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martedì 22 dicembre 2015

Obama tra califfi, sultani e giochi di guerra pericolosi e truccati

E Obama disse: Assad è «un dittatore che massacra il suo popolo», mentre per Erdogan ha ribadito di "sostenere il diritto della Turchia a difendersi".
Andrebbe proposto un super-nobel per la pace tutto per lui.
Per vedere il vero volto di Erdogan, accuratamente occultato dai nostri mass-media, leggi l'articolo qui sotto


Il Kurdistan turco è sottoposto ormai da mesi ad un feroce attacco da parte dello Stato turco. Carri armati per le strade, città assediate, quartieri bombardati e una scia di sangue che non smette di scorrere. Attraverso le dichiarazioni di coprifuoco, Erdogan sta compiendo una nuova pulizia etnica. 200.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie case.
“Le montagne erano piene di morti, le valli erano scosse dalle urla delle persone, i fiumi scorrevano tinti di rosso del sangue”
Gonul Tepe, giornalista e politica Curda, sul genocidio di Dersim nel 1937
I numeri rilasciati in un dossier realizzato nei giorni scorso da TIHV (Human Rights
Foundation of Turkey) rendono perfettamente quanto di enormemente grave sta accadendo negli ultimi mesi nella regione del sud-est della Turchia (Kurdistan Bakur): oltre 50 dichiarazioni di coprifuoco a partire dal 16 di Agosto ad oggi, 17 città colpite, 7 distretti coinvolti, oltre 160 morti civili, di fatto 1 milione 300.000 persone costrette a vivere sotto assedio, la costante minaccia di essere uccisi, i diritti umani continuamente calpestati. ...leggi tutto...

E intanto la NATO manda navi ed aerei per "difendere la Turchia"

Su questa situazione pubblichiamo il comunicato della "Rete Kurdistan Italia"
In guerra la prima vittima è l’informazione. Se questo detto è vero, l’arte di rigirare le notizie in proprio favore è ben praticata dall’AKP, partito al governo in Turchia, e dallo Stato Maggiore militare, che nei suoi comunicati ufficiali pretende di aggiornare quotidianamente il numero dei “terroristi” del PKK uccisi nel corso delle operazioni militari: un giorno 24, un altro più di cento…senza mostrarne i corpi. Ma ai media occidentali – e purtroppo anche a molti siti di movimento – non serve verificare le notizie, copiate fino alle virgole: si distinguono ormai solo per il “tono” generale delle loro veline, chi ancora usa la locuzione “ribelli separatisti”, chi più raffinato aggiunge due righe per dire che con le attuali operazioni militari si è interrotto un processo negoziale in corso da due anni.
Ciò che è sicuramente vero è che ci sono dei morti: sono i civili curdi che vengono ogni giorno giustiziati da polizia e esercito turchi con l’impiego di tank, di cecchini che sparano a donne e bambini perfino all’interno delle loro case, a ragazzini che vengono abbattuti nelle strade perchè hanno osato scavare trincee per non far passare i carri armati dell’esercito e difendere così le proprie case e i propri cari. Sur, Cizre, Nusaybin, sono solo alcune delle località sottoposte a coprifuoco che hanno visto un impiego massiccio e continuato delle forze armate turche direttamente contro il popolo.

E’ una guerra sproporzionata, che vede una potenza militare fra le più armate al mondo da una parte, e un popolo armato solo della sua stessa volontà di difendersi e di autodeterminarsi mettendo in pratica l’autogoverno. Erdoğan negli scorsi giorni ha detto testualmente che avrebbe continuato le operazioni mlitari fino a “ripulire” le zone curde. Il co-presidente del partito HDP, Demirtaş, gli ha risposto che può pure venire a pulire le fogne!

Emine Ayna, co-presidente del Partito Democratico delle Regioni (DBP), ha dichiarato ın un’ıntervısta:”Lo stato turco conduce una guerra mirata contro la popolazione curda. Le dichiarazioni secondo le quali si tratta di operazioni contro il PKK servono a ingannare l’opinione pubblica. Erdogan si vendica dei curdi perché hanno portato a una perdita di potere dell‘AKP e ostacolano i piani di Erdogan di una dittatura presidenziale. Fino ad ora negli attacchi non è stato ucciso un solo combattente del PKK. Si lamentano invece dozzine di vittime civili. Mentre la vittima più giovane è un neonato di appena 35 giorni, sono state assassinate anche molte persone che avevano più di 80 anni. Centinaia di persone hanno riportato ferite gravissime.“

Persino Devlet Bahceli, il presidente dell’ultranazionalista MHP, noto per le sue dichiarazioni anti-curde, nell’ultima seduta del suo partito ha parlato di una pulizia etnica alla quale non è ancora stato dato un nome.

E l’Europa come risponde a tutto questo? Fornendo denaro e legittimità al governo AKP per bloccare il flusso di profughi in territorio turco! Se durante l’ascesa e il potere di Hitler molti fecero finta di non vedere, oggi Erdoğan può permettersi di rivendicare ad alta voce il perseguimento di una “pulizia etnica” contro i curdi mentre l’Europa gli fornisce apertamente soldi e sostegno.

