Cerca nel blog

DOVE TROVARCI

seguici anche sul sito   connettiti al sito www.rifondazionebrescia.it   su Facebook  connettiti a facebook   su Google+ connettiti a google+   su Twitter  connettiti a twitter   su You Tube connettiti a youtube

mercoledì 4 gennaio 2012

Comunicato stampa sulle perquisizioni del 4 dicembre a Brescia


Il colpo di stato monetario sembrava semplicemente una formula iperbolica ed espressiva di una tendenza, rappresentata in modo esemplare dalla gestione del governo operata dalla massima magistratura dello Stato, cioè dal presidente della Repubblica.
Vale la pena ricordare che nel 2010, di fronte alla rottura del quadro politico operata da Fini, rottura che con tutta evidenza faceva cadere la corrispondenza tra volontà popolare e sua espressione parlamentare, Napolitano usava tutti i poteri espliciti ed impliciti stabiliti dalla carta costituzionale per impedire la caduta del governo Berlusconi ed andare conseguentemente alle elezioni. Ma Napolitano fece molto di più, uscendo in tal modo dal quadro costituzionale sostanziale, secondo alcune interpretazioni: con il pretesto di far approvare le disposizioni di bilancio impose il rinvio di un mese della verifica parlamentare sulla esistenza di una maggioranza per Berlusconi, consentendo a quest'ultimo di portare a termine la campagna acquisti dei molti scilipoti stanziati in parlamento, con gli esiti che sappiamo. Pare molto dubbio che un intervento di questo tipo rientri tra i poteri costituzionali del presidente della repubblica italiana.
Un anno dopo l'intervento di Napolitano, da salvatore del governo di Berlusconi, si faceva promotore del suo allontanamento dalla guida del paese. Tutti conosciamo i passaggi di questa operazione: dalla constatazione informale della inesistenza della maggioranza parlamentare, al glissamento sulla votazione della sfiducia formale – cosa che avrebbe poi rese politicamente necessarie nuove elezioni – al Monti fatto Cavaliere, cioè senatore a vita, con procedure degne di una monarchia assoluta, all'incarico ed al governo “tecnico”.
Parlare, come hanno fatto molti, di strappo alla democrazia sostanziale non pare dunque ingiustificato. Ora si tratta di vedere fino a che punto il procedere del “governo tecnocratico” terrà fede a questa definizione, che in realtà significa né più né meno che la morte della democrazia. Infatti, se si dice che una scelta è dettata da motivi “tecnici”, nella nostra società significa appunto che è “oggettiva”, che non può essere messa in discussione. Noi invece pensiamo che nella crisi attuale di “tecnico” ci sia soprattutto la “tecnica” in base alla quale la ricchezza sociale va a finire nelle mani del famoso un per cento della popolazione, e comunque nelle mani di una minoranza, usando appunto gli strumenti monetari. Un governo tecnico dovrà dunque in modo prioritario salvaguardare il controllo delle operazioni che garantiscono l'afflusso delle ricchezza nelle mani dei signori della finanza. In primo luogo dovrà garantire l' “ordine pubblico”, cioè il controllo di ogni movimento popolare che metta in discussione l'egemonia dei signori della finanza.
Noi pensiamo che anche l'episodio delle perquisizioni di questa mattina, al di là dei particolari legati alla piccola cronaca locale, vada in realtà inserito in questo quadro. Come spiegare altrimenti la sproporzione tra i motivi dei provvedimenti – un pubblico episodio di fronteggiamento tra manifestanti e forze dell'ordine – e le motivazioni e le modalità delle perquisizioni, volte addirittura alla ricerca di armi? Noi crediamo che si tratti di un preciso messaggio con il quale questo governo si presenta a Brescia, da sempre uno dei “luoghi sperimentali” delle politiche repressive, basti ricordare le bombe degli anni settanta e la strage di Piazza Loggia; messaggio verso il quale la nostra risposta non può che essere unanime e solidale, in difesa degli spazi di aggregazione sociale e di agibilità politica, per una lotta che tutti i sinceri democratici non possono che condividere.

Nessun commento:

Posta un commento