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giovedì 3 dicembre 2015

In CGIL hanno bisogno di un corso di recupero?

L'ultimo fuoco nazifascista
contro i profughi e i solidali a Collio
Sembra che in Camera del lavoro di Brescia - una volta punta di diamante del sindacalismo italiano - dopo essersi defilati dalla battaglia di civiltà combattuta in Valle Trompia contro la violenza nazi-fascista scatenata a San Colombano di Collio, persistano con informazioni a dir poco distorte.
Pubblichiamo questa messa a punto da parte di un iscritto CGIL.

Lettera aperta
Egr. Sig. Damiano Galletti,
presso ufficio di segreteria.
Mi è stato riferito che nelle conclusioni del direttivo della Cgil dello scorso 26 novembre 2015, lei ha fornito dati inesatti relativamente ai servizi di assistenza sociale messi in opera presso la struttura alberghiera «al Cacciatore» di San Colombano, gestita dalla famiglia Cantoni, in modo tale da far apparire le presunte carenze elementi di critica nei confronti di tale forma di accoglienza privata.
Una valutazione tranchant, con rimando ad una organizzazione Onlus preferenziale, in grado di fornire standard più elevati di servizio.
Se quanto mi è stato riportato è corretto, sarebbe mio intendimento fornirle una sintesi aggiornata corredata da dati esatti in merito ai servizi intrapresi a complemento delle condizioni materiali di accoglienza di quei 20 profughi, in modo che possa colmare personali lacune informative in un momento evolutivo delicato, anticipandole che da oltre un mese i gestori privati operano in collaborazione con soggetti del terzo settore.
Tuttavia, per comprendere dati e tempi di servizio nella loro oggettività, vanno considerati elementi informativi di carattere più generale, perché ciò che a San Colombano è stato con fatica realizzato, è avvenuto in un contesto politico e sociale fortemente ostile, con una aggressività di lunga durata del tutto anomala rispetto ad altre situazioni della provincia e che solo grazie al prolungato impegno da parte di cittadini bresciani solidali si è potuto depotenziare.
Ciò va necessariamente premesso, poiché la mancanza di informazione sul determinante ruolo di opposizione all’accoglienza giocato a San Colombano dall’estrema destra bresciana guidata da Forza nuova in combutta con pubblici amministratori di maggioranza (soggetti politici supportati da un culturame razzista e antidemocratico che affonda le radici nella realtà orrifica del fascismo storico locale) o l’insufficiente analisi circa particolari aspetti politici e amministrativi dell’intera
vicenda che hanno fuorviato la collettività, costituisce ancora oggi un vulnus comunicativo inaccettabile da parte di enti pubblici e associazioni democratiche. Perché in effetti ciò che lassù si è svolta a danno dei rifugiati e della famiglia ospitante è stata prima di tutto una grande battaglia fra democrazia e neofascismo, fortunatamente conclusasi con il ripiegamento dell’estrema destra razzista e xenofoba bresciana, decisamente intenzionata a trasformare San Colombano in un primo
fortilizio antiprofughista italiano, secondo i dettati ideologici e propagandistici annunciati a Roma dal leader di Forza nuova Roberto Fiore tre giorni prima, il 24 agosto.
Solo il 19 ottobre, dopo aver superato la tempesta, si è potuto dare corso ad accordi di cooperazione con entità del terzo settore e solo il 26 novembre, dopo aver eliminato tutti gli ostacoli tecnici e burocratici frapposti per conseguire la conformità degli impianti alle prescrizioni legislative, si è potuto firmare la convenzione tra albergatore e prefettura. Del resto, solamente l’11 novembre lo stesso “Protocollo d’intenti per l’accoglienza diffusa dei richiedenti protezione internazionale” è stato convalidato presso la Comunità montana della Valle Trompia, limitatamente a 15 Comuni sui 18 che la costituiscono. Non hanno aderito, guarda caso, proprio il comune di Collio, unitamente a quelli di Polaveno e di Irma, determinati ad agire in modo autonomo.
Premessa
Faccio parte del Coordinamento antifascista e antirazzista della Valle Trompia e come cittadino solidale ho seguito fin dal secondo giorno (28.08.2015) il difficile farsi di questa prima esperienza d’accoglienza privata in Valtrompia, dislocata in quota, a San Colombano di Collio.