Le menzogne sulla stampa e che circolano in rete sono parte della strategia di guerra! Non rendiamoci complici di un tale crimine, verifichiamo le fonti e leggiamo criticamente le notizie per non farci strumentalizzare anche inconsapevolmente. Una giusta informazione potrà condurre a iniziative politiche utili per mettere fine agli attacchi sproporzionati della Turchia contro i civili curdi!

giovedì 17 dicembre 2015

Sabato 19 dicembre - ore 14.30 - Presidio a Ghedi - Parcheggio fabbrica armi RWM

Renzi in Arabia Saudita

CONTRO OGNI GUERRA SENZA SE E SENZA MA!
FUORI DALLA NATO E DA TUTTI GLI ORGANISMI GUERRAFONDAI!
Noi, donne e uomini aderenti o non aderenti ad associazioni, partiti politici, sindacati


Noi rivendichiamo e sentiamo come nostri i morti delle vostre guerre; sono nostre tutte le vittime che voi, con i vostri saccheggi, avete prodotto.
Sentiamo come nostre le 130 vittime di Parigi così come sentiamo nostre le centinaia di migliaia vittime siriane, libanesi, palestinesi, kurde, irakene, yemenite, keniote, nigeriane, somale, e tutte le altre che voi con le vostre guerre avete causato.
Sono nostri i 23 mila morti che le vostre ottuse politiche di “difesa“ della fortezza Europa hanno fatto affogare nel Mediterraneo.
Vostre sono le guerre e le politiche imperialiste e di saccheggio che state combattendo, e quelle che avete in mente di scatenare.
Noi manifestiamo per dire che ci opporremo ai vostri disegni di guerra e che non ci faremo arruolare nei vostri eserciti.
Non permetteremo che quelle poche libertà che ci sono rimaste vengano ulteriormente compresse in nome dell’emergenza che volete usare per difendere i vostri privilegi.
Respingiamo la distinzione che fate fra profughi per motivi economici e profughi per motivi di guerra. Voi volete dividere i poveri della Terra per sfruttarli meglio.
Non saremo complici della vostra ipocrisia. Vogliamo che la nostra sia terra di pace e ponte fra le culture del Mediterraneo.
Decidiamo di dare continuità alle manifestazioni ed azioni contro le guerre, contro le basi militari, e, come prima urgenza, contro la fabbrica di bombe RWM di Ghedi-Domusnovas, che, con il beneplacito del Governo Italiano ed il colpevole silenzio della Giunta Regionale Sarda e del comune di Ghedi e della provincia di Brescia, vende le bombe all’Arabia Saudita (complice dell'ISIS) che le sgancia sulla popolazione dello Yemen, colpendo migliaia di civili tra cui moltissime vittime sono bambini. Chiediamo che venga interrotta immediatamente ogni collaborazione militare con i regimi che sono stati fino a poco tempo fa (e in certa misura sono ancora) complici dell'ISIS (innanzitutto Arabia Saudita, Qatar e Turchia). Per questo manifestiamo oggi davanti alla RWM di Ghedi-Domusnovas, fornitrice di morte a questi regimi.


Il presidio di SABATO 19 DICEMBRE ALLE ORE 14,30 DAVANTI ALLA SEDE DI GHEDI DELLA RWM (VIA INDUSTRIALE, 80, GHEDI) è indetto in parallelo, e in condivisione dei contenuti, con la manifestazione indetta per lo stesso giorno davanti al sito produttivo della RWM a Domusnovas, in Sardegna.

