero
30    Miniati Adriana – Toscana - Ferrero
31    Petrini Armando – Piemonte – Grassi
32    Piobbichi Francesco – Umbria – Ferrero
33    Rancati Claudia – Vicenza – Terza mozione
34    Renda Jacopo – Napoli – Falce e martello
35    Rinaldi Rosa – Piemonte - Ferrero
36    Santilli Linda – Roma - Grassi
37    Sgherri Monica – Toscana - Ferrero
38    Targetti Sandro – Toscana - Terza mozione
39    Tecce Raffaele – Napoli - Ferrero
40    Ussi Arianna – Campania - Terza mozione
Votanti per la Direzione Nazionale: 143. Favorevoli: 121. Contrari: 12. Astenuti: 9. Schede Bianche: 1.

Elezioni del Tesoriere nazionale: Marco Gelmini
Votanti: 143. Favorevoli: 72. Contrari: 30. Astenuti: 40. Schede Bianche: 1

Come è evidente dai risultati, il documento 1, che aveva raccolto il 76 % dei voti degli iscritti, si è diviso, come era chiaro dagli emendamenti presentati, tra i seguaci di Ferrero, maggioritari, e quelli di Grassi, i primi con il una percentuale leggermente superiore al 50 per cento, e secondi intorno al 25 per cento. La divisione è risultata insanabile, tra chi propone la costruzione di un polo di reale alternativa al PD (Ferrero), e chi continua ad inseguire Vendola, PDCI, e fantomatici, per quanto possono vedere i comuni mortali, dissidenti del PD. D'altra parte Ferrero non ha accettato le richieste della terza mozione, in merito, ad esempio, al rifiuto di allearsi col centro-sinistra nelle imminenti elezioni in Sardegna. Il risultato è stata l'elezione di un segretario e di una segreteria di minoranza, cosa prevista dallo Statuto di Rifondazione Comunista, anche se di certo non è una soluzione auspicabile. Solo il tesoriere nazionale, Marco Gelmini, ha superato a stento il 50% dei votanti. Una soluzione risicata, resa possibile, tra l'altro, solo dal comportamento dei rappresentanti del terzo documento, che, pur non entrando negli esecutivi del partito, hanno reso di fatto possibile per lo meno la loro elezione. Infatti, sia per l'elezione del segretario, sia in quella della segreteria, se i rappresentanti del terzo documento avessero dato voto contrario, le proposte sarebbero state bocciate.
Ci sembra corretto che i compagni ed i simpatizzanti conoscano queste dinamiche reali.

