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giovedì 30 settembre 2010

Lancini da Adro sta perdendo l'Oscar

Il sindaco di Adro dalla fuga dignitosa alla capitolazione

Come profetizzato nel precedente post su Adro, il gradasso di cartone sta incassando una botta dietro l'altra. C'è da dire che come incassatore rimane un vero campione. Infatti, dopo aver fatto stampare il manifesto che strombazzava la riunione a porte chiuse, ed addirittura "segreta", ha avuto la faccia tosta di ringraziare il prefetto di Brescia, Narcisa Brassesco Pace, che in realtà lo ha costretto non solo ad aprire le porte della sala riunioni, ma anche ad ammettere le telecamere, che erano state il pretesto del rinvio di due giorni fa. Allora Lancini aveva scandito il suo diktat: "Non voglio le telecamere e non voglio macchine fotografiche. Anzi non voglio nessuna forma di registrazione".
Ieri sera, invece, si è accontentato di interdire bonariamente ai giornalisti di oltrepassare la linea immaginaria che unisce le due estremità del bancone a ferro di cavallo dove siedono i consiglieri, con il maresciallo dei carabinieri che si faceva sentire a dire a voce discretamente alta che le sedute del consiglio sono aperte al pubblico per legge.

Il boccone succulento del consiglio era il mutuo di un milione trecento sessanta mila (1.360.000) euro che Lancini ha deciso di accendere per ... ricomprare un quinto degli edifici scolastici che, tempo un anno o poco più, aveva venduto agli impreditori per la nota speculazione edilizia che sta dietro alla costruzione del nuovo plesso scolastico di via Nigoline. Secondo alcuni l'analisti questo mutuo servirebbe solo a soccorrere gli imprenditori amici di Lancini, che sarebbero in gravi difficoltà finanziarie, senza che il comune abbia nessuna necessità di acquisire volumi edificabili. La necessità sbandierata dal sindaco di costruier alloggi per anziani non sarebbe altro che la classica foglia di fico messa lì a coprire le vergogne. In separata sede qualcuno avanza l'ipotesi che in realtà si tratterebbe di una prodigiosa moltiplicazione dei pani e dei pesci, alla base della quale ci sarebbe la lievitazione delle cubature edificabili ricavabili dalla rigenerazione dei vecchi edifici, abbandonati in favore del nuovo polo scolastico. Si parla di 190 appartamenti che sarebbero diventati 240. Una escrescenza di più del quinto di volume edificabile che il comune "ricompra" dagli speculatori edilizi.
Si tratterebbe in parole povere di una ennesima riedizione della tecnica chiamata "scandalo della Banca romana", inventata da "Roma ladrona" verso il 1880. Una tecnica di "creazione di valore dal nulla", da far invidia al "capitalismo cognitivo" su cui si teorizza ai nostri tempi.
Nel nostro caso potrebbe trattarsi di questo: il comune ha bisogno di sei milioni per il nuovo plesso scolastico (arrotondiamo per comodità). Dove li trova? Vendendo per sei milioni i vecchi edifici in centro paese ad un gruppo di imprenditori (locali? il sindaco giura di sì, ma dietro questi giri si sa di casi in cui siè infilata gente poco raccomandabile). Edificabilità pari a 190 appartamenti, diciamo. Poniamo ora che nei pori e nelle clausole del contratto l'edificabilità venga portata a 240 appartamenti. Il valore dell'"asset", del bene acquistato dagli speculatori sarebbe aumentato di altrettanto, cioè sarebbe ora in realtà di 7 milioni e mezzo abbondanti, con una "creazione di valore" di oltre un milione e mezzo. A questo punto il comune "ricompra" (o "trattiene per sè", perchè gli è venuta sete, come ha spiegato il Sindaco) il venti per cento dei VOLUMI INIZIALI. Siamo al milione trecento sessanta mila di cui si parla realmente, fuori di ogni fantasia, nel caso di Adro. Cioè esattamente il venti per cento (che significa poi un quinto) degli abbondanti sei milioni reali pagati dagli imprenditori-speculatori. Ma il valore reale di quello che avevano acquistato sarebbe diventato ora di sette milioni e mezzo. Risultato finale di tutto il giro è che agli speculatori rimarrebbe intero, anzi, abbondante, il valore acquistato di sei miliardi e rotti, e più il miliardo e trecento sessanta milioni di denaro fresco che il comune di Adro si è graziosamente premurato di procurargli, caricandosi di un mutuo presso una banca accondiscente.
Se le cose stessero così, è chiaro che si tratterebbe di una pura truffa, a cui la magistratura potrebbe dare per lo meno una occhiata. Tutto sta nel verificare se davvero c'è stata o potrebbe esserci questa lievitazione dei volumi fabbricabili.
Comunque, quel che è certo è quanto ha detto esplicitamente anche il Lancini: agli imprenditori-speculatori non è stato dato tutto quello che gli era stato promesso, perchè a lui Lancini, auto identificatosi con il Comune, "è venuta sete" - e a questo punto del suo discorso, con perfetta mossa da commedia all'italiana, l'Oscar padano beve dal bicchiere che ha in mano. Come attore è sicuramente un asso!


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