DONNE E UOMINI CONTRO LA GUERRA

martedì 15 dicembre 2015

I farisei ed i talenti nascosti

Pubblichiamo questa riflessione di Giorgio Cremaschi sul caso salva-banche, non perché riveli segreti che in realtà tutti conoscono, ma per la chiarezza e la sintesi con cui l'assurdità criminale della situazione è delineata:
IL BANCHIERE RILUTTANTE
di Giorgio Cremaschi
Immaginiamo che in una città siano stati tolti i limiti di velocità per le automobili, che siano stati aboliti gli Stop agli incroci e messi sul giallo tutto i semafori e che, in nome della velocità di scorrimento del traffico, si diano premi agli automobilisti che corrono di più. In un tale ambiente di pazzi suonerebbe un poco ipocrita il compianto per le vittime degli inevitabili catastrofici  incidenti stradali. È ipocrita allo stesso modo il compianto ufficiale per il povero pensionato che si è suicidato, perché derubato dei propri risparmi investiti in obbligazioni subordinate cancellate dal decreto salvabanche.
L'ipocrisia per questo suicidio è doppia. In primo luogo perché sembra ignorare le centinaia di piccoli imprenditori, lavoratori, debitori che si sono uccisi in questi anni di crisi e di politiche di austerità. In Italia abbiamo statistiche per tutto,ma pare manchi un dato sulla strage per crisi economica e non è un caso. Si vuole far passare il massacro di persone che non hanno retto al disastro economico e alla precarizzazione delle loro vite e di quelle dei loro cari come una serie di casi individuali. Invece la strage per suicidio economico è un evento collettivo, è il prodotto di una politica frutto di precise scelte e responsabilità, che ne dovrebbero sopportare tutto il peso criminale.
In secondo luogo è ipocrita far credere che il povero pensionato sia stato travolto da una scheggia impazzita del sistema. No, è tutto il sistema che è impazzito come la città folle di cui abbiamo scritto all'inizio.
Pochi giorni fa il ministro Poletti ha spiegato che sarebbe ora di farla finita con gli orari di lavoro e che sarebbe giusto retribuire i dipendenti a prestazione. Il suo ragionamento, applicato a chi lavora per un istituto di credito, vorrebbe dire che un impiegato per mangiare dovrebbe vendere più obbligazioni insicure che può. E in realtà il sistema sta proprio andando in quella direzione.
In questi anni i dipendenti degli istituti di credito son stati sottoposti alla cura della competitività estrema. Molti son stati licenziati e sostituiti con giovani precari e sottopagati. Il Jobsact ha oliato tutto il nuovo meccanismo. Nelle retribuzione si riduce sempre più la paga fissa, quella che con 16 mensilità faceva del bancario il dipendente più invidiato, mentre si estende quella a cottimo. Cioè  prendi i soldi se la tua banca fa tanti contratti speculativi e tu contribuisci con la tua opera al suo successo. Consiglio di leggere cosa scrive un lavoratore bancario,  anonimo perché a dire la verità si rischia il posto, sul sito di ClashCityWorkers.
I dipendenti delle banche sono soldati della guerra per il profitto e guai a loro se perdono un affare, se un risparmiatore viene preso dai dubbi e rinuncia ad investire i suoi soldi. E anche sui risparmiatori la pressione non è certo piccola. Avete visto le ultime pubblicità delle banche? Su Radio24 addirittura sono i soldi che parlano e protestano con il loro proprietario perché li tiene congelati in un cassetto, versione neo liberale della parabola dei talenti. Cosa volete che faccia il pensionato quando un sorridente impiegato gli sottopone un contratto di 50 pagine in più copie scritte in piccolo piccolo. Si pensa che dica come nei film americani: fermi tutti voglio il mio avvocato? No il sistema funziona sulla sottomissione di dipendenti e risparmiatori. E il sistema bancario impone ai dipendenti di vendere prodotti a rischio ai risparmiatori e ai risparmiatori di acquistarli.
Le banche sono diventate parte del casinò globale della finanza speculativa, son già passati oltre vent'anni da quando il presidente Clinton cancellò la legge Glass Seagal che separava le banche d'affari dai normali istituti di credito. Oggi i risparmi dei cittadini servono alle banche per partecipare alla speculazione finanziaria globale e quindi i risparmiatori son sempre più destinati a finire come il parco buoi della Borsa. Se va bene a tutti, forse va bene anche a loro, se va male, va male solo a loro. Il sistema funziona così. In Europa 4000 miliardi di euro  di danaro pubblico son stati spesi per salvare le banche, che hanno ricominciato a speculare su derivati e porcherie varie come e più di prima. Ora un legge bancaria europea, testata come altre iniquità con i memorandum imposti alla Grecia, impone che i salvataggi delle banche avvengano anche con i soldi dei risparmiatori che di quelle banche si sono fidati. Gli unici che non debbono mai pagare nulla sono  i banchieri, ai quali anzi deve essere garantita la possibilità di tornare agli affari come e più di prima. Così i poveri risparmiatori, come i primi cassaintegrati di Pomigliano , finiscono in una società programmaticamente definita "bad company". Cioè un cattiva compagnia senza futuro dove finiscono i poveri ed i perdenti. Mentre i vincenti, cioè i banchieri e i loro protetti e protettori, van tutti nella nuova società per ricominciare ad attrarre risparmio. Con gli stessi scopi di prima.
Immaginatevi se sui contratti di investimento fosse stampato in caratteri giganti :Nuoce gravemente alla salute dei tuoi soldi.
Immaginatevi se i dipendenti delle banche non ricevessero più bonus o premi di risultato, ma solo il vecchio salario fisso e soprattutto immaginativi se non rischiassero più il posto per insufficiente vendita di contratti.
Immaginatevi poi il controllo o addirittura la proprietà pubblica sul sistema bancario e  la separazione  degli istituti che giocano al casinò finanziario da quelli ove si mettono i risparmi di una vita e si ricevono i prestiti per la casa.
. Immaginate insomma un sistema con limiti, controlli divieti veri . Non sentireste subito urlare  che si attenta alla libertà dei mercati, che si limita la corsa alla prosperità e   si colpisce l'Europa, che si vuole tornare allo statalismo o peggio ancora al socialismo?
Così,  dopo il pianto per l'ultima,  il sistema riprende a macinare vittime come e più di prima, al massimo concedendosi le riflessioni sofferte di qualche banchiere temporaneamente riluttante.
Ps Non ho voluto parlare delle famiglie Boschi e Renzi, non perché non pensi grave il loro conflitto d'interessi, ma perché considero anche questo un prodotto (scadente) del  sistema impazzito.

