Chi intende partecipare è pregato di mettersi al più presto in contatto con la federazione. Tel. 0302411021 (attendere eventualmente il trasferimento di chiamata)
giovedì 26 settembre 2013
mercoledì 25 settembre 2013
Conferenza-stampa di presentazione della manifestazione degli immigrati del 28/09/2013
Questa mattina 25/09/2013 davanti all'ingresso dello "Sportello unico immigrazione" di Via Lupi di Toscana si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della manifestazione indetta contro i ritardi della Prefettura nel provvedere al disbrigo delle pratiche relative alle sanatorie 2009 e 2012, manifestazione indetta per il giorno 28 settembre con partenza da Piazza Loggia alle ore 15.00. I vari interventi degli organizzatori e delle sigle che hanno aderito alla manifestazione hanno sottolineato gli aspetti discriminatori e al limite della persecuzione della legislazione e delle pratiche di prefettura e questura; soprattutto i migranti hanno ribadito che l'esasperazione sta raggiungendo i limiti massimi. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che da parte dell'apparato si intenda far pagare ai migranti la vicenda della gru, visto che Brescia sembra essere particolarmente in ritardo nell'espletamento delle procedure; e visto che, secondo le ultime indiscrezioni, le richieste di permesso di soggiorno accettate sarebbero finora circa duecento, mentre ben duemila sarebbero le richieste respinte. Particolarmente grave il tentativo di far salire artificiosamente la tensione, con l'invito che sarebbe pervenuto da parte del ministero dell'interno al ministro dell'integrazione, signora Kyenge, di non venire a Brescia sabato 28, per ragioni di sicurezza.
Se la notizia corrisponde al vero, si tratta in tutta evidenza di una enorme forzatura; quello che in gergo si chiama "profezia che si auto avvera", soprattutto se si tiene conto che il ministro dell'interno è il braccio destro di Berlusconi, e che Brescia, oltre alla gru, deve purgare la clamorosa contestazione allo stesso "leader maximo" in piazza Duomo, episodio che ha simbolicamente rappresentato l'inizio della caduta dell'ex padrone della politica italiana. Quindi sarà opportuno esercitare la massima vigilanza.
Da parte nostra nella conferenza stampa abbiamo sottolineato il ruolo fazioso della legge Bossi-Fini, che, tenendo il migrante costantemente sotto ricatto istituzionale, lo rende indifeso e succube; condizione che si direbbe studiata apposta per instaurare una specie di "schiavitù a tempo" nei confronti dei migranti, che si usano come sotto prodotti di consumo quando servono; e dei quali sia facile disfarsi quando non servono più; oltre che servire sempre come cuneo da infilare tra i lavoratori per contrapporre i lavoratori locali agli immigrati. Non per nulla la legge si chiama Bossi-Fini, cioè col nome della formazione politica, la Lega, che su questa contrapposizione ha basato le sue fortune, e col nome del rappresentante più autorevole della nomenclatura post-fascista.
Qui sotto il volantino di convocazione della manifestazione
Nasce il GAP a Brescia
La federazione di Brescia del Prc - Sinistra europea si fa promotrice della fondazione del GAP (Gruppi di Acquisto Proletario). Si comincia sabato 28 settembre 2013 con il gruppo di acquisto ortofrutta. Qui di seguito, e nella intestazione della pagina, il programma con le istruzioni ed il modulo-ordini per organizzare gli acquisti.
Da qui puoi scaricare il volantino-programma del gap ortofrutta
Da qui puoi scaricare il modulo per gli ordinativi del gap ortofrutta
giovedì 19 settembre 2013
mercoledì 18 settembre 2013
lunedì 16 settembre 2013
Contro la soppressione dei treni per pendolari sulla tratta Milano-Verona
Noi giovani di rifondazione stiamo dando vita a delle iniziative sul trasporto pubblico ferroviario in lombardia, in particolare sulla tratta milano- verona e sui problemi per i pendolari causati dalle privatizzazioni, dai tagli e dalle dismissioni dei servizi ferroviari.
