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domenica 31 ottobre 2010

Rolfi isolato è il tuo neurone - Brescia, gli immigrati sulla gru


"Rolfi, siamo migliaia, non siamo isolati. Isolato è il tuo unico neurone".
Così diceva uno dei bellissimi cartelli, fortunosamente ricavati dai più diversi materiali, che gli immigrati alzavano durante la manifestazione di sabato 30 ottobre. Rolfi, una delle tante facce da pierino non proprio sveglio che imperversano di questi giorni, specie dalle parti della girandola verde, per chi non lo sapesse è il vice-sindaco di Brescia. Sindaco di fatto, dicono, visto che il comunione-liberazione-compagnia-opere Paroli, sindaco di nome, è latitante vuoi per i suoi impegni di parlamentare, vuoi per quelli professionali. E proprio Rolfi è l'animatore di una incessante campagna razzista e xenofoba che soffia sul capoluogo bresciano, dopo essere stata incubata da lustri nel contado.
L'ultima missione, alla quale si è dedicato, è stata quella di stroncare la protesta dei migranti vittima della legge truffa e generatrice di truffe sul permesso di soggiorno a colf e badanti. Una sanatoria selettiva in senso classista a favore di quella parte di italiani che possono avere prestazioni di tipo servile in casa (come durante il fascismo: allora l'unico settore economico che ebbe un incremento numerico di addetti, addirittura un raddoppio, fu quello dei domestici); razzista e vessatoria verso gli immigrati, che rimangono comunque in condizioni di totale dipendenza e ricattabilità; contraddittoria nella sua formulazione ed applicazione.
Da settimane, riferiscono le cronache, Rolfi ha giurato che avrebbe sgomberato il presidio dei migranti stanziato nei giardinetti di fronte all'ufficio unico per l'immigrazione della prefettura, in via Lupi di Toscana, lungo il ring cittadino che corre lungo il tracciato delle mura venete - le mura che fino all'unità d'Italia hanno racchiuso la città di Brescia. In sostanza il presidio si trovava ai bordi del centro storico, in un posto in fin dei conti poco visibile, se non dagli automobilisti frettolosi che gli passavano fugacemente davanti nel percorrere il contro-ring di uscita dalla città.
Dopo vari rinvii lo sgombero era fissato perentoriamente: questo sarebbe stata la sua ultima settimana di vita: i proprietari delle due baracche, che la CGIL e le varie realtà, compresa Rifondazione Comunista, avevano affittato come rifugio per coloro che portavano avanti il presidio, erano già venuti a ritirarle da giorni, avendo avuto notizia certa che sarebbero state sequestrate, se fossero state trovate sul posto al momento dello sgombero.

Come risposta a questa escalation della giunta i migranti avevano da tempo indetto una manifestazione per il 30 ottobre. Quando è stata fatta la comunicazione di rito alla questura, si è venuti a sapere che per lo stesso giorno, la stessa ora, nella stessa piazza, era stata indetta in precedenza un'altra manifestazione, dagli alpini. I migranti esprimevano immediatamente la disponibilità a cambiare il percorso previsto, in modo da non interferire con la manifestazione degli alpini. Ben più difficile cambiare gli orari, con ventimila volantini già distribuiti. Addirittura impensabile farla slittare, visto che la manifestazione sarebbe stata anche un tentativo di scongiurare lo sgombero del presidio. Invece arrivava puntuale il provvedimento della questura che vietava la manifestazione. La via della trattativa trovava la strada inesorabilmente sbarrata, presumibilmente per il diktat negativo di Rolfi, spalleggiato apertamente negli ultimi tempi anche dal sindaco Paroli. Veniva deciso di procedere ugualmente alla manifestazione, anche senza autorizzazione.
Nelle foto qui sotto si può vedere lo schieramento di polizia che chiudeva i manifestanti sui vari fronti della piazza. Dopo che una funzionaria con fascia tricolore intimava inutilmente lo scioglimento, lo schieramento dei carabinieri verso la via san Faustino veniva spostato verso la fine di detta via, consentendo alla manifestazione di avvicinarsi alla piazza di Porta Trento, dove nel frattempo un "commando" pacifico di immigrati era riuscito a salira sulla enorme gru posizionata sul posto del cantiere della metropolitana di Brescia.

In vista della gru il corteo veniva bloccata dai carabinieri. Seguiva una fase di fronteggiamento, seguito da una violenta carica di breve durata. Durante questa carica vari manifestanti, soprattutto italiani o comunque regolari che facevano da interposizione, venivano travolti e violentemente colpiti. Tra essi tre compagni ed una compagna di Rifondazione. Approfittando del parapiglia la polizia catturava un compagno di Sinistra Critica, particolarmente attivo nelle varie lotte della sinistra.
Seguiva di nuovo una fase di stallo e di fronteggiamento, documentata in alcune delle foto. Nel frattempo molti dei manifestanti, attraverso un vicolo laterale, sfuggivano all'accerchiamento e raggiungevano la piazza di Porta Trento, sotto la gru occupata, e davano vita ad blocco del ring, riempiendo tutto l'incrocio di Porta Trento. Cominciava nell'area del cantiere, sotto la gru, una trattativa tra le forze che avevano promosso od avevano aderito alla manifestazione, e la controparte, tra cui il vicequestore vicario Ricifari.
Veniva raggiunto un accordo che prevedeva il rilascio immediato del compagno Sauro, l'ostaggio catturato in precedenza dalla polizia; la permanenza sulla gru dei nove giovani immigrati, ai quali veniva garantita la fornitura di cibo e di coperte; la concessione da parte della parrocchia di San Faustino di locali adeguati per la prosecuzione del presidio da parte di qualche decina di attivisti del movimento per il permesso di soggiorno. Per il resto, rispetto alle richieste del movimento - sanatoria con permesso di soggiorno per tutti, come dicevano lo striscione sulla gru e le bandane gialle portate in testa dagli immigrati come obbiettivo massimo, e risposte chiare, precise e motivate del ministero degli interni sui punti controversi e contraddittori della legge come obbietivo minimo - tutto è rinviato alla ripresa feriale.

In consuntivo c'è da notare l'apertura umana di settori della chiesa, e la secca sconfitta, al momento, delle pretese di Rolfi: il suo assalto al presidio di via Lupi di Toscana, con distruzione (per la seconda volta) della misere attrezzatura messe in campo dagli immigrati sembra proprio una vittoria di Pirro, meglio di pirla, visto che invece di un presidio seminascosta in periferia se ne trova due in pieno centro: uno sulla gru ed uno in via San Faustino.
Con in soprammercato la faccenda della legge-truffa sulla sanatoria colf e badanti che assume un rilievo nazionale...




Qui sotto il filmato realizzato da Paolo Clemenza per conto di Prc Brescia, mentre qui o cliccando sulla animazione gif che rappresenta il sogno-incubo dell'iponeuronico potete vedere il filmato di Ctvtelestreetbrescia


1 commento:

  1. questi sono tutti deficienti......
    devono tornare al loro paese, che non vengano qui a pensare di comandare e romperci le palle e bloccarci o rubarci il lavoro che non c'è ne neanche per noi.....
    TORNATE A CASA

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