A cura di webmaster

domenica 13 dicembre 2015

L'attacco neo liberista continua - È di nuovo l'ora della sanità

Per Martedì 15 dicembre è programmato il terzo incontro promosso da Rifondazione Comunista e Medicina Democratica di informazione e denuncia di quanto si muove sul fronte della sanità: con la riforma Maroni la regione Lombardia prepara il terreno per l'espansione in grande stile delle assicurazioni private nella sanità.

DOPO I TAGLI
DEL GOVERNO
RENZI
E LA RIFORMA
REGIONALE
DELLA SANITA'
LA SALUTE E' ANCORA UN DIRITTO?

ne parliamo con:
FULVIO AURORA – Medicina Democratica
LUCIANO PEDRAZZANI – Cgil Brescia
introduce:
ATTILIO ZINELLI – Prc Brescia
MARTEDI' 15 DICEMBRE
ORE 20.30

presso Centro Sociale 28 Maggio
Via Europa, 54 Rovato

Organizzano:
Circoli di Rifondazione Comunista della Franciacorta
Medicina Democratica Brescia

Aderiscono:
Centro Sociale 28 Maggio
Altra Franciacorta

Assalto finale al Servizio sanitario nazionale
In Italia è in atto l’assalto all’universalismo. Ma a differenza di quello che è avvenuto in Inghilterra e Spagna, nel nostro paese l’assalto non ha trovato un percorso politico e legislativo trasparente. In Italia l’assalto c’è, ma non si deve vedere. I politici di turno, commedianti di dubbio talento, dicono e non dicono, dicono e si contraddicono, promettono e smentiscono, gettano cortine fumogene per coprire l’enorme danno che stanno infliggendo alla popolazione italiana.

In Inghilterra sappiamo come è andata a finire: la temuta riforma è entrata in vigore nel 2013 producendo l’intera privatizzazione dei servizi sanitari. Analogo destino è toccato alla Spagna: anche qui un governo conservatore non ha perso l’occasione fornita dalla crisi di sbarazzarsi – con un semplice decreto reale (aprile 2012) – del sistema sanitario universalistico, per consegnare tutto alle assicurazioni.

L’assalto all’universalismo si attua in Italia attraverso il de-finanziamento “coatto” del fondo sanitario nazionale, iniziato con il governo Monti. Dal 2010 al 2013 il finanziamento pubblico per la sanità ha subito una decurtazione del -3,5% in termini reali (dai 112,5 mld del 2010 ai 110,0 mld del 2013). Seguirono di conseguenza: blocco del turnover del personale, riduzione dell’offerta pubblica, aumento spropositato dei ticket, migrazioni di massa di utenza dal settore pubblico a quello privato.

Questo il parere di Gavino Maciocco, medico con una storia intensa di esperienze mediche dal volontariato in Uganda, con anni di servizio civile, a lunghi periodi di studio in Inghilterra, ed attualmente docente presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Università di Firenze. Allarmismo o realtà?  Vi aspettiamo per discuterne insieme il 15 dicembre al c.s 28 maggio.

L'attacco neoliberista continua - Furto continuo alle condizioni di vita a favore dei gestori di capitali - È di nuovo l'ora delle pensioni

Lavoratori e Lavoratrici, pensionate e pensionati

Le pensioni sono di nuovo sotto attacco, è indispensabile reagire per impedire la cancellazione definitiva dei diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.

La pensione è “una retribuzione differita” e non sono “ soldi per un consumo differito” come vorrebbe il nuovo presidente dell’INPS.
La pensione“deve essere proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto” in modo da “garantire una vita libera e dignitosa al lavoratore ed alla propria famiglia” ( art.36 della Costituzione).

Dopo ben 8 "riforme" e centinaia e centinaia di miliardi tolti al mondo del lavoro, vogliono distruggere la pensione pubblica come diritto costituzionale e trasformarla in costo come vuole l’Europa.  Ricordiamole in sintesi le cosiddette riforme:

1992 riforma AMATO : innalzamento a 20 anni della contribuzione minima per avere una pensione di vecchiaia, colpite in particolare le donne.  Modifica del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni al costo della vita sganciato dalla variazione dei salari. L’adeguamento da semestrale diventa annuale e viene introdotto il massimale pensionabile. Il periodo di riferimento per il calcolo della retribuzione media pensionabile passa da 5 a 10 anni.

1995 riforma DINI : quella più  pesante che ha distrutto l'unità del modo del lavoro con l'obiettivo della tenuta del sistema fino al 2040 e oltre. Calcolo contributivo invece che retributivo per chi entra nel mondo del lavoro nel 1996. I giovani e gli anziani  avranno sistemi diversi con la stessa contribuzione. Il calcolo della pensione viene legato all'aspettativa di vita. Cancellate pensioni d'anzianità a 35  anni senza vincolo di età. Vengono introdotte le finestre e cioè, conseguito il diritto all’uscita bisognerà attendere tre mesi. Istituzione della Gestione Separata per i Parasubordinati.  Riduzione delle nuove pensioni ai superstiti quando il coniuge superstite possiede altri redditi. Nascono le pensioni private integrative gestite da aziende e sindacati.

