Il patriarca spodestato l'aveva pur detto (oooh Bossi Bossi oooh) facendo uscire a stento la voce che gli è rimasta menomata dopo l'incidente in cui aveva sbattuto le corna vari anni fa. La voce era strascicata, ma il senso era chiaro: quelli che agitano le scope devono stare attenti... Così aveva detto il padre della trota.
Ed ecco che l'alfierino del Maroni agitatore di scope in terra bresciana, Fabietto Rolfi, rimane impigliato nel "semaforo rosso" della Procura di Brescia. Per cui ai malati di complottismo, sempre convinti che il sospetto di idiozia che viene attribuita a certi personaggi sia solo la maschera dietro la quale si nascondono "menti raffinatissime", sarebbe subito balzato in mente che il colpo di grancassa sferrato da Rolfi a livello locale e nazionale con la storia del pulmino e della mensa negata ai rom e ai sinti sia stato un colpo di genio preventivo per oscurare a livello mediatico la vera rogna che si stava preparando.
Già che ci siamo, ricordiamo che in realtà la sottrazione di mensa e pulmino è scattata per 321 bambini poveri di Brescia, non solo per i rom ed i sinti, che sarebbero solo una cinquantina, o al massimo settanta, se si contano anche quelli dell'asilo - ma quanti saranno quelli che sono finiti sotto la tagliola degli amministratori bresciani, eliminati o auto eliminati dal trasporto e dalla mensa perché non in grado di pagare? Eh già, proprio così ci si esprime, con tono di autocelebrazione, ai piani alti dell'amministrazione bresciana. Perché dovete sapere che, con piena avvertenza e deliberato consenso, l'amministrazione bresciana è in prima linea nel trasformare la povertà in reato, e senza sporcarsi le mani, con quella che appunto viene da loro stessi chiamata "una tagliola": chi non paga oggi è escluso dalla possibilità di fare domanda domani: lo dice il regolamento. E domani l'amministrazione a domanda risponde: "Noi non abbiamo negato a nessuno la possibilità di fruire dei servizi comunali. Semplicemente a noi le domande non risultano. Infatti chi non ha pagato non può fare domanda". Sembrerebbe una presa in giro, se non fosse il meccanismo dell'esclusione reale pregiudiziale, rivestito con un artificio leguleio che grida vendetta di fronte ad ogni buon senso.
Ma che cosa sta succedendo di reale nei meandri della amministrazione bresciana?
Lasciamo la parola a "TEMPO MODERNO - 25122 BRESCIA - Via
Marsala, 44 - WEB www.tempomoderno.it - tempomoderno@tempomoderno.it
CIRCOLO RIFORMISTA PROGRESSISTA
SOCIALISTA", sito dal quale traiamo questa pagina:
-->
Fuori
sacco: “La politica non c’entra“
Da qualche giorno i media
cittadini recano come principale notizia l’indagine della Procura
della
Repubblica riguardante
l’irregolarità di appalti del comune di Brescia nel settore della
mobilità e traffico.
Tutti avranno letto che
due persone sono agli arresti domiciliari, mentre una terza è attesa
in queste ore a
Malpensa per essere accompagnata in carcere (ed è
un funzionario del comune di Brescia, Giandomenico
Gangi). Altre
persone ancora sono indagate.
Ma soprattutto, tutti
avranno letto le dichiarazioni del titolare dell’assessorato alla
mobilità e traffico,
nonchè vicesindaco, nonchè segretario
provinciale della Lega Nord, Fabio Rolfi, il quale, insieme ad altri
esponenti della maggioranza di centrodestra Lega/PDL/UDC che è al
potere in comune, ha rassicurato tutti:
“...non c’è
coinvolgimento della politica“.
Come riferisce
Bresciaoggi del 05/10/2012, lo conferma il capogruppo dell’UDC
Bonetti, che dice:
“nell’incontro è
emerso chiaramente che non c’è coinvolgimento dalla politica, le
parole di Rolfi sono state
esplicite“. Sembra meno convinto il
capogruppo PDL Farina: “C’è il tentativo di una parte di
speculare
politicamente, ma mi pare che la politica non c’entri”
... certo: pare...
