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martedì 9 maggio 2017

Maurizio Acerbo: no a Pisapia, vuole un Pd 2.0

Intervista ad Acerbo (Prc): «Una sinistra pacifista con D’Alema? Surreale. E no a Pisapia, vuole un Pd 2.0»

il manifesto -
Intervista/Alleanze. Il neosegretario: non siamo interessati a listoni che abbiano come obiettivo l’alleanza col Pd prima o dopo le elezioni. Renzi è un avversario, non uno da cui andare a mendicare un premio di coalizione
di Daniela Preziosi -
Maurizio Acerbo, la sua prima mossa da nuovo segretario del Prc è dire no a Campo Progressista di Pisapia?
Semplicemente non siamo interessati a una “sinistra” come la propongono Pisapia e in maniera meno netta altri, cioè listoni che abbiano come obiettivo l’alleanza col Pd. Prima o dopo le elezioni.
Renzi è un avversario da combattere non uno da cui andare a mendicare un premio di coalizione. Pisapia propone un nuovo centrosinistra, noi una nuova sinistra alternativa al Pd.
Dunque vi rivolgete a Sinistra italiana. Che però dialoga con D’Alema e i suoi di Art.1.
A Bruxelles facciamo parte del Gue e del partito della sinistra europea. Partito a cui Si ha deciso di aderire al congresso, dichiarando chiusa l’esperienza con il centrosinistra. Ci sono le condizioni per un processo unitario. Magari con la modalità della “confluenza” nata nella Barcellona di Ada Colau: senza sciogliere i partiti tutte le organizzazioni fanno un passo indietro per farne due avanti in termini di partecipazione. Tergiversare mi sembra un grave errore politico.
Non vedo perché l’Italia debba essere l’unico paese europeo senza una formazione unitaria della sinistra antiliberista con dimensioni di massa. Noi non ci rivolgiamo solo a Si, ma a tutti i mondi che hanno costruito con noi l’esperienza dell’Altra Europa, a De Magistris, a Possibile, alle Città in comune, a Diem, al coordinamento per il No sociale, alle altre formazioni comuniste, a compagne e compagni attivi nei movimenti sociali. La sommatoria fra sigle non ha senso.
Ma non vi rivolgete a Art.1.
Senza fare l’esame del sangue a nessuno, i promotori di Art.1 sono stati fino a ieri dall’altro lato della barricata. E sono ancora nella maggioranza di governo. Che la sinistra antiliberista e pacifista possa essere diretta da D’Alema e Bersani mi sembra surreale. Qualsiasi programma antiliberista decente dovrebbe prevedere l’abrogazione di centinaia di provvedimenti che loro hanno promosso e votato.
Quindi a sinistra del Pd ci saranno almeno due liste?
Spero che ci sia una credibile lista della sinistra, quella che ho delineato. Non sono io che devo dire cosa devono fare gli altri. Magari se ci sarà il premio di coalizione Mdp sarà alleato del Pd. A noi invece interessa che ci sia un soggetto unitario alternativo al Ps e al Pse e alle politiche dell’Unione europea condivise da centrodestra e centrosinistra. Insomma ci interessa una soggettività simile a Unidos Podemos, a Syriza, alla Francia Ribelle. Dico a tutti, da Fratoianni a De Magistris, che è ora di darsi una mossa. Attendere la legge elettorale o saltare il giro non mi sembrano buone soluzioni.
La pregiudiziale anti Pisapia varrebbe anche nel caso in cui Renzi dicesse no?
Ma di cosa parliamo? Pisapia ha votato sì al referendum sulla Costituzione. Non è questione di persone ma di credibilità di un progetto politico. Noi siamo dei senza potere oscurati dai media: non siamo in grado di mettere pregiudiziali. Però non per questo andiamo in giro con il cappello in mano in cerca di un seggio. Pisapia non vuole una sinistra come Mélenchon. Noi facciamo parte del partito europeo di Mélenchon. Pisapia vuole allearsi col Pd di Renzi, noi no. Propone un nuovo centrosinistra, noi una nuova sinistra. Questi progetti di Pd 2.0 servono solo a procrastinare la costruzione di una sinistra radicale e popolare, alternativa al neoliberismo, indipendente dagli oligarchi dei media e della finanza.
Non ha paura della ridotta della sinistra?
In Europa le sinistre radicali non sono minoritarie. In tutta Europa c’è una sinistra come quella di cui parlo e ha dimensioni non trascurabili, in alcuni paesi ha superato gli ex-socialisti, in altri li ha letteralmente sostituiti. Fuori dal Palazzo ci sono milioni di persone a cui bisogna parlare in maniera chiara e con un profilo credibile.
Altro che minoritarismo: è un luogo comune smentito dai risultati di Syriza, Unidos Podemos e ora di Mélenchon. Anche in Italia dove siamo riusciti come a Napoli a coniugare unità tra partiti e movimenti e un leader di rottura con l’establishment i risultati sono stati ottimi.
Se lei fosse stato al posto di Mélenchon chi avrebbe votato?
Non sta a me votare al posto dei francesi. I nostri compagni in Francia hanno avuto posizioni diverse che rispetto. Al ballottaggio la scelta era tra peste e colera. Mélenchon ha fatto bene a evidenziare che la sinistra non ha nulla da spartire con il candidato iper-liberista Macron.

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