1997 riforma PRODI: accelerazione alla gradualità della riforma Dini. La rivalutazione annuale avviene al 100% dell’aumento dei prezzi per pensioni fino a due volte il trattamento minimo ( oggi circa mille euro), 90% tra 2 e 3 volte, 75% tra 3 e 5 volte, 30% tra 5 e 8 volte  e oltre una cifra fissa.

2004 riforma MARONI : dal 1° gennaio 2008 le pensioni di anzianità si otterranno con 35 anni di contributi e 60 anni di età e 61 per gli autonomi, sia per gli uomini che per le donne. dal 2010, 61 per gli uomini e 62 per gli autonomi. Le donne potranno andare ancora con 57 anni di età, ma tutta la pensione verrà calcolata con il sistema contributivo. le finestre passano da 4 a 2.

2007 riforma DAMIANO: dallo scalone agli scalini. le finestre vengono inserite anche per le pensioni di vecchiaia; così aumenta l’età pensionabile e viene scardinato il principio che la pensione spetta dal mese successivo al compimento dell’età di vecchiaia. Vengono ridefiniti i coefficienti di trasformazione del sistema contributivo.

2009 riforma SACCONI - BRUNETTA: Prevede l’indicizzazione della età pensionabile in rapporto all'innalzamento della aspettativa di vita a decorrere dal 2015.

2010 riforma TREMONTI: una sola finestra mobile 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per gli autonomi. Aumento dell’età pensionabile in base alla aspettativa di vita con cadenza triennale anziché ogni 5 anni. I coefficienti di trasformazione saranno aggiornati ogni tre anni. Tali disposizioni entrano in vigore dall'anno 2011.

2011 riforma FORNERO - MONTI : il disastro più recente, saltano i 40 anni di contributi per la pensione. Innalzamento dell'età pensionabile fino a 67 anni e oltre, con il dramma degli esodati e le numerose ingiustizie riconosciute dallo stesso Parlamento ma che non hanno prodotto alcun cambiamento ma perpetrato il disastro.

ORA SI RICOMINCIA A PARLARE DI RIFORMA DELLE PENSIONI, COME SEMPRE SI ANNUNCIA CHE SI DEVONO AIUTARE I GIOVANI, MA IN REALTÀ SI VOGLIONO FARE ALTRI TAGLI ALLE PENSIONI PUBBLICHE PER FAVORIRE QUELLE PRIVATE, NON SOLO QUELLE CONTRATTUALI MA ANCHE QUELLE DELLE ASSICURAZIONI.
Negli ultimi 15 anni le pensioni hanno perduto il 42% del loro valore rispetto al costo della vita. Si è già verificato quel “ rilevante scostamento” fra salari e pensioni per il quale la Corte Costituzionale ha più volte sollecitato “ l’intervento correttivo del legislatore”.

SIAMO STANCHI  DI FARE DA BANCOMAT A TUTTI I GOVERNI!

Vogliono metterci contro i giovani rompendo il patto generazionale tra padri e figli, ma non fanno nulla per impedire il lavoro gratuito, la precarietà e la disoccupazione, continuano a sponsorizzare i “fondi pensione” (che sono molto utilizzati per investimenti all'estero) e mantenere il calcolo contributivo che, con salari da fame, consegneranno ai giovani pensioni da miseria anziché intervenire sul fisco che in Italia, sulle pensioni, è il più alto in Europa.

La timida piattaforma di CGIL-CISL-UIL farà la stessa fine della piattaforma sul fisco sulla quale si erano svolte persino le assemblee nei luoghi di lavoro? il risultato dei cosiddetti tavoli parla a tutte e tutti, basta infingimenti e ammiccamenti utili per cancellare ogni forma di sindacato autonomo da partiti, Governi e da Confindustria.

Noi vogliamo l’unità di interessi con le giovani generazioni:

non è più rinviabile la separazione tra assistenza e previdenza
(chi non ha pagato è giusto che sia aiutato dalla fiscalità generale, sono i comuni, adeguatamente finanziati dallo Stato che devono aiutare i poveri o chi ha versato poco )

la pensione deve essere soltanto pubblica, i vari fondi privati e contrattuali perdono capitale e non saranno e non possono essere il futuro,

No al lavoro gratuito e alla precarietà, facciamo posto ai giovani con la riduzione dell'orario di lavoro,

- ripristinare le pensioni di vecchiaia a 60 anni, quelle di anzianità a 40 anni di lavoro, prima ancora per i lavori faticosi,

bisogna tornare al calcolo della pensione con il sistema retributivo a ripartizione, altrimenti consegniamo alla miseria intere generazioni di giovani. Bisogna intervenire con la riduzione del fisco sulle pensioni medie e basse,

un sistema automatico di recupero dell’inflazione per le pensioni che non superano i 5000 euro lordi.

Lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati non accettiamo che con la solita frase:      “lo vuole l’Europa, ce lo chiede l’Europa” continuino a toglierci i nostri soldi per favorire la Banche e le Imprese come hanno fatto con il Jobs act, in nome del mercato.

È ora di avere proposte chiare e precise, per una campagna chiarificatrice e una vera vertenza che impedisca di realizzare le imposizioni della Troika.

CON 8 CONTRORIFORME DELLE PENSIONI IN 25 ANNI HANNO DISTRUTTO IL SISTEMA PUBBLICO E I DIRITTI COSTITUZIONALI, ORA VOGLIAMO UNA RIFORMA CHE RESTUTUISCA I LORO DIRITTI AI GIOVANI E AGLI ANZIANI, A CHI LAVORA E A CHI È GIÀ IN PENSIONE

Piattaforma de "il sindacato è un'altra cosa"

venerdì 11 dicembre 2015

Bre-Be-Mi vista da Andrea Di Stefano e Massimo Gatti

LA FEDERAZIONE PROVINCIALE
DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

ORGANIZZA LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

ANATOMIA DI UNA
GRANDE OPERA:
LA VERA STORIA DELLA
DIRETTISSIMA
BRESCIA- BERGAMO- MILANO
E LA CRICCA DELLE
AUTOSTRADE

Ne parliamo con:
ANDREA DI STEFANO – Autore del libro
MASSIMO GATTI – Ex Consigliere Provincia Milano
FIORENZO BERTOCCHI – Segretario Prc Brescia
LUNEDì 14 DICEMBRE
ORE 20.45
presso la Sala Piamarta
Via San Faustino Brescia

La direttissima Brescia-Bergamo-Milano, meglio nota come Brebemi, doveva essere la prima grande opera in completo autofinanziamento. Dopo pochi mesi dall'inaugurazione, mentre le previsioni sui flussi di traffico si rivelano clamorosamente sbagliate e di macchine ne passano poche, lo Stato stanzia 320 milioni per evitare la chiusura e garantire i profitti ai soci, che portano nomi blasonati come Intesa Sanpaolo e Gruppo Gavio. Tutto questo in un contesto, la Pianura Padana, ai primi posti al mondo per densità di veicoli per abitante e livelli di inquinamento. Questo libro fa luce sui processi decisionali, sui personaggi, sugli intrecci, sui flussi di denaro e sulle vicende meno note che stanno dietro l'infrastruttura e che hanno attraversato politica, industria e finanza negli ultimi quindici anni. (Nota editoriale)

giovedì 3 dicembre 2015

In CGIL hanno bisogno di un corso di recupero?

L'ultimo fuoco nazifascista
contro i profughi e i solidali a Collio
Sembra che in Camera del lavoro di Brescia - una volta punta di diamante del sindacalismo italiano - dopo essersi defilati dalla battaglia di civiltà combattuta in Valle Trompia contro la violenza nazi-fascista scatenata a San Colombano di Collio, persistano con informazioni a dir poco distorte.
Pubblichiamo questa messa a punto da parte di un iscritto CGIL.