Per questo cerchiamo contatti con comitati pendolari, lavoratori delle ferrovie, singoli cittadini interessati, pendolari, realtà della sinistra - sindacali, associative e politiche - delle zone interessate dalla tratta ferroviaria in questione (milano, pioltello, romano, treviglio, rovato, chiari, brescia, desenzano, peschiera, verona), con cui aprire un ragionamento sul tema, con l'obiettivo di partire con delle mobilitazioni. A breve sarà pronto il nostro volantino che diffonderemo alla stazione di Brescia nel momento di massimo flusso dei pendolari.
Se conoscete qualcuno interessato a collaborare o che ci possa aiutare per raccogliere dati e informazioni chiamate (0302411021 ore 16.00-18.00), oppure scrivete a rifondazionebrescia@gmail.com.
Di seguito alcuni articoli per inquadrare la situazione delle ferrovie e il problema specifico della recente dismissione di 4 coppie di treni per pendolari sulla tratta milano venezia.
*
http://bur.regione.veneto.it/
questa è la direttiva della regione veneto (la questione specifica è illustrata nell'allegato pdf che trovi al fondo della pagina linkata sopra, nel quale si parla di un accordo tampone con la regione Lombardia, che è appunto quello che non si riesce a trovare)
come dimostra:
*
http://www.giornaledibrescia.
http://www.giornaledibrescia.
Niente soldi per salvare i treni dei pendolari
www.giornaledibrescia.it
Intanto oggi il Consiglio regionale lombardo si è impegnato a cercare una soluzione.
*
(questo è di ieri, giusto dopo la trionfale mozione in base alla quale la giunta si "impegna" a risolvere la situazione)
https://www.facebook.com/
(questo è un gruppo facebook di pendolari contro la dismissione dei treni
per quanto riguarda la situazione delle ferrovie in generale:
http://www.storiaefuturo.com/it/numero_15/articoli/1_privatizzazioni-ferrovie~1118.html
mi pare che questa ricerca dia un po' il polso dello stato di cose
http://www.marxismo.net/autoferrotranvieri/cosandano-al-disastro-le-ferrovie
http://www.marxismo.net/no-alle-privatizzazioni/lo-scempio-passato-e-futuro-delle-cosiddette-liberalizzazioni
http://www.storiaefuturo.com/
mi pare che questa ricerca dia un po' il polso dello stato di cose
http://www.marxismo.net/
http://www.marxismo.net/no-
venerdì 13 settembre 2013
Siria, lavoro, Costituzione, MUOS, sfratti, lotte sociali nell'impegno di Rifondazione
La Direzione nazionale di Rifondazione
Comunista riunita il 12 settembre 2013,
Impegna il partito a costruire
assemblee sul territorio - e dove possibile mobilitazioni popolari -
contro la minaccia di aggressione alla Siria avanzata da USA e
Francia. Le nostre parole d’ordine devono essere incentrate sul no
alle “guerre umanitarie” e sulla proposta di risoluzione delle
crisi e dei conflitti attraverso il dialogo. Ritiene inoltre
necessario che il governo italiano ponga il divieto di utilizzo dello
spazio aereo italiano a velivoli militari dei paesi che vogliono
intervenire militarmente in Siria così come vieti l’uso delle basi
italiane a fini di supporto di azioni militari in Siria. Ritiene
altresì necessario riaprire una battaglia politica affinché
l’Italia esca dalla Nato e che si chiudano le basi militari
statunitensi in Italia
Impegna il Partito a dar vita - a
partire dal mese di ottobre - alla campagna nazionale sul Piano per
il lavoro e la messa in discussione dei trattati europei, che deve
essere intrecciata con la Campagna per la difesa e il rilancio della
Costituzione. Si tratta di porre il tema dell’occupazione al centro
del dibattito politico sia a livello nazionale che territoriale.
Sulla base della nostra proposta di Piano per il Lavoro – che deve
essere articolata territorialmente e settorialmente - si tratta
quindi di coinvolgere sul piano locale tutti i soggetti disponibili,
avendo particolare cura nella costruzione di Comitati territoriali
che coinvolgano i soggetti colpiti dalla crisi.
Esprime una valutazione molto positiva
sull’iniziativa denominata “La via maestra” che ha dato vita
all’assemblea dell’8 settembre e ha convocato per il 12 ottobre
una manifestazione nazionale per la difesa e l’attuazione della
Costituzione e per il lavoro.
