Ci stanno privando di ogni potere di intervento. Il Italia il sindacato firma un accordo suicida con i padroni e Berlusconi con berluschino preparano il broglio elettorale sistemico, in Europa impazza la Commissione Europea, che non risponde neppure formalmente, cioè neppure secondo le pure apparenze, al voto dei popoli europei (ad esempio, Prodi e Barroso ne sono stati nominati presidenti dopo solenni trombature in patria). Ora sembra stia per arrivare in dirittura di arrivo il TTIP, sigla misteriosa che ha cominciato a fare le prime capatine in televisione. E come al solito noi non ne sappiamo nulla. Per questo postiamo questo breve brano di Mario Pianta tratto dal Manifesto, che per lo meno segnala il problema.
Il patto atlantico dei capitali
Un comune decide che le mense scolastiche acquistino prodotti
locali a chilometri zero. Un paese — l’Italia — vota in un
referendum che l’acqua deve essere pubblica. Un continente —
l’Europa — pone restrizioni all’uso di Organismi geneticamente
modificati (Ogm) in agricoltura. Tra poco tutto questo potrebbe
diventare illegittimo. Il Trattato transatlantico per il
commercio e gli investimenti (Ttip, Transatlantic trade and
investment partnership), oggetto di discussioni segrete tra Usa
e Commissione europea, prevede che le commesse pubbliche non
possano privilegiare produttori locali, che gli investimenti
delle multinazionali siano consentiti e tutelati anche nei
servizi pubblici (acqua, sanità, etc.), che la regolamentazione
non possa limitare i commerci, anche quando ci sono rischi per
l’ambiente o la salute. E se un governo tiene duro, sono pronti
i meccanismi di arbitrato che possono costringere gli stati
a pagare alle multinazionali l’equivalente dei mancati
superprofitti.
Si tratterebbe di un colpo di stato. L’annullamento della politica
di fronte all’assoluta libertà dei capitali, non di commerciare –
quella c’è già – ma di entrare in ogni attività, ogni ambito della
vita, con la garanzia di fare profitti. L’annullamento della
democrazia intesa come possibilità di una comunità di decidere
i propri valori, le regole condivise, le politiche da realizzare.
L’annullamento dei diritti dei cittadini e delle responsabilità
collettive – come quella verso l’ambiente – che si frappongano alla
trasformazione in merce del mondo intero.
Il commercio è uno dei temi su cui i paesi membri della Ue hanno
già trasferito completamente la sovranità a Bruxelles: è la
Commissione a negoziare gli accordi all’Organizzazione mondiale per
il commercio (Omc) o i trattati bilaterali come il Ttip. Ma senza
poteri significativi del Parlamento europeo e con il potere delle
lobby delle multinazionali che detta le politiche europee, la Ue
ha praticato in questi anni la versione più estrema
e irresponsabile del liberismo. Come nel caso dell’Unione
monetaria, il passaggio di poteri sul commercio è un pessimo
esempio di come l’integrazione europa porti a politiche che
favoriscono solo i capitali e danneggiano le persone, il lavoro,
l’ambiente — dentro e fuori l’Europa, come mostrano gli effetti
negativi dei trattati di libero scambio sui paesi in via di sviluppo.
Il Ttip è un “Trattato intrattabile” che va fermato al più
presto. Siamo ancora in tempo, un progetto analogo – l’Ami — era già
stato sconfitto nel 1998. Ma servirebbe una discussione attenta che
ancora non c’è. Servirebbe una protesta di massa contro
quest’ultimo, estremo sussulto di quel liberismo che ci ha portato
a sei anni di depressione economica. Servirebbero sindacati che
non si pieghino a nuove distruzioni di posti di lavoro, consumatori
che boicottino le mutinazionali più aggressive, partiti che si
ricordino, per una volta, di difendere la democrazia. Discutere di
elezioni europee – da oggi al prossimo maggio — significa
discutere soprattutto di questo.