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giovedì 20 febbraio 2014

Le profezie italiane della banca d'affari JPMorgan

In questo documento di 16 pagine datato 28 maggio 2013, riferiva il "Fatto quotidiano" del 19 giugno 2013 la banca d'affari americana leader nel mondo JPMorgan si lanciava in "analisi" che avevano tutto il sapore di "profezie che si auto-avverano. Vale la pena di riprodurre qualche brano. Per scrupolo riportiamo anche il testo in inglese:
In the early days of the crisis, it was thought that these national legacy problems were largely economic: over - levered sovereigns, banks and households, internal real exchange rate misalignments, and structural rigidities. But, over time it has become clear that there are also national legacy problems of a political nature. The constitutions and political settlements in the southern periphery, put in place in the aftermath of the fall of fascism, have a number of features which appear to be unsuited to further integration in the region. When German politicians and policy makers talk of a decade - long process of adjustment, they likely have in mind the need for both economic and political reform.
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The political systems in the periphery were established in the aftermath of dictatorship, and were defined by that experience. Constitutions tend to show a strong socialist influence, reflecting the political strength that left wing parties gained after the defeat of fascism. Political systems around the periphery typically display several of the following features: weak executives; weak central states relative to regions; constitutional protection of labor rights; consensus building systems which foster political clientalism; and the right to protest if unwelcome changes are made to the political status quo. The shortcomings of this political legacy have been revealed by the crisis. Countries around the periphery have only been partially successful in producing fiscal and economic reform agendas, with governments constrained by constitutions (Portugal), powerful regions (Spain), and the rise of populist parties (Italy and Greece). There is a growing recognition of the extent of this problem, both in the core and in the periphery. Change is beginning to take place. Spain took steps to address some of the contradictions of the post-Franco settlement with last year’s legislation enabling closer fiscal oversight of the regions. But, outside Spain little has happened thus far. The key test in the coming year will be in Italy, where the new government clearly has an opportunity to engage in meaningful political reform. But, in terms of the idea of a journey, the process of political reform has barely begun.
Nei primi giorni della crisi, si è pensato che questi problemi nazionali preesistenti erano in gran parte economici: soggetti sovrani, banche e famiglie ultra-indebitati, disallineamenti del tasso di cambio reale interno e rigidità strutturali. Ma, col tempo è diventato chiaro che ci sono anche problemi nazionali esistenti di natura politica. Le costituzioni e gli assetti politici nella periferia meridionale, messi in atto all'indomani della caduta del fascismo, hanno una serie di caratteristiche che sembrano essere inadatte per un'ulteriore integrazione nella regione. Quando i politici tedeschi e i responsabili politici parlano di un processo di aggiustamento lungo un decennio, essi probabilmente hanno in mente la necessità di una riforma economica e politica.
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I sistemi politici nella periferia erano stati instaurati all'indomani delle dittature, ed erano stati determinati da quell'esperienza. Le Costituzioni tendono a mostrare una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che i partiti di sinistra hanno guadagnato dopo la sconfitta del fascismo. I sistemi politici della periferia mostrano tipicamente parecchie tra le seguenti caratteristiche: governi deboli; stati centrali deboli rispetto alle regioni; tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori, sistemi di costruzione del consenso che favoriscono il clientelismo politico, e il diritto di protestare se allo status quo politico sono apportati cambiamenti sgraditi. Le carenze di questa eredità politica sono state rivelate dalla crisi. I paesi della periferia hanno avuto un successo solo parziale nel produrre programmi di riforma fiscale ed economica, con i governi vincolati dalle costituzioni (Portogallo), regioni potenti (Spagna), e l'ascesa di partiti populisti (Italia e Grecia). Vi è una crescente riconoscimento della portata di questo problema, sia nel centro che nella periferia. Il cambiamento sta cominciando a guadagnare terreno. La Spagna ha adottato misure per affrontare alcune delle contraddizioni dell'assetto post- Franco con la normativa dello scorso anno che consente una più stretta sorveglianza fiscale delle regioni. Ma, fuori della Spagna, poco è stato fatto finora. Il test chiave per il prossimo anno sarà in Italia, dove il nuovo governo ha chiaramente l'opportunità di impegnarsi in significative riforme politiche. Ma, rispetto al percorso da fare, il processo di riforma politica è appena iniziato.
Per non incappare in denunce legali o per lo meno in risolini di derisione, ricordiamo che JPMorgan parlava del governo Letta. Si direbbe che i padroni americani, ma certamente si tratta di una deformazione ideologica, si siano stancati di aspettare che Enrico affondasse il coltello, e che abbiano mandato in campo Renzino. Particolarmente impressionante, in questo senso, la chiusura, che abbiamo tradotto in modo attenuato per ragioni di stile linguistico. A stare alla lettera del testo inglese, sembrerebbe un vero e proprio lapsus. Noi abbiamo tradotto "rispetto al percorso da fare", ma il testo inglese sembra dire "rispetto alla [nostra] idea di cambiamento". Comunque sia, i segnali a cui assistiamo, dalla legge elettorale alla criminalizzazione del dissenso, perfino dentro al sindacato, sono decisamente preoccupanti. E se guardiamo alla sottolineatura di JPMorgan, che nota con orrore che "nei paesi periferici", come l'Italia, per esempio, era riconosciuto "il diritto di protestare se allo status quo politico sono apportati cambiamenti sgraditi", non possiamo impedirci di fare un sobbalzo rispetto a quello che sta avvenendo rispetto alla TAV, dove vengono opportunamente richiamate in servizio addirittura le Brigate Rosse, a chiusura del teorema per cui chi si oppone ad un'opera folle sperperando i nostri soldi (ma facendo guadagnare le banche d'affari) non può che essere un terrorista. E questo sarà proprio una ironia della storia, o una "astuzia della ragione"; ma parrebbe proprio che l'"alter ego" e finanziatore di Renzi sia tale Davide Serra, che, dopo aver imparato il mestiere nell'altra grande banca di affari americana, la Morgan Stnley, si è messo in proprio sul piano finanziario, giocando con l'algebra, o meglio con "Agebris". Le ragioni per appoggiare l'iniziativa No-tav di sabato 22 gennaio sono perciò tante. Qui sotto riproduciamo il volantino di convocazione.