Abbiamo già segnalato su questo blog come l'atttuale presidente della repubblica si stia rivelando il più accanito sostenitore di una politica estera che, sotto le spoglie ideologiche della difesa dei diritti umani e simili, si qualifica come classicamente imperialista. La cartina di tornasole sta nella dichiarazione di rilasciata a El Alamein nel 2008, dove Napolitano dichiarava che "nella partecipazione dei nostri soldati a quelle missioni si esprima quella stessa carica di lealtà, di coraggio e di umanità, che contraddistinse tutti i nostri corpi e reparti a El Alamein", sommata al fatto che i Bombardamenti Umanitari in Libia sono il "naturale sviluppo" della risoluzione dell'ONU.
Nel giorno della festa della Repubblica la Federazione della Sinistra ha esposto prima dalla Loggia Giulio II di Castel Sant’Angelo e poi su Ponte Vittorio Emanuele II un’enorme bandiera della pace di 5 metri per 10.
Ad organizzare l’iniziativa gli attivisti del collettivo Pace e Solidarieta’ del Prc di Roma che prima hanno esposto parzialmente la bandiera da Castel Sant’Angelo, poi, dopo l’intervento delle forze dell’ordine, si sono spostati su Ponte Vittorio Emanuele II dove l’hanno srotolata completamente. ”Nel giorno della nascita di una Repubblica che ripudia la guerra nella sua Costituzione – spiega il portavoce romano Fds Fabio Alberti – vogliamo ricordare che oggi l’Italia partecipa a ben due guerre: in Libia e in Afghanistan. No alla guerra”.
Qui sotto le immagini della "azione" della Federazione della Sinistra:
Riproduciamo qui sotto l'articolo di Bruno Steri su Liberazione di venerdì 3 Giugno 2011:
Un 2 giugno contro la guerra e per l’abbattimento delle spese militari. Questo il messaggio politico di una mobilitazione flash della Federazione della Sinistra, organizzata e realizzata dal Collettivo pace e solidarietà internazionale della federazione romana di Rifondazione Comunista. Un enorme striscione di cinque metri per venti, composto dai colori della bandiera della pace e con la scritta “Contro la guerra”, è stato srotolato per qualche minuto dalla loggetta di Castel Sant’Angelo e, successivamente, esposto dal ponte Vittorio Emanuele II°, attiguo al castello stesso. Il personale addetto al controllo all’interno del castello è intervenuto intimando con gentile fermezza di ritirare immediatamente lo striscione, ma non ha potuto impedire che lo stesso campeggiasse per pochi minuti sulla facciata dell’antica fortezza, davanti al ponte sul Tevere e sotto lo sguardo incuriosito dei numerosissimi astanti. “Siete pacifisti?” ha chiesto uno dei guardiani. “Sì, siamo pacifisti e siamo di Rifondazione Comunista”, ha precisato il segretario della Federazione Prc Fabio Alberti. “Siamo qui per ricordare che la nostra Costituzione ripudia la guerra, anche quando è travestita da ‘missione umanitaria’”, ha aggiunto.
Il manipolo di compagne e compagni si è poi spostato sul ponte Vittorio, dove ha potuto riesporre lo striscione, visibilissimo sulla dirittura del cupolone di San Pietro, questa volta con più tranquillità e per una maggior durata di tempo. Federica Cresci e Maurizio Messina, membri del collettivo organizzatore, hanno spiegato ai passanti e ai giornalisti accorsi sul luogo che “questo è il nostro modo di celebrare la festa della Repubblica, non con le parate militari ma con pacifiche azioni dimostrative per ricordare che il nostro Paese partecipa a bombardamenti aerei che hanno già causato, sul territorio di un Paese sovrano, centinaia di vittime civili”. Bruno Steri, del Dipartimento Esteri del Prc, ha altresì sottolineato: “In un contesto di drammatica crisi economica, le uniche spese che aumentano sono quelle militari, mentre si tagliano i fondi per sanità, scuola e spese sociali. Noi siamo qui per dire che bisogna fare il contrario: niente azioni belliche, meno spese militari, niente tagli e più risorse per la spesa sociale”.
Il pomeriggio del 1° giugno, un altro sit-in di protesta no-war si era svolto a Roma, co-promosso dalla Federazione della Sinistra insieme alla rete dei comitati contro la guerra, nel cuore del popolosissimo decimo Municipio davanti all’aeroporto di Centocelle, dove è dislocata una sede operativa militare. Anche in questa occasione volantinaggi a tappeto e giornali parlati. Ieri, la replica, significativa sul piano simbolico, a Castel Sant’Angelo. Qualche passante, avendo ben chiaro l’orientamento politico delle iniziative, con l’occasione ha chiesto: “Ai referendum, ci vogliono quattro sì, vero?”. Risposta affermativa. Guerra, nucleare, privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni: sono obiettivi di un’unica battaglia di civiltà. Diciamo Sì alla loro abrogazione.
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