Impegna tutto il partito alla più
ampia mobilitazione per la manifestazione del 12 ottobre, curando sia
la partecipazione alla stessa, sia collaborando con gli altri
soggetti interessati per dar vita in ogni città ad iniziative
preparatorie della manifestazione.
Impegna tutti i compagni e le compagne
di Rifondazione a collaborare con gli altri soggetti interessati, al
fine di costituire i Comitati cittadini per la Costituzione ed il
lavoro. Si tratta di costruire sul territorio le condizioni per la
prosecuzione di un processo di aggregazione che vada oltre la data
del 12 ottobre. Questo anche al fine di verificare la possibilità di
dar vita ad uno spazio pubblico di sinistra che veda la
partecipazione di tutti e tutte coloro che sono interessate a
costruire l’alternativa.
Accoglie l’appello per la
manifestazione indetta per il 28 settembre a Palermo dal Comitato
Siciliano NO MUOS e aderisce alla manifestazione.
Aderisce alla giornata di mobilitazione
“Sfratti zero” lanciata dall’Unione Inquilini per il 10 ottobre
ed invita le Federazioni Provinciali a prendere contatto con l’Unione
Inquilini per concordare le iniziative.
Accoglie l’appello per la
manifestazione del 19 ottobre prossimo proposta da vari soggetti
impegnati dentro le lotte sociali, ambientali, per il lavoro e il
reddito e aderisce alla manifestazione.
Approvato a larga maggioranza (un voto
contrario e una astensione).
giovedì 12 settembre 2013
mercoledì 11 settembre 2013
La federazione di Brescia sulla Siria
Comunicato
stampa
Il Comitato
Politico Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di
Brescia esprime la sua solidarietà al popolo siriano che sta subendo
una guerra da più di due anni; guerra che ha già provocato decine
di migliaia di morti e l'esodo nei paesi confinanti di due milioni di
rifugiati.
Condanniamo
qualsiasi atto di aggressione militare esterna, al momento congelata
a seguito della iniziativa della Russia; ma per la quale continuano a
spingere molte forze imperialiste, sia dei paesi islamisti come
Turchia, Arabia Saudita, Qatar, sia dell'occidente, come gli stati
Uniti, per i quali il comandante in capo dell'esercito, cioè il
presidente Obama, ha dichiarato e continua a dichiarare di aver già
deciso l'intervento “educativo” a suon di bombe, intervento al
momento solo sospeso; con la complicità sostanziale, nonostante
qualche sfumata differenza, dei paesi europei, tra i quali si sta
distinguendo per aggressività la Francia di Hollande. Noi riteniamo
che solo una soluzione politica, senza interferenze esterne
esplicite, e senza infiltrazioni militari all'interno, più o meno
mascherate, possa porre termine ad un conflitto, che presenta una
pericolosità generale per la pace mondiale, in una zona ferita da
decenni di conflitti, dalla occupazione della Palestina, passando
attraverso la guerra del Golfo, per arrivare a quella odierna.
Condanniamo
pertanto ogni partecipazione diretta o indiretta del nostro governo a
questo conflitto; partecipazione che Letta continua ad escludere,
senza il via-libero dell'ONU; ma verso la quale le sue parole
presentano una predisposizione sempre più scoperta.
martedì 10 settembre 2013
12 settembre 2013 - manifestazione regionale antifascista a Como
Riproduciamo qui l'appello dell'Anpi provinciale di Brescia per la partecipazione alla manifestazione regionale contro il raduno nazi-fascista di Como:
Sul raduno neo-nazista il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero dichiara:
«La
scelta del sindaco di Cantù di autorizzare il raduno di estrema destra a
Cantù, in provincia di Como, è vergognosa: è intollerabile la
concessione di spazi pubblici a nostalgici del nazifascismo, che
inneggiano a razzismo, xenofobia, violenza e antisemitismo. Rifondazione
comunista si associa a tutte le persone, le associazioni, a partire
dall’Anpi e ai cittadini che stanno contestando questa decisione: no a
qualsiasi manifestazione di stampo nazifascista, a Cantù come in tutta
Italia. Se non la vieta il Sindaco deve essere il Ministro degli Interni
a vietare la manifestazione».