L’iniziativa – lodevolissima, valutati il contesto sociale fattosi inaspettatamente nemico e la generalità degli ostacoli politici e tecnico-amministrativi frapposti - è avvenuta ad opera della famiglia Giovanni Cantoni, che è stata criminalmente sottoposta a violenti attacchi razzisti e xenofobi fin dalla sera dell’arrivo dei 20 ospiti, il 27 agosto, preannunciato con urgenza dal prefetto di Brescia solo in tarda mattinata. La forza politica d’urto avversa era così costituita da una cinquantina di militanti di Forza nuova – organizzazione ispirata ai principi del nazifascismo –richiamati nel primo pomeriggio da tutta la provincia di Brescia, nonché da giovani neofascisti accorsi da Bovegno e da un gruppetto di militanti locali del movimento Brescia ai bresciani – filiazione di Forza nuova - facenti parte degli ultras neri della curva nord del Brescia calcio. Il tutto è stato probabilmente evocato dai vertici dell’amministrazione pubblica locale, i soli al corrente dell’immediato arrivo dei profughi.
Ciò considerato, il Coordinamento antifascista e antirazzista si è costituito nel volger di pochi giorni, grazie anche all’appoggio dei militanti dell’Anpi della Valtrompia, proprio per cercare di contrastare queste squadracce e nel contempo organizzare e sostenere un efficace atto di resistenza al neofascismo, al razzismo e all’antiprofughismo che per circa tre settimane consecutive ha cercato di ostacolare l’esercizio dell’attività alberghiera riattivata esclusivamente per l’assistenza ai profughi, diffamando gli stessi rifugiati e i gestori in ogni modo, specialmente con l’utilizzo dei social network.
A San Colombano è stata così democraticamente sperimentata una resistenza non individuale, ma collettiva, che nel tempo ha permesso di ribaltare la situazione, erogando con continuità ai profughi solidarietà volontaria sia di tipo materiale che culturale (mediazione linguistica, vestiario, calzature, altri beni di necessità o di utilità, quali giochi da tavolo per attività diurne nello spazio comune, libri in altre lingue, musiche e filmati del paese d’origine registrati su adeguati supporti digitali) mettendo nell’angolo neofascisti e razzisti, puntando i riflettori sul pessimo operato dei pubblici amministratori, cercando di avviare un dialogo con altri soggetti solidali a livello locale.
Da sottolineare come avverso i responsabili dell’ordine pubblico e contro personaggi – noti o da identificare - di tale “rivolta” razzista, continuata anche sotto forma di presidio semi-permanente portato avanti nottetempo a distanza ravvicinata dell’albergo, in data 19.11.2015 è stato presentato un esposto-denuncia alla procura della repubblica, depositato per conoscenza al prefetto di Brescia e inviato alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
In questa travagliata fase – prima dunque dell’inizio attività del terzo settore - si sono chiariti gli aspetti fondamentali della Convenzione, si è dato avvio ad alcune attività (23 ore di prima alfabetizzazione alla lingua italiana) e si è cercata la disponibilità – seguendo percorsi diversi – a definire rapporti contrattuali con soggetti che producono servizi di assistenza sociale sul territorio.
Un gruppo di profughi si è anche recato a Brescia due sabati pomeriggio, appoggiandosi all'associazione Cross Point, per avere chiarimenti sulle nuove disposizioni in materia di richiesta di asilo.
L’accordo con il terzo settore Dopo vari approcci preliminari con altre realtà per addivenire a forme concrete di sinergia, condotte anche a livello istituzionale per la costruzione della migliore accoglienza possibile, solo in data 19.10.2015 è stato possibile firmare la convenzione con il Consorzio Valli-Consorzio cooperative sociali con sede in Via Volta n. 1 a Gardone VT, di cui fa parte la cooperativa il Mosaico – contattata fin dai primordi - e che collabora con l’équipe per la compilazione dei modelli PRE C3, preliminari alla domanda di riconoscimento di protezione internazionale.
A partire da tale data sono iniziati in via ufficiale i seguenti sevizi coordinati:
1) effettuazione del corso di lingua italiana: 20 ore la prima settimana, 12 nelle settimane successive;
2) pre-compilazione dei modelli C3 per la formalizzazione della domanda di asilo alla Commissione territoriale. In questa occasione, s’è svolto anche un colloquio approfondito sulle motivazioni della fuga di ognuno dal proprio Paese, sulle personali esperienze di vita e di viaggio.
