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mercoledì 13 maggio 2015

Un Nobel poco nobile

Sono passati anni ormai da quando Barak Obama fu scandalosamente insignito del Premio Nobel per la pace «per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli» prima ancora che si potesse apprezzare la realtà della sua azione come presidente della potenza leader mondiale, se non altro per limiti oggettivi di tempo. Ora il caso del "danno collaterale" costituito dalla uccisione del cooperante italiano Giovanni Lo Porto fa esplodere a livello di massa lo scandalo della "guerra dei droni", iniziata da Bush II, ma portata alla sua massima estensione-pianificazione dal Nobel-Obama appena insediato alla Casa Bianca, prima della sua "nomination" al premio.
In realtà sul web da anni circolava la notizia, dotata di tutti i crismi della fondatezza, sul ruolo diretto di Obama come boia ufficiale degli Usa, nel senso di essere il decisore finale ed inappellabile delle condanne a morte inflitte a centinaia in tutte le latitudini del globo con simpatico "metodo drone", che evitava al bravo cittadino americano lo effetto-Vietnam, con lo spettacolo disdicevole delle salme dei "ragazzi" americani che sbarcavano dagli aerei dentro agli igienici sacchi neri. Ora la notizia è passata perfino nei telegiornali di tutte le reti, sia pure come qualcosa di scontato, indegno di una semplice riflessione, in modo più implicito che esplicitato e chiarito.
Non è questo il caso della rete. Prendiamo ad esempio una corrispondenza di "La Stampa" online del 23/04/2015  :
L’uccisione di Warren Weinstein e Giovanni Lo Porto è il primo errore ammesso dal presidente Barack Obama nella conduzione della guerra dei droni. Da quando si è insediato alla Casa Bianca, nel gennaio 2009, Obama ha trasformato i droni nell'arma prescelta della caccia ai terroristi portando il numero di attacchi dalle poche di decine ereditate dal predecessore George W. Bush a centinaia l’anno.  
La scelta degli obiettivi avviene attraverso un metodo che l’attuale capo della Cia, John Brennan, rese pubblico in occasione della campagna per la rielezione di Obama nel 2012: i servizi di intelligence redigono una “Kill List” che viene sottoposta al presidente, che decide chi viene eliminato. Ciò significa che il presidente degli Stati Uniti ha una responsabilità, personale e diretta, nell'autorizzazione ad uccidere che, di volta in volta, viene assegnata alla Cia per colpire l’obiettivo prescelto. In questo caso l’errore, da Obama ammesso subito, chiama in causa il metodo di operare dei droni a cui finora veniva attribuita la capacità di colpire con precisione il terrorista di turno.
Con tutto questo - ed è la notazione più terrificante - la cosa non ha suscitato nessuno reazione di massa, nessuno sandalo nei farisei sempre pronti a stracciarsi le vesti di fronte alla violenza ed al "mancato rispetto delle regole". Evidentemente le "nuove regole" impongono che, basta averne la potenza, le condanne a morte siano pronunciate "ad libitum", a piacere della persona che appunto ricopre la carica politica di capo della superpotenza massima. E il nostro aspirante "capataz" intenderà questo quando parla di primato della politica? Per intanto si è limitato a chiedere di poter anche lui il ditino sul bottone che sgancia le bombe - ve lo ricordate quando è andato in America?