domenica 1 settembre 2013
Non tutto sembra filare liscio come l'olio per i sostenitori dell'attacco alla Siria
Il copione era evidentemente già scritto. Dall'inizio, dal momento del primo filmato mostrato ossessivamente per settimane a tutte le ore del giorno e della notte da tutte le televisioni italiane, in cui in una località sconosciuta, con angolature ristrette tipiche di un set cinematografico, si mostrava una "folla" di qualche decina di persone che staccava una gigantografia apparentemente di carta da un edificio. Il filmato anonimo doveva "dimostrare" l'avvio della "spontanea" sollevazione delle masse siriane contro il "mostro" Assad.
Naturalmente a livello bresciano non poteva mancare il "lancio" della "rivoluzione siriana" dentro agli ambienti della "sinistra radicale" da parte del solito invasato "trombettiere NATO", che, dopo essere stato garante, tramite i suoi suggeritori internazionali, della genuinità dei "rivoluzionari auto-organizzati" di Misurata, inneggiava ora alle "masse rivoluzionarie siriane".
In particolare il copione, come variazione sul tema delle "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein, metteva in campo la severa ingiunzione per Assad di "non usare le armi chimiche". Per farla breve, dopo due anni, la profezia si avvera. Naturalmente non abbiamo l'onniscienza, solo un po' di memoria per sapere che questa è la tattica usata costantemente in ogni tempo dai "padroni del mondo" (chi si ricorda delle favole di Fedro? sarà che anche quelle fanno parte delle letture pericolose?); ed in particolare gli USA si sono dimostrati maestri nell'uso spregiudicato della tattica della "creazione dal nulla" del pretesto per una guerra.
Sembra però che il piano incontri difficoltà: l'attacco alla Siria, su cui puntavano all'unisono governanti e mass-media, sembra sgranarsi. Il parlamento inglese ha clamorosamente smentito il suo primo ministro Camerun, uno dei più feroci fautori dell'attacco; il "socialista" Hollande un giorno sbraita e l'altro media, ma si dice sempre pronto a partire se ... . E qui viene il bello. Hollande parte se parte Obama. Ma Obama sembra seguire alla lettera il detto del vangelo: la tua mano destra non sappia ciò che fa la sinistra. Infatti nello stesso discorso dichiara che ha preso la decisione di attaccare; ma che invece no, ne ha preso un'altra, quella di appioppare la decisione sulle spalle del Congresso e del Senato americano, che decideranno tra sette, no tra quindici, no, non si sa tra quanti giorni.
Come andrà a finire naturalmente è difficile da prevedere. La crisi strutturale del sistema capitalistica è di tale gravità che "ragionevolmente" si andrà alla guerra; cioè che alla fine le spinte per "rilanciare" il sistema come si fece nel 1914 e nel 1939 prevarranno. Però si può anche sperare che il baratro che anche inattese "semi-pacifiste" come Emma Bonino paventano, cioè una guerra guerreggiata mondiale ad alta intensità (quella in corso dal 2 agosto del 1990 è bensì una vera e propria guerra mondiale, ma finora si è giocata su scenari tutto sommato marginali) induca a cercare altre strade, che non siano quelle di uno scontro generale diretto. Non si può escludere che la mossa di Obama potrebbe anche preludere ad una evoluzione di questo tipo. Cosa che, ovviamente, non significherebbe l'avvento della "pace", invocato (quanto strumentalmente?) da Bergoglio; ma il dipanarsi ed il diluirsi dello scontro, che solo quando assumerà la sua vera natura di scontro di classe vedrà poste le basi per una uscita positiva della crisi, in un diverso modello di società. Non fosse che queste basi, al momento, sono ben lontane dal prendere forma.
Intanto, per i nostri lettori che non ne fossero a conoscenza, riprendiamo un articolo da cui si desume che il "bombardamento con armi chimiche" fatto dai "ribelli" per conto degli USA, e da far ricadere sul governo siriano, era un piano pubblicato addirittura del "Daly mail" già nel gennaio di quest'anno.
Qui diamo la versione in solo testo (senza immagini e link). Per l'articolo intero rimandiamo qui .
