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martedì 18 maggio 2010

Un diluvio di firme per l'acqua bene comune

Dal 22 aprile è partita la raccolta di firme per i tre quesiti refendari proposti dal "FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA" (e quindi, tecnicamente, si tratta di tre referendum), che hanno una valenza autonoma ognuno per sè, ma che nel loro complesso formano una richiesta coerente di ripubblicizzazione dei beni comuni a partire dall'acqua. Questo è ciò che li differenzia dal referendum proposto da Di Pietro, che invece punta semplicemente a ristabilira la possibilità per gli enti locali (comuni e province) di mantenere la proprietà pubblica sull'acqua.
Difatti con le ultime leggi emanate, diventa obbligatorio per tutti la cessione ai privati dell'acqua, come di tutti i servizi (rifiuti, elettricità, metano, etc.), mentre Di Pietro chiede che ritorni in vigore la possibilità di scelta tra tre modalità: a) privatizzazione secca; b) società miste pubblico-privato, con funzionamento comunque privatistico-capitalistico; c) gestione pubblica - cosiddetta "in house" - a certe condizioni.
Rifondazione Comunista di Brescia è da sempre attivamente presente nel Comitato Bresciano Acqua, che da anni si riunisce di solito nella sede del MIR di via Milano, e sta impegnando direttamente le sue strutture a supporto di tutta l'attività di sindacati, associazioni, gruppi, partiti che stanno raccogliendo firme in tutta la provincia. In particolare la nostra sede di via Cassala 34 è uno dei due centri di distribuzione dei moduli e di futura raccolta, controllo e completamento burocratico degli stessi (l'altro è la CGIL). Finora nella nostra sede sono stati distribuiti circa 430 moduli - corrispondenti potenzialmente a circa 17.200 firme se completati senza errori -, ai più diversi soggetti: Cobas, Sdl, Acli, comitati locali, partiti, oltre che naturalmente ai nostri compagni nelle zone.
La raccolta firme segue le regole valide per la sottoscrizione delle liste nelle elezioni (vedi qui), con la sostanziale differenza che per i referendum i moduli di raccolta devono essere vidimati dal tribunale PRIMA della raccolta della firme. Senza la vidimazione preventiva sul modulo ancora in bianco, le firme raccolte sono TUTTE NULLE.
- Il soggetto promotore a livello nazionale è il FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA (vedi qui l'elenco degli aderenti tratto dal sito ufficiale del forum).
- Il primo dei nostri quesiti si intitola "Contro la privatizzazione del servizio idrico integrato" ed il modulo di raccolta firme è color blu. Vedi qui il testo del quesito.
- Il secondo dei nostri quesiti si intitola "Contro l'affidamento a società di capitali del servizio idrico integrato" ed il modulo di raccolta firme è color verde. Vedi qui il testo del quesito.
- Il terzo dei nostri quesiti si intitola "Contro il profitto nella gestione del servizio idrico integrato" ed il modulo di raccolta firme è color rosso. Vedi qui il testo del quesito.

Se ti interessa puoi trovare il testo del quesito di Di Pietro qui.

Una chiarificazine delle differenze tra il nostro referendum e quello di Di Pietro la puoi trovare qui.

Tuttavia nel complesso percorso elaborato dal Forum italiano per l'acqua pubblica il referendum è solo il primo passo. Innanzitutto bisognerà vedere se i referendum saranno ammessi dalla Corte Costutuzionale (diamo per scontato che l'obiettivo delle firme sarà non solo superato, ma letteralmente sommerso).
A questo proposito si può leggere qui la relazione tecnico-giuridica di sostegno ai nostri tre referendum elaborata da un gruppo di giuristi di chiara fama.

Una volta ammessi i referendum, ci sarà lo scoglio più difficile, quello del quorum di votanti, che deve essere, in base alla formulazione esplicita della Costituzione la metà più uno degli aventi diritto. Sarebbe necessario rivedere tale norma, visto che tutti abbiam scoperto il trucco di far fallire il referendum del "nemico" non andando a votare. Solo che in questo modo il referendum, che con tutti suoi difetti e pericoli è l'unico strumento di espressioe diretta della volontà popolare, è stato vanificato. Sarebbe necessaria una modifica che, senza violare lo spirito della Costituzione, rendesse valido il referendum qualora i voti validi espressi per una delle due opzioni - il sì, o il no - superasse il 25% degli aventi diritto. Questo vorrebbe dire che per sconfiggere la scelta fatta da chi ha effettivamente votato, sarebbe stato necessario il voto valido di un altro 25% e più. In altre parole, avrebbe dovuto votare molto di più del cinquanta per cento richiesto ora dalla Costituzione, tanto più che si parla di voti validi, che sono sempre parecchio inferiori al numero dei votanti, sia a causa di errori materiali dei votanti, sia per le schede bianche e per quelle volontariamente annullate.
Ma per intanto bisogna che si rechino alle urne, come si diceva, la metà più uno degli elettori italiani.

Una volta vinto il referendum, sarebbe immediatamente ristabilita la possibilità di mantenere l'acqua pubblica, e ne sarebbe di fatto impedita la privatizzazione; ma, trattandosi di refendum abrogativo, la normativa risultata avrebbe bisogno comunque di un completamento e di una razionalizzazione. A questo punto entrerebbe in azione la seconda parte del percorso dosegnato dal forum italiano dell'acqua. Si tratterebbe di metter in campo una enorme pressione popolare - ma noi diremmo ANCHE POLITICA - per spingere il parlamento a mettere all'ordine del giorno ed aprrovare la proposta di legge di inziativa popolare sull'acqua, già depositata in Parlamento e corredata di 400.000 firme (invece delle 50.000 richieste dalla Costituzione per le proposte di legge popolari). Solo così la battaglia sarebbe veramente vinta.
Il testo della proposta di legge popolare sull'acqua si trova qui.
La relazione di accompagnamento della legge si trova qui.

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