L’espletamento del servizio è stato preceduto da un incontro collettivo, avvenuto il 30 ottobre, in cui due mediatori culturali hanno spiegato molto bene ai profughi la procedura per la richiesta di protezione, i tempi e le modalità di esecuzione, istruendoli sulla necessità di mantenere un comportamento di assoluta coerenza nelle risposte durante le varie fasi della procedura.
Attività di coordinamento
Dal 23 ottobre al 15 novembre, da parte di un’operatrice specializzata sono state effettuate circa 60 ore di coordinamento delle varie attività da svolgere all’interno e all’esterno della struttura alberghiera, con uscite per coinvolgere attori locali nella costruzione della rete territoriale di sostegno. E’ in fase di elaborazione un progetto, da presentare in prefettura, al fine di ottenere pubblici finanziamenti per realizzare attività di arricchimento culturale, di formazione e di socializzazione dei richiedenti asilo sul territorio vallivo.
Assistenza sanitaria
Dal 28 agosto 2015 il medico competente nell’assistenza sanitaria agli ospiti della struttura è il dott. Adolfo Remedio, medico di base di Bovegno. E’ lui che volontariamente s’è prestato, che ha effettuato la prima visita per la presa in carico da parte del Servizio Sanitario ed i riferimenti per le successive necessità.
Egli settimanalmente controlla gli esami di laboratorio effettuati presso l’ospedale Civile di Brescia, analizzando e curando eventuali problematiche personali. Al trasporto dei soggetti presso le strutture sanitarie provvede la famiglia Cantoni.
Altro
I gestori privati hanno già chiesto il supporto della Comunità Montana della Valle Trompia e stanno contattando i vari Comuni per l'integrazione dei richiedenti asilo, con una compartecipazione inusuale, convinta e convincente.
Da sottolineare la professionalità del volontariato che con continuità ha fornito informazioni e offerto contatti, dato indicazioni e finanziato attività per realizzare alcuni significativi momenti di incontro e di integrazione, come ad es. la serata di festa presso il Centro sociale 28 maggio di Rovato (07.11.2015) e l’installazione del fotografo bresciano Giuliano Radici intitolata Our Dream, svoltasi a Collio il 14 e il 15 novembre 2015, fatta oggetto di un’ennesima provocazione neofascista (scritte offensive sulla facciata del Centro congressi e su edifici privati a San Colombano). Per l’8 dicembre è in programma a Brozzo un incontro di calcio con una squadra della valle, per sostenere l’accoglienza e favorire l’integrazione.
Ciò al fine di favorire un positivo inserimento sociale delle persone nella comunità locale e di valle, per contrastare la risorgenza di fenomeni di esclusione sociale e di emarginazione, per cercare di avviare un dialogo interculturale con la cittadinanza.
***
In conclusione, non possiamo non sottolineare come durante questa travagliata ma positiva esperienza di accoglienza in San Colombano – formalmente diversa dalla micro-accoglienza - ogni membro della famiglia Cantoni abbia maturato nuova consapevolezza interiore e un impegno eticosociale a favore degli ospiti davvero encomiabile, che li ha portati da un lato a reagire all’oppressiva violenza sociale con uno sforzo di resistenza e di solidarietà oltre misura, dall’altro ad avere atteggiamenti di comprensione e benevolenza verso i rifugiati tanto da farli sentire parte di una nuova grande famiglia, oltrepassando i classici limiti dell’imprenditoria privata.
Noi tutti che li abbiamo affiancati possiamo testimoniare la qualità crescente del loro comportamento, diventato civile eroismo in una terra che, proprio per la loro scelta imprenditoriale, li ha ingiustamente umiliati e offesi, emarginati, quasi messi all’indice.
Vista in una prospettiva storica e sociale più ampia, questa esperienza è dunque da accogliere più che come un semplice dato di fatto, per il suo valore in sé, rispondente in maniera esemplare alla difficile trasformazione collettiva che stiamo vivendo.
Cordialmente.
Isaia Mensi, tesserato Cgil (carebevc@gmail.com)
Villa Carcina, 1 dicembre 2015