Syrialeaks: come dare la colpa ad Assad
di Pino Cabras
Un titolo netto sul Daily Mail, un quotidiano da due milioni di copie in edicola e da tre milioni di utenti online al giorno: «Piano sostenuto dagli USA per lanciare un attacco con armi chimiche contro la Siria e dare la colpa al regime di Assad».
Il titolo in questione risale al 29 gennaio 2013. L'edizione online del Daily Mail ha pubblicato un'interessante storia - a firma di Louise Boyle - in grado di gettare la giusta luce investigativa sui tragici attacchi col gas verificatisi in Siria sette mesi dopo, ad agosto 2013.
Ogni tanto, la grande stampa riporta qualche fatto importante che suona totalmente diverso dal racconto di fondo, ma quando questo avviene è un fuoco di paglia che viene subito estinto.
Naturalmente, pochi giorni dopo la pubblicazione, l'articolo era già sparito dagli archivi online del giornale, ma per fortuna non è così facile fare sparire l'informazione da internet una volta che vi abbia fatto capolino. Pertanto siamo in grado di riproporvi l'articolo ed esporre qui i tratti salienti.
Lo scrittore Roberto Quaglia parla di «Legge delle Prime Ventiquattrore. Nell'epoca dei mass media informazioni reali e significative vengono occasionalmente riferite al pubblico da giornalisti in buona fede durante le prime ore che seguono un evento. Poi una invisibile catena di comando evidentemente si attiva e le notizie vere, ma scomode, scompaiono in fretta e per sempre dal proscenio dei media. Solo le notizie comode - non importa se vere o se false - rimangono in circolazione. Per capire il mondo diventa quindi particolarmente interessante soffermarsi proprio sulle notizie soppresse.» Anche per il pezzo di Louise Boyle, è così. Fortuna che c'è Webarchive.
Il sottotitolo dell'articolo della Boyle recita così:
«E-mail trapelate da un fornitore della difesa trattano di armi chimiche dicendo che 'l'idea è approvata da Washington'.»
Parte il racconto:
«Secondo Infowars.com, la e-mail del 25 dicembre è stata inviata dal direttore dell'area di sviluppo degli affari della Britam, David Goulding, al fondatore della società, Philip Doughty.
Vi si legge:
"Phil ... Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo della Siria. I Qatarioti propongono un affare interessante e giuro che l'idea è approvata da Washington.
Dovremmo consegnare dell'armamento chimico (CW nell'originale, NdT) a Homs, una g-shell (bomba a gas, Ndt) di origine sovietica proveniente dalla Libia simile a quelle che Assad dovrebbe avere.
Vogliono farci dispiegare il nostro personale ucraino che dovrebbe parlare russo e realizzare una registrazione video.
Francamente, non credo che sia una buona idea, ma le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione?
Cordiali saluti, David."»
Come interpretare il messaggio? Nell'articolo si riassume così: «L'e-mail sarebbe stata inviata da un alto ufficiale a un appaltatore della Difesa britannica in merito a un attacco chimico "approvato da Washington" in Siria, da poter attribuire al regime di Assad.»
Insomma, il classico casus belli da scatenare con un atto spregevole "sotto falsa bandiera", da attribuire al nemico. Una cosa impensabile per la stampa allineata, ma ben presente ai piani alti della pianificazione bellica. Abbiamo visto ad esempio con quanto candore uno dei frequentatori di questi piani alti, Patrick Lyell Clawson, dichiarava la necessità di un simile pretesto, in quel caso per attaccare l'Iran:
«Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l'Iran. Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l'America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti.»
Ossia con un casus belli generato da una provocazione. «Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo», concludeva il falco di Washington.
Non sempre il potere si rivela in un modo così sfrontato ed esplicito. Nell'epoca di Wikileaks e di Edward Snowden le rivelazioni passano più spesso attraverso canali elettronici e contro il volere del governo. L'aricolo del Daily Mail precisava che «le e-mail sono state diffuse da un hacker malese che ha anche ottenuto i curricula degli alti dirigenti e le copie dei passaporti attraverso un server aziendale non protetto, secondo quanto riferito da Cyber War News.»