Lettera aperta
Egr. Sig. Damiano Galletti,
presso ufficio di segreteria.
Mi è stato riferito che nelle conclusioni del direttivo della Cgil dello scorso 26 novembre 2015, lei ha fornito dati inesatti relativamente ai servizi di assistenza sociale messi in opera presso la struttura alberghiera «al Cacciatore» di San Colombano, gestita dalla famiglia Cantoni, in modo tale da far apparire le presunte carenze elementi di critica nei confronti di tale forma di accoglienza privata.
Una valutazione tranchant, con rimando ad una organizzazione Onlus preferenziale, in grado di fornire standard più elevati di servizio.
Se quanto mi è stato riportato è corretto, sarebbe mio intendimento fornirle una sintesi aggiornata corredata da dati esatti in merito ai servizi intrapresi a complemento delle condizioni materiali di accoglienza di quei 20 profughi, in modo che possa colmare personali lacune informative in un momento evolutivo delicato, anticipandole che da oltre un mese i gestori privati operano in collaborazione con soggetti del terzo settore.
Tuttavia, per comprendere dati e tempi di servizio nella loro oggettività, vanno considerati elementi informativi di carattere più generale, perché ciò che a San Colombano è stato con fatica realizzato, è avvenuto in un contesto politico e sociale fortemente ostile, con una aggressività di lunga durata del tutto anomala rispetto ad altre situazioni della provincia e che solo grazie al prolungato impegno da parte di cittadini bresciani solidali si è potuto depotenziare.
Ciò va necessariamente premesso, poiché la mancanza di informazione sul determinante ruolo di opposizione all’accoglienza giocato a San Colombano dall’estrema destra bresciana guidata da Forza nuova in combutta con pubblici amministratori di maggioranza (soggetti politici supportati da un culturame razzista e antidemocratico che affonda le radici nella realtà orrifica del fascismo storico locale) o l’insufficiente analisi circa particolari aspetti politici e amministrativi dell’intera
vicenda che hanno fuorviato la collettività, costituisce ancora oggi un vulnus comunicativo inaccettabile da parte di enti pubblici e associazioni democratiche. Perché in effetti ciò che lassù si è svolta a danno dei rifugiati e della famiglia ospitante è stata prima di tutto una grande battaglia fra democrazia e neofascismo, fortunatamente conclusasi con il ripiegamento dell’estrema destra razzista e xenofoba bresciana, decisamente intenzionata a trasformare San Colombano in un primo
fortilizio antiprofughista italiano, secondo i dettati ideologici e propagandistici annunciati a Roma dal leader di Forza nuova Roberto Fiore tre giorni prima, il 24 agosto.
Solo il 19 ottobre, dopo aver superato la tempesta, si è potuto dare corso ad accordi di cooperazione con entità del terzo settore e solo il 26 novembre, dopo aver eliminato tutti gli ostacoli tecnici e burocratici frapposti per conseguire la conformità degli impianti alle prescrizioni legislative, si è potuto firmare la convenzione tra albergatore e prefettura. Del resto, solamente l’11 novembre lo stesso “Protocollo d’intenti per l’accoglienza diffusa dei richiedenti protezione internazionale” è stato convalidato presso la Comunità montana della Valle Trompia, limitatamente a 15 Comuni sui 18 che la costituiscono. Non hanno aderito, guarda caso, proprio il comune di Collio, unitamente a quelli di Polaveno e di Irma, determinati ad agire in modo autonomo.
Premessa
Faccio parte del Coordinamento antifascista e antirazzista della Valle Trompia e come cittadino solidale ho seguito fin dal secondo giorno (28.08.2015) il difficile farsi di questa prima esperienza d’accoglienza privata in Valtrompia, dislocata in quota, a San Colombano di Collio.
L’iniziativa – lodevolissima, valutati il contesto sociale fattosi inaspettatamente nemico e la generalità degli ostacoli politici e tecnico-amministrativi frapposti - è avvenuta ad opera della famiglia Giovanni Cantoni, che è stata criminalmente sottoposta a violenti attacchi razzisti e xenofobi fin dalla sera dell’arrivo dei 20 ospiti, il 27 agosto, preannunciato con urgenza dal prefetto di Brescia solo in tarda mattinata. La forza politica d’urto avversa era così costituita da una cinquantina di militanti di Forza nuova – organizzazione ispirata ai principi del nazifascismo –richiamati nel primo pomeriggio da tutta la provincia di Brescia, nonché da giovani neofascisti accorsi da Bovegno e da un gruppetto di militanti locali del movimento Brescia ai bresciani – filiazione di Forza nuova - facenti parte degli ultras neri della curva nord del Brescia calcio. Il tutto è stato probabilmente evocato dai vertici dell’amministrazione pubblica locale, i soli al corrente dell’immediato arrivo dei profughi.
Ciò considerato, il Coordinamento antifascista e antirazzista si è costituito nel volger di pochi giorni, grazie anche all’appoggio dei militanti dell’Anpi della Valtrompia, proprio per cercare di contrastare queste squadracce e nel contempo organizzare e sostenere un efficace atto di resistenza al neofascismo, al razzismo e all’antiprofughismo che per circa tre settimane consecutive ha cercato di ostacolare l’esercizio dell’attività alberghiera riattivata esclusivamente per l’assistenza ai profughi, diffamando gli stessi rifugiati e i gestori in ogni modo, specialmente con l’utilizzo dei social network.
A San Colombano è stata così democraticamente sperimentata una resistenza non individuale, ma collettiva, che nel tempo ha permesso di ribaltare la situazione, erogando con continuità ai profughi solidarietà volontaria sia di tipo materiale che culturale (mediazione linguistica, vestiario, calzature, altri beni di necessità o di utilità, quali giochi da tavolo per attività diurne nello spazio comune, libri in altre lingue, musiche e filmati del paese d’origine registrati su adeguati supporti digitali) mettendo nell’angolo neofascisti e razzisti, puntando i riflettori sul pessimo operato dei pubblici amministratori, cercando di avviare un dialogo con altri soggetti solidali a livello locale.
