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martedì 17 dicembre 2013

Lex mercatoria al cubo

Si sa che USA ed Europa stanno cercando di completare il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), cioè il trattato di "Cooperazione transatlantica per il commercio e gli investimenti", che tutti i commentatori a noi in qualche modo vicini giudicano uno strumento micidiale per dare i colpi definitivi a quel che rimane di capacità statuale nel "mondo occidentale", capacità statuale che, ovviamente, può essere usata in modo cattivo, o addirittura pessimo; ma senza la quale non si vede come si possano introdurre politiche in controtendenza ed opposte a quelle dilaganti in questi anni in Italia ed in Europa.
Riportiamo qui la lettera che 100 ONG hanno inviato ai responsabili di questo scempio per tentare di bloccare l'introduzione nel trattato di una clausola che consentirebbe alle multinazionali di mettere K.O. gli stati ancora prima di giocare  qualsiasi partita, e che impedirebbe agli stati di introdurre qualsiasi legge che esse giudicano intralcio ai loro affari.
Ovviamente si tratta di un documento che proviene da parte di organizzazioni che in linea generale, si presume, non si sognino neppure di mettere in discussione il "modo di produzione capitalistico", che quindi lasciano intonsa la radice del problema (vedi su questo punto il passo del documento delle ONG che recita testualmente "I sistemi legali europei e statunitensi sono in grado di gestire le dispute sugli investimenti: gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno sistemi giudiziari e di protezione dei diritti di proprietà molto solidi"). Ciò non toglie che sia utile conoscere quello che le multinazionali, e gli attuali governi inginocchiati davanti ad esse, ci stanno preparando.


"Ambassador Michael Froman
United States Trade Representative
Executive Office of the President
600 17th Street NW
Washington, DC 20508
Commissioner Karel de Gucht
Commissioner for Trade
European Commission
BE - 1049 Brussels
16 dicembre 2013
Egregi Ambasciatore Michael Froman e Commissario Karel De Gucht,
Le sottoscritte organizzazioni scrivono per esprimere la propria opposizione all’inclusione della clausola ISDS (Investorstate Dispute Settlement – Risoluzione delle dispute investitore-Stato) nel Trattato atlantico sul libero scambio (TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership).
La clausola ISDS garantisce alle corporation straniere il diritto di presentarsi davanti a un tribunale internazionale privato e citare direttamente le politiche e le azioni dei governi che, a detta loro, riducono il valore dei loro investimenti. Anche in caso una nuova politica venga applicata in modo paritario agli investitori domestici e stranieri, la ISDS permette alle società straniere di chiedere un risarcimento per l’assenza di un “ambiente normativo prevedibile”.
Negli anni recenti è decisamente aumentato l’uso della ISDS per opporsi a una vasta gamma di politiche adottate dai governi. La sua inclusione negli accordi di libero scambio e nei trattati bilaterali di investimento ha permesso alle aziende di portare avanti oltre 500 azioni legali contro 95 governi. Molte di queste attaccano direttamente l’interesse pubblico e le politiche ambientali. Vi chiediamo con forza di escludere la clausola ISDS dal Trattato atlantico sul libero scambio per le seguenti ragioni:
La ISDS obbliga i governi a usare il denaro dei contribuenti per risarcire le aziende per le azioni che gli stessi governi hanno intrapreso per la salute, l’ambiente, il lavoro e altri temi di interesse pubblico: è stata usata infatti per attaccare politiche legate a energie pulite, attività mineraria, uso del territorio, salute, lavoro e altro. Di fatto, sugli oltre 14 miliardi di dollari in gioco nelle 16 cause ora pendenti soltanto sotto gli accordi di libero scambio statunitensi, tutti sono relativi a politiche legate ad ambiente, energia, regolamentazione finanziaria, salute pubblica, uso del territorio e trasporti – e non alle tradizionali questioni commerciali.
Le corporation sempre più spesso stanno sfruttando la ISDS per attaccare politiche di equità. Per esempio, tramite questo meccanismo gli investitori europei hanno attaccato l’aumento del salario minimo in Egitto e un’azienda americana ha impugnato la decisione del governo peruviano di regolamentare i rifiuti tossici e chiudere una fonderia inquinante e pericolosa. In uno dei casi più celebri, il colosso del tabacco Philip Morris ha lanciato azioni legali investitore - Stato contro le leggi anti-fumo in Uruguay e Australia, dopo aver fallito nel tentativo di combatterle nei tribunali nazionali. A maggior ragione per via del numero significativo di compagnie registrate tanto negli Stati Uniti quanto nell’Unione europea, la quantità di attacchi basati sulla ISDS alle politiche per l’interesse pubblico sarà destinata ad aumentare nettamente se la ISDS stessa sarà inclusa nel Trattato atlantico sul libero scambio. I governi devono avere la flessibilità necessaria per mettere in pratica politiche nate per l’interesse pubblico senza dover temere le rivalse legali delle aziende.
La clausola ISDS mina il processo decisionale democratico: concede infatti alle aziende straniere il diritto di opporsi direttamente alle politiche e alle azioni dei governi di fronte a tribunali privati, bypassando le corti nazionali e creando così un nuovo sistema legale disponibile esclusivamente a multinazionali e investitori stranieri. La clausola ISDS offre alle corporation anche una sede attraverso la quale opporsi alle decisioni delle corti nazionali, minando ancora di più l’attività decisionale degli Stati. In breve, la clausola ISDS è una strada a senso unico attraverso la quale le corporation possono sfidare le politiche dei governi ma, dall’altro lato, né ai governi né ai singoli sono garantiti diritti paragonabili per far sì che le aziende debbano rispondere delle loro azioni.
I sistemi legali europei e statunitensi sono in grado di gestire le dispute sugli investimenti: gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno sistemi giudiziari e di protezione dei diritti di proprietà molto solidi. Includere la clausola ISDS nel Trattato europeo di libero scambio non farebbe altro che offrire alle aziende un nuovo mezzo per attaccare le politiche nazionali approvate dalle corti locali. All’interno del Trattato europeo di libero scambio, un sistema di risoluzione delle controversie tra Stato e Stato è più che sufficiente per gestire le dispute sugli investimenti.
Questo e altri motivi di preoccupazione sottolineano il motivo per cui le nostre organizzazioni si oppongono a includere le controversie investitore-Stato nel Trattato europeo di libero scambio.
Vi chiediamo quindi di escluderle dall’accordo." 

Per una informazione più completa vedi qui.