E per far capire quanto i ribelli siriani alleati degli USA e del Qatar potessero essere spregiudicati (oltre che ben addestrati) nell'uso di armi chimiche, l'articolo incorporava anche un video nel quale questi provavano gli effetti delle armi chimiche sui conigli. Il video mostra immagini particolarmente crude, attenzione:
http://www.youtube.com/watch?v=em2PoWYynsc
È quantomeno curioso, per non dire di peggio, che oggi la grande stampa non ritorni sulla notizia del quotidiano londinese per approfondirla. Invece succede che tutto venga stravolto dai tamburi della propaganda bellica.
Le pagine online del 28 e 29 agosto 2013 di tutti i principali quotidiani italiani, ad esempio, titolano che "la Siria minaccia di colpire l'Europa con le armi chimiche", distorcendo in totale malafede una frase di un politico siriano che diceva tutt'altro. Il viceministro degli Esteri Faisal Maqdad criticava infatti i paesi che hanno aiutato «i terroristi» (ossia i ribelli jihadisti) ad usare le armi chimiche in Siria, ammonendo sul fatto che gli stessi gruppi nemici di Damasco «le useranno presto contro il popolo d'Europa». Tradotto: attenta Europa, ti stai allevando da sola le serpi in seno. La frase era correttamente riportata in mezzo all'articolo. Ma il lettore osservi qual è invece la cornice scelta da la Repubblica e da La Stampa (e tutti gli altri, compreso Il Fatto Quotidiano, fanno lo stesso):
La Stampa attribuisce addirittura la frase ad Assad (giusto per fabbricare l'ennesimo Hitler da strapazzare). Proprio Assad, in un'intervista a un giornale russo ignorata dalle redazioni italiane, due giorni prima dichiarava:
«A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento. Non si può essere per il terrorismo in Siria e contro di esso in Mali.»
Basta poco per capire che i giornali italiani danno una copertura della crisi siriana totalmente manipolata e inattendibile. In Italia è ormai impensabile che un giornalista mainstream possa produrre un'articolo controcorrente come quello del Daily Mail.
Ancora oggi, quel giornale britannico, pur in mezzo a omissioni e distorsioni, in uno dei suoi più recenti articoli manifesta comunque il sospetto fortissimo che l'attacco chimico non sia opera di chi vorrebbero farci credere i governi.
A Londra i giornali vogliono ancora vendere qualche copia fra chi non si accontenta della propaganda. Da noi i giornali non fanno nemmeno il minimo sindacale per essere comprati. E il lettore si trova in guerra senza nemmeno sapere perché.
Naturalmente a livello bresciano non poteva mancare il "lancio" della "rivoluzione siriana" dentro agli ambienti della "sinistra radicale" da parte del solito invasato "trombettiere NATO", che, dopo essere stato garante, tramite i suoi suggeritori internazionali, della genuinità dei "rivoluzionari auto-organizzati" di Misurata, inneggiava ora alle "masse rivoluzionarie siriane".
In particolare il copione, come variazione sul tema delle "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein, metteva in campo la severa ingiunzione per Assad di "non usare le armi chimiche". Per farla breve, dopo due anni, la profezia si avvera. Naturalmente non abbiamo l'onniscienza, solo un po' di memoria per sapere che questa è la tattica usata costantemente in ogni tempo dai "padroni del mondo" (chi si ricorda delle favole di Fedro? sarà che anche quelle fanno parte delle letture pericolose?); ed in particolare gli USA si sono dimostrati maestri nell'uso spregiudicato della tattica della "creazione dal nulla" del pretesto per una guerra.
Sembra però che il piano incontri difficoltà: l'attacco alla Siria, su cui puntavano all'unisono governanti e mass-media, sembra sgranarsi. Il parlamento inglese ha clamorosamente smentito il suo primo ministro Camerun, uno dei più feroci fautori dell'attacco; il "socialista" Hollande un giorno sbraita e l'altro media, ma si dice sempre pronto a partire se ... . E qui viene il bello. Hollande parte se parte Obama. Ma Obama sembra seguire alla lettera il detto del vangelo: la tua mano destra non sappia ciò che fa la sinistra. Infatti nello stesso discorso dichiara che ha preso la decisione di attaccare; ma che invece no, ne ha preso un'altra, quella di appioppare la decisione sulle spalle del Congresso e del Senato americano, che decideranno tra sette, no tra quindici, no, non si sa tra quanti giorni.
