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domenica 7 dicembre 2014

La guerra fatta a pezzetti o guerra per farci a pezzetti?

È noto che papa Bergoglio, per il quale sono state messe in soffitta (quasi) definitivamente le accuse di collaborazionismo con la mostruosa giunta dei generali argentini Videla e soci, ha definito l'attuale congiuntura internazionale come quella della "terza guerra mondiale a pezzetti".
Qualcuno potrebbe fondatamente sostenere che questa "terza guerra mondiale a pezzetti", è cominciata il 2 agosto 1990, esattamente 265 giorni dopo la "vittoria della libertà" del 9 novembre 1989, raggiunta con la caduta del muro di Berlino; "vittoria della libertà" celebrata pomposamente nel mese scorso alla presenza anche dell'indubbio autore di quella "vittoria", l'allora presidente dell'URSS e segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, il quale ha lasciato volentieri l'impronta delle sue mani in un calco di plastilina (vedi qui e qui).
È una notizia quasi a livello di senso comune che l'invasione del Kwait da parte dell'Irak il 2 agosto del 1990 sia stata avvallata dalla ambasciatrice americana in Irak April Gaspie, anche se, ovviamente, la verità dei fatti è tutta affidata alla interpretazione (e agli interessi) dei protagonisti (vedi qui). Una interpretazione ormai legittimata dallo svolgersi degli eventi, è appunto quella per cui l'avvallo americano serviva a dare subito il via a questa forma di guerra mondiale.
Ora però questa "guerra mondiale a pezzetti" sta diventando sempre più, e sempre più vicino a noi, rischio di guerra mondiale integrale. In questo direzione un impulso costante proviene dalla incessante spinta americana verso la guerra guerreggiata, spinta proveniente da varie cause, fra le quali quella decisiva potrebbe essere costituita dai passi già compiuti, ed ancor più quelli che vari stati si accingono a compiere, verso l'abbandono del dollaro come moneta-base degli scambi internazionali. Sono sempre più frequenti le voci, anche di illustri economisti, che individuano in questo abbandono, per il momento solo agli stadi iniziali, un evento che sarebbe catastrofico per l'economia USA, in quanto esso toglierebbe loro il comodo pulsante sana-tutto della stampa di moneta dal nulla.
Un passo preparatorio forse irreversibile è certo quello compiuto dalla Camera dei Rappresentanti USA il 4 dicembre 2014 con una maggioranza bulgara (410 voti a favore e 10 contrari - oh, quanto piacerebbe a Renzi governare con il sistema elettorale americano, studiato apposta dai padri fondatori per garantire il monopolio del governo a lor signori!). La notizia è passata perfino sui televideo nostrani - naturalmente con linguaggio filo-americano. Se la notizia vi è sfuggita, o per valutarne meglio la portata, riportiamo qui sotto un articolo di Giulietto Chiesa. Qualcuno ci avrà molto da ridire, qualcuno anche molto da ridere, anche se una volta si diceva che il troppo ridere va a finire in piangere.
Il 4 dicembre 2014 potrà a buon diritto essere incluso nell'elenco delle date che avranno anticipato, o preparato, la terza guerra mondiale.
Luciano Canfora ha pubblicato un bel libretto, "1914" (Sellerio), a cento anni dall'inizio della prima, per ricordarci, saggiamente, che queste faccende non nascono all'improvviso, ma richiedono una lunga preparazione. E ne descrive il percorso. A posteriori. Forse noi stiamo vivendo il cammino, in medias res, della prossima.
Ne scrivo dopo avere letto le 16 pagine della risoluzione approvata il 4 dicembre dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America410 voti a favore e 10 contrari (quattro deputati repubblicani e 6 democratici). Il Congresso Usa invita il Presidente a "esaminare" la "prontezza" e la "responsabilità" delle forze armate degli Stati Uniti, ma anche degli alleati della Nato, per sapere se "siano sufficienti" al fine di "soddisfare gli obblighi della difesa collettiva ai sensi dell'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico". E' una dichiarazione di guerra. Contro chi è evidente dal resto della risoluzione, interamente dedicata alla Russia.

