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domenica 1 settembre 2013

Non tutto sembra filare liscio come l'olio per i sostenitori dell'attacco alla Siria

Il copione era evidentemente già scritto. Dall'inizio, dal momento del primo filmato mostrato ossessivamente per settimane a tutte le ore del giorno e della notte da tutte le televisioni italiane, in cui in una località sconosciuta, con angolature ristrette tipiche di un set cinematografico, si mostrava una "folla" di qualche decina di persone che staccava una gigantografia apparentemente di carta da un edificio. Il filmato anonimo doveva "dimostrare" l'avvio della "spontanea" sollevazione delle masse siriane contro il "mostro" Assad.
Naturalmente a livello bresciano non poteva mancare il "lancio" della "rivoluzione siriana" dentro agli ambienti della "sinistra radicale" da parte del solito invasato "trombettiere NATO", che, dopo essere stato garante, tramite i suoi suggeritori internazionali, della genuinità dei "rivoluzionari auto-organizzati" di Misurata, inneggiava ora alle "masse rivoluzionarie siriane".
In particolare il copione, come variazione sul tema delle "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein, metteva in campo la severa ingiunzione per Assad di "non usare le armi chimiche". Per farla breve, dopo due anni, la profezia si avvera. Naturalmente non abbiamo l'onniscienza, solo un po' di memoria per sapere che questa è la tattica usata costantemente in ogni tempo dai "padroni del mondo" (chi si ricorda delle favole di Fedro? sarà che anche quelle fanno parte delle letture pericolose?); ed in particolare gli USA si sono dimostrati maestri nell'uso spregiudicato della tattica della "creazione dal nulla" del pretesto per una guerra.
Sembra però che il piano incontri difficoltà: l'attacco alla Siria, su cui puntavano all'unisono governanti e mass-media, sembra sgranarsi. Il parlamento inglese ha clamorosamente smentito il suo primo ministro Camerun, uno dei più feroci fautori dell'attacco; il "socialista" Hollande un giorno sbraita e l'altro media, ma si dice sempre pronto a partire se ... . E qui viene il bello. Hollande parte se parte Obama. Ma Obama sembra seguire alla lettera il detto del vangelo: la tua mano destra non sappia ciò che fa la sinistra. Infatti nello stesso discorso dichiara che ha preso la decisione di attaccare; ma che invece no, ne ha preso un'altra, quella di appioppare la decisione sulle spalle del Congresso e del Senato americano, che decideranno tra sette, no tra quindici, no, non si sa tra quanti giorni.
Come andrà a finire naturalmente è difficile da prevedere. La crisi strutturale del sistema capitalistica è di tale gravità che "ragionevolmente" si andrà alla guerra; cioè che alla fine le spinte per "rilanciare" il sistema come si fece nel 1914 e nel 1939 prevarranno. Però si può anche sperare che il baratro che anche inattese "semi-pacifiste" come Emma Bonino paventano, cioè una guerra guerreggiata mondiale ad alta intensità (quella in corso dal 2 agosto del 1990 è bensì una vera e propria guerra mondiale, ma finora si è giocata su scenari tutto sommato marginali) induca a cercare altre strade, che non siano quelle di uno scontro generale diretto. Non si può escludere che la mossa di Obama potrebbe anche preludere ad una evoluzione di questo tipo. Cosa che, ovviamente, non significherebbe l'avvento della "pace", invocato (quanto strumentalmente?) da Bergoglio; ma il dipanarsi ed il diluirsi dello scontro, che solo quando assumerà la sua vera natura di scontro di classe vedrà poste le basi per una uscita positiva della crisi, in un diverso modello di società. Non fosse che queste basi, al momento, sono ben lontane dal prendere forma.
Intanto, per i nostri lettori che non ne fossero a conoscenza, riprendiamo un articolo da cui si desume che il "bombardamento con armi chimiche" fatto dai "ribelli" per conto degli USA, e da far ricadere sul governo siriano, era un piano pubblicato addirittura del "Daly mail" già nel gennaio di quest'anno.
Qui diamo la versione in solo testo (senza immagini e link). Per l'articolo intero rimandiamo qui .

Syrialeaks: come dare la colpa ad Assad
di Pino Cabras
Un titolo netto sul Daily Mail, un quotidiano da due milioni di copie in edicola e da tre milioni di utenti online al giorno: «Piano sostenuto dagli USA per lanciare un attacco con armi chimiche contro la Siria e dare la colpa al regime di Assad».

Il titolo in questione risale al 29 gennaio 2013. L'edizione online del Daily Mail ha pubblicato un'interessante storia - a firma di Louise Boyle - in grado di gettare la giusta luce investigativa sui tragici attacchi col gas verificatisi in Siria sette mesi dopo, ad agosto 2013.

Ogni tanto, la grande stampa riporta qualche fatto importante che suona totalmente diverso dal racconto di fondo, ma quando questo avviene è un fuoco di paglia che viene subito estinto.

Naturalmente, pochi giorni dopo la pubblicazione, l'articolo era già sparito dagli archivi online del giornale, ma per fortuna non è così facile fare sparire l'informazione da internet una volta che vi abbia fatto capolino. Pertanto siamo in grado di riproporvi l'articolo ed esporre qui i tratti salienti.