Come andrà a finire naturalmente è difficile da prevedere. La crisi strutturale del sistema capitalistica è di tale gravità che "ragionevolmente" si andrà alla guerra; cioè che alla fine le spinte per "rilanciare" il sistema come si fece nel 1914 e nel 1939 prevarranno. Però si può anche sperare che il baratro che anche inattese "semi-pacifiste" come Emma Bonino paventano, cioè una guerra guerreggiata mondiale ad alta intensità (quella in corso dal 2 agosto del 1990 è bensì una vera e propria guerra mondiale, ma finora si è giocata su scenari tutto sommato marginali) induca a cercare altre strade, che non siano quelle di uno scontro generale diretto. Non si può escludere che la mossa di Obama potrebbe anche preludere ad una evoluzione di questo tipo. Cosa che, ovviamente, non significherebbe l'avvento della "pace", invocato (quanto strumentalmente?) da Bergoglio; ma il dipanarsi ed il diluirsi dello scontro, che solo quando assumerà la sua vera natura di scontro di classe vedrà poste le basi per una uscita positiva della crisi, in un diverso modello di società. Non fosse che queste basi, al momento, sono ben lontane dal prendere forma.
Intanto, per i nostri lettori che non ne fossero a conoscenza, riprendiamo un articolo da cui si desume che il "bombardamento con armi chimiche" fatto dai "ribelli" per conto degli USA, e da far ricadere sul governo siriano, era un piano pubblicato addirittura del "Daly mail" già nel gennaio di quest'anno.
Qui diamo la versione in solo testo (senza immagini e link). Per l'articolo intero rimandiamo qui .
Syrialeaks: come dare la colpa ad Assad
di Pino Cabras
Un titolo netto sul Daily Mail, un quotidiano da due milioni di copie in edicola e da tre milioni di utenti online al giorno: «Piano sostenuto dagli USA per lanciare un attacco con armi chimiche contro la Siria e dare la colpa al regime di Assad».
Il titolo in questione risale al 29 gennaio 2013. L'edizione online del Daily Mail ha pubblicato un'interessante storia - a firma di Louise Boyle - in grado di gettare la giusta luce investigativa sui tragici attacchi col gas verificatisi in Siria sette mesi dopo, ad agosto 2013.
Ogni tanto, la grande stampa riporta qualche fatto importante che suona totalmente diverso dal racconto di fondo, ma quando questo avviene è un fuoco di paglia che viene subito estinto.
Naturalmente, pochi giorni dopo la pubblicazione, l'articolo era già sparito dagli archivi online del giornale, ma per fortuna non è così facile fare sparire l'informazione da internet una volta che vi abbia fatto capolino. Pertanto siamo in grado di riproporvi l'articolo ed esporre qui i tratti salienti.
Lo scrittore Roberto Quaglia parla di «Legge delle Prime Ventiquattrore. Nell'epoca dei mass media informazioni reali e significative vengono occasionalmente riferite al pubblico da giornalisti in buona fede durante le prime ore che seguono un evento. Poi una invisibile catena di comando evidentemente si attiva e le notizie vere, ma scomode, scompaiono in fretta e per sempre dal proscenio dei media. Solo le notizie comode - non importa se vere o se false - rimangono in circolazione. Per capire il mondo diventa quindi particolarmente interessante soffermarsi proprio sulle notizie soppresse.» Anche per il pezzo di Louise Boyle, è così. Fortuna che c'è Webarchive.
Il sottotitolo dell'articolo della Boyle recita così:
«E-mail trapelate da un fornitore della difesa trattano di armi chimiche dicendo che 'l'idea è approvata da Washington'.»
Parte il racconto:
«Secondo Infowars.com, la e-mail del 25 dicembre è stata inviata dal direttore dell'area di sviluppo degli affari della Britam, David Goulding, al fondatore della società, Philip Doughty.
Vi si legge:
"Phil ... Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo della Siria. I Qatarioti propongono un affare interessante e giuro che l'idea è approvata da Washington.
Dovremmo consegnare dell'armamento chimico (CW nell'originale, NdT) a Homs, una g-shell (bomba a gas, Ndt) di origine sovietica proveniente dalla Libia simile a quelle che Assad dovrebbe avere.