mercoledì 15 gennaio 2014

E adesso rilanciare Rifondazione - Intervista di Paolo Ferrero

Il Cpn di questa fine settimana ti ha riconfermato nel ruolo di segretario,  quali saranno i punti principali dell’azione politica della fase che si apre?
I punti fondamentali sono due. In primo luogo il pieno dispiegamento del Piano per il Lavoro, cioè della proposta concreta che facciamo per uscire qui ed ora dalle politiche di austerità e che potrebbe dar vita a milioni di posti di lavoro. L’idea di fondo è molto semplice: solo la redistribuzione del reddito, del lavoro e un intervento pubblico nei settori di pubblica utilità può ridurre drasticamente la disoccupazione. E’ una ricetta opposta a quella avanzata da Renzi che vuole invece proseguire nelle politiche di austerità e cioè nell’aggravamento della crisi che oramai è diventata deflazione. Il Piano del Lavoro non è solo un progetto ma è una proposta di lotta su cui costruire relazioni sociali e conflitto, territorio per territorio, settore per settore. Costruire un movimento per il lavoro a partire da un intervento pubblico è il nostro obiettivo, per ricominciare a parlare al paese a partire dai problemi del paese.
E il secondo?
Il secondo è la proposta di realizzare una lista unitaria di sinistra per le elezioni europee. Una lista che abbia Alexis Tsipras candidato a Presidente, che si riconosca nel Partito della Sinistra europea e nel GUE, che aggreghi tutte le forze che in Italia vogliono rovesciare le politiche neoliberiste. La situazione è fluida e per questo positiva: abbiamo l’appello di Camilleri e Spinelli, abbiamo varie realtà che si sono pronunciate per Tsipras, anche in SEL vi è un dibattito attorno a questo nodo. La nostra proposta è di costruire una lista unitaria che sia un vero e proprio spazio pubblico della sinistra antiliberista, da costruirsi in modo democratico, partecipato e paritario. Non proponiamo di fare la lista di Rifondazione Comunista allargata – perché sappiamo che non riuscirebbe ad unire tutte le forze e persone che effettivamente sono d’accordo sui nostri stessi contenuti sull’Europa – ma non accettiamo esclusioni o discriminazioni: in un quadro di chiarezza di contenuti, di rinnovamento dei volti e di radicale democratizzazione dei percorsi di costruzione della lista, noi lavoriamo affinché questa sia la lista di tutti coloro che vogliono rovesciare le politiche europee da sinistra. Proprio oggi pomeriggio abbiamo un incontro con i compagni di Syriza qui a Roma e da qui vogliamo partire per un percorso unitario che deve coinvolgere il partito a tutti i livelli e che, lo ribadisco, vedrà un referendum al nostro interno per verificare se la scelta che stiamo perseguendo è condivisa dai compagni e dalle compagne.
Il progetto politico è chiaro ma il CPN restituisce l’immagine di un partito ancora diviso. Come mai in questo mese non si è riusciti a ricomporre la frattura?
Chiudendo il Congresso che ha visto una larga maggioranza sul documento 1, invece di proporre semplicemente la votazione sulla mia riconferma, abbiamo proposto di fare una consultazione tra tutti i membri del CPN e la gestione unitaria del partito. Ritengo infatti che la linea politica sia quella decisa dai compagni e dalle compagne nei congressi, ma che tutto il gruppo dirigente e tutto il partito deve contribuire alla gestione del partito su quella linea politica. Era una occasione per superare in avanti le divisioni congressuali, costruendo un quadro di rinnovamento che non lasciasse sul campo vinti e vincitori. Purtroppo i dirigenti cosiddetti “emendatari” hanno scelto, come i dirigenti della mozione 2, di non partecipare alle consultazioni e hanno fatto una presa di posizione collettiva che ribadiva i termini del dibattito congressuale. Considero questo un grave errore perché non si è colta l’occasione di fare un passo in avanti tutti insieme, prendendo atto che il Congresso era stato fatto ma che era anche finito e che non poteva continuare all’infinito. In questa condizione, la consultazione ha dato un responso chiarissimo, con una larga maggioranza di compagne e compagni  che hanno indicato il mio nome come segretario e parallelamente posto una grande domanda di rinnovamento. Questo abbiamo fatto nel Cpn, dove la proposta di segreteria che ho avanzato e che è stata approvata, vede un significativo rinnovamento, ben 6 su 10 dei suoi membri non ne facevano parte.  Per la prima volta da quando sono segretario la segreteria ha una età media più bassa della mia….
Essere un segretario “di minoranza” cosa comporta?
Una cosa semplice e complicata nello stesso momento: assumere le decisioni congressuali che, ripeto, sono state approvate a larga maggioranza, come la strada maestra su cui muoversi e sulla base di quel progetto politico rimettere in moto il partito, lavorando per costruire ad ogni livello la gestione unitaria. Non considero questa situazione una situazione definitiva: la considero una necessaria fase di passaggio per rimettere in moto il partito sulla base del l’indirizzo politico deciso nel Congresso. Non potevamo allungare il brodo ulteriormente, far passare altri mesi. Non intendo infilarmi in trattative sui posti, mediazioni infinite e patti di gestione. Questo l’ho fatto consapevolmente negli anni scorsi per cercare il massimo di unità del gruppo dirigente. Purtroppo questa unità è deflagrata vergognosamente il minuto dopo il fallimento di Rivoluzione Civile a febbraio, nonostante tutte le decisioni fossero state prese in modo collegiale e unitario. L’unica strada per rilanciare Rifondazione non può essere la danza immobile della trattativa tra le correnti ma il tentativo di ridare fiato e senso alla nostra impresa politica. Io penso che le differenze politiche che abbiamo tra di noi, perlomeno quelle dichiarate, siano inferiori a quel che appare e che quindi sia possibile rilanciare il partito e su questo rilancio costruire le condizioni per arrivare ad una effettiva gestione unitaria del partito.
Vi è chi dice che tu avresti fatto uno scambio con la Mozione 3 per ottenere il voto di astensione sulla segreteria, snaturando così l’esito del Congresso.
Ho letto questo rilievo e mi pare che chi lo avanza continua a non voler capire cosa è successo. Le differenze politiche con la mozione 3 sono palesi e non si sono ridotte. Ad esempio gli unici due atti politici fatti dal Congresso ad oggi e cioè la scelta di fare l’accordo con il centro sinistra in Sardegna e l’approvazione dell’Ordine del giorno sul congresso della Cgil nel Cpn, hanno visto il pieno dissenso dei dirigenti della mozione 3 e il consenso dei dirigenti di Essere Comunisti.  Io stesso ho ribadito in modo molte netto  di essere vincolato alla realizzazione di quanto deciso nel Congresso e cioè all’attuazione di quanto previsto dal documento 1 approvato, ripeto, a larga maggioranza.  A me pare che i dirigenti del Documento 3 abbiano semplicemente preso atto che il Congresso era finito e che era opportuno che il partito si rimettesse in movimento evitando di avvitarsi in una spirale autodistruttiva riguardante l’elezione dei gruppi dirigenti. Questo senza alcuna modifica di giudizio, negativo, che questi compagni e compagne danno sulla linea politica del partito, tant’è che i dirigenti della mozione 3 hanno presentato una candidatura alternativa alla mia a segretario nella persona della compagna Ussi. In questa vicenda non si è misurato chi era più vicino o più distante politicamente ma chi ha deciso di garantire immediatamente un rilancio dell’iniziativa politica del partito e chi invece ha proseguito una battaglia politica come se il congresso non fosse terminato. Per quanto mi riguarda io continuerò a perseguire la gestione unitaria del partito a tutti i livelli e penso che chi vuole esercitare il suo ruolo di direzione, nel pieno rispetto delle differenze, deve farlo. Abbiamo bisogno di tutte le forze e di tutte le intelligenze e nel concreto del lavoro politico confido di poter superare questa situazione.