Da sottolineare come avverso i responsabili dell’ordine pubblico e contro personaggi – noti o da identificare - di tale “rivolta” razzista, continuata anche sotto forma di presidio semi-permanente portato avanti nottetempo a distanza ravvicinata dell’albergo, in data 19.11.2015 è stato presentato un esposto-denuncia alla procura della repubblica, depositato per conoscenza al prefetto di Brescia e inviato alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
In questa travagliata fase – prima dunque dell’inizio attività del terzo settore - si sono chiariti gli aspetti fondamentali della Convenzione, si è dato avvio ad alcune attività (23 ore di prima alfabetizzazione alla lingua italiana) e si è cercata la disponibilità – seguendo percorsi diversi – a definire rapporti contrattuali con soggetti che producono servizi di assistenza sociale sul territorio.
Un gruppo di profughi si è anche recato a Brescia due sabati pomeriggio, appoggiandosi all'associazione Cross Point, per avere chiarimenti sulle nuove disposizioni in materia di richiesta di asilo.
L’accordo con il terzo settore Dopo vari approcci preliminari con altre realtà per addivenire a forme concrete di sinergia, condotte anche a livello istituzionale per la costruzione della migliore accoglienza possibile, solo in data 19.10.2015 è stato possibile firmare la convenzione con il Consorzio Valli-Consorzio cooperative sociali con sede in Via Volta n. 1 a Gardone VT, di cui fa parte la cooperativa il Mosaico – contattata fin dai primordi - e che collabora con l’équipe per la compilazione dei modelli PRE C3, preliminari alla domanda di riconoscimento di protezione internazionale.
A partire da tale data sono iniziati in via ufficiale i seguenti sevizi coordinati:
1) effettuazione del corso di lingua italiana: 20 ore la prima settimana, 12 nelle settimane successive;
2) pre-compilazione dei modelli C3 per la formalizzazione della domanda di asilo alla Commissione territoriale. In questa occasione, s’è svolto anche un colloquio approfondito sulle motivazioni della fuga di ognuno dal proprio Paese, sulle personali esperienze di vita e di viaggio.
L’espletamento del servizio è stato preceduto da un incontro collettivo, avvenuto il 30 ottobre, in cui due mediatori culturali hanno spiegato molto bene ai profughi la procedura per la richiesta di protezione, i tempi e le modalità di esecuzione, istruendoli sulla necessità di mantenere un comportamento di assoluta coerenza nelle risposte durante le varie fasi della procedura.
Attività di coordinamento
Dal 23 ottobre al 15 novembre, da parte di un’operatrice specializzata sono state effettuate circa 60 ore di coordinamento delle varie attività da svolgere all’interno e all’esterno della struttura alberghiera, con uscite per coinvolgere attori locali nella costruzione della rete territoriale di sostegno. E’ in fase di elaborazione un progetto, da presentare in prefettura, al fine di ottenere pubblici finanziamenti per realizzare attività di arricchimento culturale, di formazione e di socializzazione dei richiedenti asilo sul territorio vallivo.
Assistenza sanitaria
Dal 28 agosto 2015 il medico competente nell’assistenza sanitaria agli ospiti della struttura è il dott. Adolfo Remedio, medico di base di Bovegno. E’ lui che volontariamente s’è prestato, che ha effettuato la prima visita per la presa in carico da parte del Servizio Sanitario ed i riferimenti per le successive necessità.
Egli settimanalmente controlla gli esami di laboratorio effettuati presso l’ospedale Civile di Brescia, analizzando e curando eventuali problematiche personali. Al trasporto dei soggetti presso le strutture sanitarie provvede la famiglia Cantoni.
Altro
I gestori privati hanno già chiesto il supporto della Comunità Montana della Valle Trompia e stanno contattando i vari Comuni per l'integrazione dei richiedenti asilo, con una compartecipazione inusuale, convinta e convincente.
Da sottolineare la professionalità del volontariato che con continuità ha fornito informazioni e offerto contatti, dato indicazioni e finanziato attività per realizzare alcuni significativi momenti di incontro e di integrazione, come ad es. la serata di festa presso il Centro sociale 28 maggio di Rovato (07.11.2015) e l’installazione del fotografo bresciano Giuliano Radici intitolata Our Dream, svoltasi a Collio il 14 e il 15 novembre 2015, fatta oggetto di un’ennesima provocazione neofascista (scritte offensive sulla facciata del Centro congressi e su edifici privati a San Colombano). Per l’8 dicembre è in programma a Brozzo un incontro di calcio con una squadra della valle, per sostenere l’accoglienza e favorire l’integrazione.
Ciò al fine di favorire un positivo inserimento sociale delle persone nella comunità locale e di valle, per contrastare la risorgenza di fenomeni di esclusione sociale e di emarginazione, per cercare di avviare un dialogo interculturale con la cittadinanza.
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In conclusione, non possiamo non sottolineare come durante questa travagliata ma positiva esperienza di accoglienza in San Colombano – formalmente diversa dalla micro-accoglienza - ogni membro della famiglia Cantoni abbia maturato nuova consapevolezza interiore e un impegno eticosociale a favore degli ospiti davvero encomiabile, che li ha portati da un lato a reagire all’oppressiva violenza sociale con uno sforzo di resistenza e di solidarietà oltre misura, dall’altro ad avere atteggiamenti di comprensione e benevolenza verso i rifugiati tanto da farli sentire parte di una nuova grande famiglia, oltrepassando i classici limiti dell’imprenditoria privata.
Noi tutti che li abbiamo affiancati possiamo testimoniare la qualità crescente del loro comportamento, diventato civile eroismo in una terra che, proprio per la loro scelta imprenditoriale, li ha ingiustamente umiliati e offesi, emarginati, quasi messi all’indice.
Vista in una prospettiva storica e sociale più ampia, questa esperienza è dunque da accogliere più che come un semplice dato di fatto, per il suo valore in sé, rispondente in maniera esemplare alla difficile trasformazione collettiva che stiamo vivendo.
Cordialmente.
Isaia Mensi, tesserato Cgil (carebevc@gmail.com)
Villa Carcina, 1 dicembre 2015