Vogliono farci dispiegare il nostro personale ucraino che dovrebbe parlare russo e realizzare una registrazione video.
Francamente, non credo che sia una buona idea, ma le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione?
Cordiali saluti, David."»
Come interpretare il messaggio? Nell'articolo si riassume così: «L'e-mail sarebbe stata inviata da un alto ufficiale a un appaltatore della Difesa britannica in merito a un attacco chimico "approvato da Washington" in Siria, da poter attribuire al regime di Assad.»
Insomma, il classico casus belli da scatenare con un atto spregevole "sotto falsa bandiera", da attribuire al nemico. Una cosa impensabile per la stampa allineata, ma ben presente ai piani alti della pianificazione bellica. Abbiamo visto ad esempio con quanto candore uno dei frequentatori di questi piani alti, Patrick Lyell Clawson, dichiarava la necessità di un simile pretesto, in quel caso per attaccare l'Iran:
«Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l'Iran. Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l'America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti.»
Ossia con un casus belli generato da una provocazione. «Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo», concludeva il falco di Washington.
Non sempre il potere si rivela in un modo così sfrontato ed esplicito. Nell'epoca di Wikileaks e di Edward Snowden le rivelazioni passano più spesso attraverso canali elettronici e contro il volere del governo. L'aricolo del Daily Mail precisava che «le e-mail sono state diffuse da un hacker malese che ha anche ottenuto i curricula degli alti dirigenti e le copie dei passaporti attraverso un server aziendale non protetto, secondo quanto riferito da Cyber War News.»
E per far capire quanto i ribelli siriani alleati degli USA e del Qatar potessero essere spregiudicati (oltre che ben addestrati) nell'uso di armi chimiche, l'articolo incorporava anche un video nel quale questi provavano gli effetti delle armi chimiche sui conigli. Il video mostra immagini particolarmente crude, attenzione:
http://www.youtube.com/watch?v=em2PoWYynsc
È quantomeno curioso, per non dire di peggio, che oggi la grande stampa non ritorni sulla notizia del quotidiano londinese per approfondirla. Invece succede che tutto venga stravolto dai tamburi della propaganda bellica.
Le pagine online del 28 e 29 agosto 2013 di tutti i principali quotidiani italiani, ad esempio, titolano che "la Siria minaccia di colpire l'Europa con le armi chimiche", distorcendo in totale malafede una frase di un politico siriano che diceva tutt'altro. Il viceministro degli Esteri Faisal Maqdad criticava infatti i paesi che hanno aiutato «i terroristi» (ossia i ribelli jihadisti) ad usare le armi chimiche in Siria, ammonendo sul fatto che gli stessi gruppi nemici di Damasco «le useranno presto contro il popolo d'Europa». Tradotto: attenta Europa, ti stai allevando da sola le serpi in seno. La frase era correttamente riportata in mezzo all'articolo. Ma il lettore osservi qual è invece la cornice scelta da la Repubblica e da La Stampa (e tutti gli altri, compreso Il Fatto Quotidiano, fanno lo stesso):
La Stampa attribuisce addirittura la frase ad Assad (giusto per fabbricare l'ennesimo Hitler da strapazzare). Proprio Assad, in un'intervista a un giornale russo ignorata dalle redazioni italiane, due giorni prima dichiarava:
«A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento. Non si può essere per il terrorismo in Siria e contro di esso in Mali.»
Basta poco per capire che i giornali italiani danno una copertura della crisi siriana totalmente manipolata e inattendibile. In Italia è ormai impensabile che un giornalista mainstream possa produrre un'articolo controcorrente come quello del Daily Mail.
Ancora oggi, quel giornale britannico, pur in mezzo a omissioni e distorsioni, in uno dei suoi più recenti articoli manifesta comunque il sospetto fortissimo che l'attacco chimico non sia opera di chi vorrebbero farci credere i governi.
A Londra i giornali vogliono ancora vendere qualche copia fra chi non si accontenta della propaganda. Da noi i giornali non fanno nemmeno il minimo sindacale per essere comprati. E il lettore si trova in guerra senza nemmeno sapere perché.
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