Però la mozione 1 si è divisa.
Si è divisa esattamente come era stata divisa nel Congresso e infatti avevo proposto la consultazione come terreno per costruire una ricomposizione  che non è avvenuta. Il motivo mi pare il seguente:  a nessuno sfugge che dentro la Mozione 1, il tema del rinnovamento veniva declinato in modo molto diverso, tant’è che vi erano due emendamenti al testo del documento che parlavano di rinnovamento. Da un lato chi voleva cambiare il segretario, definito settario, e modificare per questa via anche la linea politica. Dall’altra chi voleva il rinnovamento per rendere più efficace l’attuazione della linea politica di cui il segretario era stato interprete ed esecutore. Nel Congresso ha prevalso questa seconda ipotesi: l’emendamento Mainardi è stato approvato e quello Albertini bocciato. Questo è cosa hanno deciso le migliaia di iscritti e iscritte che hanno partecipato al Congresso: occorreva prenderne atto, perché a un certo punto finisce il Congresso e si tratta di gestire il partito. Questo purtroppo non è avvenuto, a mio parere perché l’aver fatto della rottamazione del segretario il punto fondamentale della battaglia congressuale, ha reso tutto più difficile, dalla discussione sul rinnovamento a quello sui gruppi dirigenti. Così, dopo la consultazione andata in quel modo e vista l’indisponibilità di Essere Comunisti di far parte della segreteria, la proposta avanzata nel Cpn è stata conseguente, sia sul segretario che sulla segreteria.