Ma la gravità del documento balza agli occhi proprio nel punto citato, là dove richiama gli "obblighi" degli alleati in base all'articolo 5. Che impone a un qualsiasi membro della Nato di intervenire a difesa di un qualsiasi altro membro dell'Alleanza che si trovi sotto attacco. Si dà il caso, però, che l'Ucraina non è un membro della Nato (per lo meno non lo è ancora). Il che induce a pensare che, in questo modo, i deputati americani annuncino un suo immediato ingresso nell'Alleanza, ovvero che chiamino gli alleati a mettere in conto l'obbligo di intervenire comunque, se a questo li chiamerà il Grande Fratello d'oltre Atlantico. Si tenga presente inoltre che, in base alla legislazione americana, se una tale risoluzione diventasse legge, dopo l'approvazione del Senato, essa consentirà al Presidente degli Stati Uniti di dichiarare guerra alla Russia senza bisogno di chiedere ulteriori autorizzazioni del legislatore.
Le accuse alla Russia sono note e sono quelle che hanno condotto alle sanzioni economiche già varate dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. Ma quello che sbalordisce è l'uso spregiudicato - in una risoluzione politica di tale importanza - delle falsificazioni che il mainstream televisivo e giornalistico ha utilizzato in questi mesi di esplosione della crisi ucraina per far crescere l'isteria anti-russa. I membri del Congresso hanno votato quasi all'unanimità una risoluzione che contiene una serie di invettive propagandistiche e di accuse palesemente infondate. Fino al punto dello scadimento nel ridicolo laddove, al paragrafo 34, ignorando patentemente le rivelazioni di Edward Snowden a proposito dello spionaggio americano verso il resto del mondo intero, il Congresso Usa accusa i russi di "raccogliere illegalmente informazioni sul Governo degli Stati Uniti". Il bue che dà del cornuto all'asino.
Da notare che la risoluzione è stata approvata negli stessi giorni in cui il Pentagono decideva l'invio di 100 carri armati americani verso destinazioni est-europee, per - ufficialmente - "fronteggiate l'aggressione russa". Ma di quale aggressione di tratta? Stando a quello che scrive Ron Paul (congressista fino al gennaio del 2013, repubblicano molto indipendente) "la risoluzione non fornisce alcuna prova". Parla ampiamente di una "violazione della sovranità dell'Ucraina", ma ignorando "la partecipazione degli Stati Uniti al rovesciamento di un governo eletto a Kiev". L'ex deputato del Texas ironizza pesantemente sulla richiesta del ritiro di forze russe dall'Ucraina. Il governo americano "non ha offerto alcuna prova che l'esercito russo sia entrato in Ucraina", sebbene "abbia tutti i mezzi per effettuare una simile verifica".
Altra accusa alla Russia di Putin non solo infondata ma falsa - lo rileva anche Ron Paul sul suo blog - è quella di avere invaso la Georgia nel 2008. Esistono le conclusioni dell'inchiesta che venne promossa dall'Unione Europea nel dicembre di quell'anno, dalle quali si evince che "fu la Georgia a cominciare una guerra ingiustificata". Ed è sempre Ron Paul a contestare l'affermazione, data con totale impudenza come vera, secondo cui il volo della Malaysia Airlinesfu abbattuto il 17 luglio scorso, nei cieli di Ucraina, da un missile dei ribelli. "Ciò - scrive Paul - è semplicemente scorretto perché il rapporto sull'inchiesta non sarà pubblicato fino al prossimo anno e nessuna informazione preliminare dichiara che l'aereo è stato abbattuto da un missile "(.) né vi è alcuna dichiarazione "che assegni una tale responsabilità a una delle parti".
A leggere la risoluzione si ha l'impressione che i suoi estensori (e i suoi votanti a favore) abbiano ricavato i loro giudizi dagli articoli di giornale e dai telegiornali americani, senza nemmeno curarsi di effettuare le verifiche. Con lo sconsolante risultato circolare che il cattivo giornalismo finisce per produrre pessime decisioni politiche.
Lo stesso Ron Paul si chiede, con sdegno, come sia possibile che il Congresso degli Stati Uniti, nel quale egli stesso ha seduto per molti anni, possa ora "procedere sulla base di falsificazioni così plateali". Oppure addebitando all'avversario atti che gli Stati Uniti compiono negli stessi frangenti. Come quando, nel paragrafo 17, la Russia viene incolpata di avere imposto sanzioni contro l'Ucrainaproprio mentre "gli Stati Uniti stanno colpendo la Russia con sanzioni economiche e ne annunciano altre".
Che un ex deputato americano si accorga e denunci queste aberrazioni non cambia la gravità del voto del Congresso su un documento che autorizza "l'invio di armi letali e non letali"all'Ucraina, con il contorno di istruttori militari americani. E' l'invito a un intervento militare a 10.000 chilometri di distanza, direttamente sulla soglia di casa della Russia.