L’assessore competente,
il leghista Rolfi, personalmente si è chiamato fuori, ricordando a
tutti di avere
raccolto la delega alla mobilità e traffico dopo le
dimissioni di un altro assessore, l’UDC Orto, mentre i
fatti
risalirebbero almeno al 2010.
Aggiungendo qualche
elemento in più, il Giornale di Brescia segnala, nel finale di un
suo approfondito articolo,
che almeno una delle ditte coinvolte, a
richiesta di Gangi “doveva impiegare persone vicine o suggerite
dal
funzionario comunale (la sua amante, il cugino, una consigliera
circoscrizionale della Lega Nord)“. Vicine o
suggerite, si legge
nell’articolo: alcune vicine (verosimilmente amante e cugino),
altre suggerite.
Per mettere un po’ di
ordine in quel che si è venuto a sapere, Tempo Moderno ha ritenuto
utile riflettere
sulle chiavi interpretative offerte dal
responsabile dell’assessorato comunale coinvolto, il leghista
Fabio
Rolfi, che si riassumono, in sintesi, in due affermazioni: che
gli eventi sono opera di funzionari infedeli, ma
la politica non
c’entra; e poi, che la genesi dei reati risale al 2010, e dunque
l’attuale assessore,
comunque, non c’entra.
La riflessione di Tempo
Moderno non poteva che partire dalla lettura delle contestazioni di
reato mosse dal
Pubblico Ministero agli indagati; intanto, quando
comincia il tutto?
Perchè, se è vero che
l’origine del progetto risale al 2010, con le “indagini sulla
mobilità effettuate su strada“,
è però pacifico che pressochè
tutti i fatti reato contestati vengono datati a partire dal novembre
2011 in poi,
mentre le dimissioni del precedente assessore, Nicola
Orto, sono del febbraio 2011. E infatti,
Orto non viene convocato in
Procura, a differenza del suo successore.
Quanto poi al riferimento
alla “Consigliera Circoscrizionale della Lega Nord” contenuto
nell’articolo del
Giornale di Brescia, l’imputazione ci dice
trattarsi di Silvia Righi, eletta da ultimo in consiglio della
circoscrizione sud, ove tuttora siede come capogruppo della Lega
Nord. La giovane esponente
del movimento giovanile leghista,
peraltro, è già al secondo mandato, come ricorda lei stessa
parlando di
sè a pagina 5 del giornalino della circoscrizione sud.
Nel precedente mandato,
svolto nell’allora sesta circoscrizione, il presidente della stessa
era il leghista
Fabio Rolfi (allora validamente affiancato in
consiglio di circoscrizione dal capogruppo leghista Riccardo
Franceschi).
Certo, è singolare che,
nell’imporre delle assunzioni, il funzionario comunale infedele
Gangi abbia scelto,
oltre al cugino e all’amante, proprio una
consigliera di circoscrizione della Lega Nord; e non una
qualsiasi,
una capogruppo, una leader del movimento giovanile, una che ha avuto
per cinque
anni come presidente di
circoscrizione proprio l’assessore da cui Gangi dipende.
Se a questo aggiungiamo
che un altro funzionario parapubblico riconducibile al comune di
Brescia, il
dipendente della controllata Brescia Mobilità Severo
Pace, è anche consigliere comunale della Lega
Nord a Bione, diciamo
che l’affermazione di estraneità a questa vicenda della politica,
o, almeno,di una
certa politica, appare un filino azzardata.
La Procura ha voluto
chiamare la sua indagine con l’evocativo nome di “semaforo
rosso“.
Certo che, fino
all’intervento della magistratura il semaforo era fisso sul verde:
un bel verde padania.
Brescia, 6 ottobre 2012
Tempo Moderno
Nessun commento:
Posta un commento