Preoccupato?
Solo un imbecille non lo sarebbe. Ma sono anche fiducioso sulla possibilità di poter rilanciare l’azione politica del partito in modo largamente unitario. Sulle elezioni europee vedo un terreno significativo di convergenza e azione unitaria: la possibilità di fare una lista legata alla sinistra europea, chiaramente alternativa a socialisti e popolari è un obiettivo largamente condiviso nel partito. In più è evidente che il progetto politico di SEL di fiancheggiamento del centro sinistra è sempre più in crisi per cui sulle europee vi è addirittura la possibilità di mettere in discussione l’attuale configurazione della sinistra italiana. Mi pare che su questo ci sia un grande terreno di lavoro politico unitario, di ricomposizione politica. Così come il rilancio del lavoro sociale del partito attorno al Piano del Lavoro può rispondere positivamente alla critica di politicismo che nel Congresso è emersa con forza. Possiamo ridislocare il Partito nel lavoro sociale con una proposta forte e su questo riguadagnare un ruolo che oggi svolgiamo solo molto parzialmente.

Ci saranno cambiamenti organizzativi?
Si tratta di fare un radicale bagno di democrazia nel modo di funzionare del partito. Questa è la critica maggiore che è emersa nel Congresso da parte dei compagni e delle compagne. Su questo intendo cambiare registro radicalmente: dal pieno coinvolgimento del partito nelle decisioni a partire dal referendum sulle europee all’accorciare la distanza tra centro e periferia, qui abbiamo da cambiare molto: la logica pattizia di gestione del partito si può superare solo con un forte coinvolgimento democratico di tutto il corpo militante del partito all’interno di una gestione unitaria dello stesso. E’ quello che vogliamo fare.
[Romina Velchi]
 da:
 

giovedì 9 gennaio 2014

Elezioni europee - Il documento programmatico della Sinistra Europea

Il logo della Sinistra Europea
Si stanno scaldando i motori per le prossime elezioni europee.
Oramai è sempre più diffusa la consapevolezza che la la costruzione europea è una delle componenti della crisi sempre più pesante e che si avvicina a livelli di allarme sociale generale, e che proprio il modo con cui essa è stata realizzata è una delle prime cause della recrudescenza della crisi stessa.
Il partito della Sinistra europea, del quale Rifondazione Comunista fa parte, ha tenuto il suo IV Congresso a Madrid dal 13 al 15 dicembre del 2013.
Il documento finale del Congresso è ora disponibile in versione italiana sul sito nazionale di Rifondazione Comunista a questo indirizzo:
http://www2.rifondazione.it/primapagina/wp-content/uploads/2014/01/final-political-doc-European-Left-IT.pdf
In allegato copia del documento, che rappresenta le linee e le proposte politiche che la Sinistra Europea porterà in Europa. Nella stessa sede è stata formalizzata la candidatura di Tsipras a presidente della Commisione europea, cioè a "presidente del consiglio" del "governo europeo".
La candidatura a presidente della commissione europea non è una bizzarria inventata dalla Sinistra Europea, ma una norma introdotta di recente nella procedura elettorale: chi partecipa alle elezioni europee deve indicare obbligatoriamente il suo candidato alla presidenza.
La candidatura di Tsipras sta suscitando molto
Il logo di Syriza
interesse anche al di fuori delle cerchie ristrette di partito, fino al punto che qualche balordo propone uno scenario già visto, che ha portato alla catastrofe attuale della sinistra italiana: visti gli errori dei partiti, facciamo a meno dei partiti; senza accorgersi, i tapini, che automaticamente così non fanno altro che costituire un  nuovo partito.
In attesa di costruire gli sviluppi di questa proposta a livello italiano, ci permettiamo di ricordare il ruolo che Syriza sta svolgendo in Grecia, e forse non sarà inutile svolgere in chiaro il significa del nome, che deriva dalle parti iniziali di tre parole che in greco significano Coalizione (Sy...) Radicale (Riz...) di Sinistra (A....).
Prcbrescia