Lo scrittore Roberto Quaglia parla di «Legge delle Prime Ventiquattrore. Nell'epoca dei mass media informazioni reali e significative vengono occasionalmente riferite al pubblico da giornalisti in buona fede durante le prime ore che seguono un evento. Poi una invisibile catena di comando evidentemente si attiva e le notizie vere, ma scomode, scompaiono in fretta e per sempre dal proscenio dei media. Solo le notizie comode - non importa se vere o se false - rimangono in circolazione. Per capire il mondo diventa quindi particolarmente interessante soffermarsi proprio sulle notizie soppresse.» Anche per il pezzo di Louise Boyle, è così. Fortuna che c'è Webarchive.

Il sottotitolo dell'articolo della Boyle recita così:
«E-mail trapelate da un fornitore della difesa trattano di armi chimiche dicendo che 'l'idea è approvata da Washington'.»

Parte il racconto:

«Secondo Infowars.com, la e-mail del 25 dicembre è stata inviata dal direttore dell'area di sviluppo degli affari della Britam, David Goulding, al fondatore della società, Philip Doughty.

Vi si legge:

"Phil ... Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo della Siria. I Qatarioti propongono un affare interessante e giuro che l'idea è approvata da Washington.

Dovremmo consegnare dell'armamento chimico (CW nell'originale, NdT) a Homs, una g-shell (bomba a gas, Ndt) di origine sovietica proveniente dalla Libia simile a quelle che Assad dovrebbe avere.

Vogliono farci dispiegare il nostro personale ucraino che dovrebbe parlare russo e realizzare una registrazione video.

Francamente, non credo che sia una buona idea, ma le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione?

Cordiali saluti, David."»

Come interpretare il messaggio? Nell'articolo si riassume così: «L'e-mail sarebbe stata inviata da un alto ufficiale a un appaltatore della Difesa britannica in merito a un attacco chimico "approvato da Washington" in Siria, da poter attribuire al regime di Assad.»

Insomma, il classico casus belli da scatenare con un atto spregevole "sotto falsa bandiera", da attribuire al nemico. Una cosa impensabile per la stampa allineata, ma ben presente ai piani alti della pianificazione bellica. Abbiamo visto ad esempio con quanto candore uno dei frequentatori di questi piani alti, Patrick Lyell Clawson, dichiarava la necessità di un simile pretesto, in quel caso per attaccare l'Iran:

«Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l'Iran. Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l'America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti.»
Ossia con un casus belli generato da una provocazione. «Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo», concludeva il falco di Washington.

Non sempre il potere si rivela in un modo così sfrontato ed esplicito. Nell'epoca di Wikileaks e di Edward Snowden le rivelazioni passano più spesso attraverso canali elettronici e contro il volere del governo. L'aricolo del Daily Mail precisava che «le e-mail sono state diffuse da un hacker malese che ha anche ottenuto i curricula degli alti dirigenti e le copie dei passaporti attraverso un server aziendale non protetto, secondo quanto riferito da Cyber War News.»

E per far capire quanto i ribelli siriani alleati degli USA e del Qatar potessero essere spregiudicati (oltre che ben addestrati) nell'uso di armi chimiche, l'articolo incorporava anche un video nel quale questi provavano gli effetti delle armi chimiche sui conigli. Il video mostra immagini particolarmente crude, attenzione:

http://www.youtube.com/watch?v=em2PoWYynsc

È quantomeno curioso, per non dire di peggio, che oggi la grande stampa non ritorni sulla notizia del quotidiano londinese per approfondirla. Invece succede che tutto venga stravolto dai tamburi della propaganda bellica.
Le pagine online del 28 e 29 agosto 2013 di tutti i principali quotidiani italiani, ad esempio, titolano che "la Siria minaccia di colpire l'Europa con le armi chimiche", distorcendo in totale malafede una frase di un politico siriano che diceva tutt'altro. Il viceministro degli Esteri Faisal Maqdad criticava infatti i paesi che hanno aiutato «i terroristi» (ossia i ribelli jihadisti) ad usare le armi chimiche in Siria, ammonendo sul fatto che gli stessi gruppi nemici di Damasco «le useranno presto contro il popolo d'Europa». Tradotto: attenta Europa, ti stai allevando da sola le serpi in seno. La frase era correttamente riportata in mezzo all'articolo. Ma il lettore osservi qual è invece la cornice scelta da la Repubblica e da La Stampa (e tutti gli altri, compreso Il Fatto Quotidiano, fanno lo stesso):

La Stampa attribuisce addirittura la frase ad Assad (giusto per fabbricare l'ennesimo Hitler da strapazzare). Proprio Assad, in un'intervista a un giornale russo ignorata dalle redazioni italiane, due giorni prima dichiarava:
«A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento. Non si può essere per il terrorismo in Siria e contro di esso in Mali.»

Basta poco per capire che i giornali italiani danno una copertura della crisi siriana totalmente manipolata e inattendibile. In Italia è ormai impensabile che un giornalista mainstream possa produrre un'articolo controcorrente come quello del Daily Mail.

Ancora oggi, quel giornale britannico, pur in mezzo a omissioni e distorsioni, in uno dei suoi più recenti articoli manifesta comunque il sospetto fortissimo che l'attacco chimico non sia opera di chi vorrebbero farci credere i governi.

A Londra i giornali vogliono ancora vendere qualche copia fra chi non si accontenta della propaganda. Da noi i giornali non fanno nemmeno il minimo sindacale per essere comprati. E il lettore si trova in guerra senza nemmeno sapere perché.

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