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lunedì 13 settembre 2010

Ridendo e scherzando verso la tragedia

Da alcuni mesi sembra che la Lega si sia lanciata in un forcing sfrenato per raggiungere i suoi obbiettivi che, Statuto leghista alla mano, vedono come scopo finale la dissoluzione dello stato italiano, secondo il collaudato modello Jugoslavo.

In questo quadro va forse inserito il tentativo di Fini di mettersi di traverso, in ossequio non tanto ai “valori” della patria in pericolo, quanto di quei settori del capitalismo italiano che ritengono ancora necessario un supporto dello stato per non passare del tutto al rango di colonia economica della Germania e della Francia, ma anche della Russia e della Libia, oltre che essere politicamente e militarmente succube degli Stati Uniti.

Protagonisti di questo forcing in terra bresciana sono episodi come quello dello “White Christmas” a Coccaglio, della negazione della mensa ai bambini poveri ad Adro, della negazione delle piazze ai partiti democratici ed antifascisti a Montichiari, e tutti gli altri che abbiamo puntualmente segnalato e documentato su questo blog.

Ultimamente, a rendere ancor più incandescente la situazione, si è inserita l'emergenza sfratti, le cui vittime sono principalmente famiglie di immigrati con figli piccoli, ridotte alla morosità incolpevole a causa della crisi. In realtà gli “italiani” colpiti da ingiunzione di sfratto sono quasi altrettanto numerosi; ma, stando alle emergenze segnalate, davvero drammatiche per molti immigrati, sembrerebbe che gli italiani godano comunque di un supporto reale che evita di giungere a situazioni estreme.

Naturalmente alla Lega non sembra vero di ficcarsi in un piatto così ricco di umori viscerali come quello dello casa, lucrando fino in fondo sul risentimento e sui più primordiali istinti radicati nei bisogni primari, per scatenare contro gli immigrati tutta l'aggressività che si accumula nei “nativi” vittime della crisi economica che prosegue imperterrita il suo corso. Ecco come si spiega l'operato di un sindaco come quello di Gussago, che pare avere “imposto” addirittura al prefetto gli spettacolari interventi di sgombero violento fatti ad opera di carabinieri in assetto antisommossa (parecchie decine in entrambe le circostanze), tanto da indurre i cittadini gussaghesi a chiedersi che cosa stesse succedendo, di quale crimine efferato si trattasse. Invece si trattava solo dello sfratto di una madre con figli piccoli terrorizzati.

Ma l'ultimo episodio, pur apparentemente minore, quasi una comica da operetta, supera in gravità sul piano politico ed istituzionale tutti gli altri che lo hanno preceduto. Protagonista ancora una volta il sindaco di Adro, un personaggio incredibile, se non fosse del tutto vero. Egli sul piano simbolico, che poi diventa la rappresentazione condensata di eventi del tutto concreti, ha compiuto un passo dal significato inequivoco: il nuovo plesso scolastico onnicomprensivo del paese, dietro il quale già ci sta una storia non del tutto limpida, simbolicamente e per le dichiarazioni esplicite del sindaco, territorio non appartenente allo stato italiano. Per lui quella scuola non è “di tutti”, ma la “nostra”. E che cosa intenda Oscar Lancini per “scuola nostra”, lo dice il logo della Lega (il cosiddetto “Sole delle Alpi”) sparso dappertutto: dalle bandierine agitate dai bambini, come una volte si faceva con la bandiera italiana, alle porte ed alle parete ornate con lo stesso simbolo, alla collocazione sul tetto – dicono i testimoni – di un "Grande Sole" visibile dall'alto della collina.

Ora tutto questo è chiaramente fuorilegge. Se una cosa simile dovesse passare, ciò significherebbe che lo stato italiano non esiste più: di fatto esisterebbe lo stato padano.

Davvero si vuole arrivare a questo?

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